Eredità non accettata da nessuno: che fine fa?

Antonella Ciaccia

06/05/2022

Che fine fa l’eredità non accettata da nessuno? Il patrimonio ereditario rimane privo di successori. Vediamo cos’è l’eredità vacante.

Eredità non accettata da nessuno: che fine fa?

Quando l’eredità di una persona defunta non viene accettata da nessuno, significa che gli eredi legittimi vi hanno rinunciato; oppure può capitare che una persona muoia senza lasciare eredi, non abbia disposto testamento e non sia in vita alcun successibile entro il 6° grado.

Esistono dunque alcune ipotesi in cui si verifica un fenomeno particolare per il quale il patrimonio ereditario rimane privo di successori: si tratta dell’eredità vacante. La questione apparentemente non comune, in realtà comporta diverse conseguenze di cui non sempre si è consapevoli.

Ci sono diversi step per raggiungere questo tipo di circostanza e per tutelare il patrimonio del de cuius.

Ricordiamo che il termine patrimonio non indica solo “denaro” e “beni mobili ed immobili” ma può ben essere costituito anche da elementi passivi, ossia debiti che il soggetto deceduto può aver contratto in vita e non aver ancora saldato al momento della sua morte.

Pertanto, prima di tutto, si dovrà affrontare per gli eredi la problematica dell’accettazione o meno dell’eredità, ossia di come si diventa eredi a seguito della morte di una persona e di quali sono le conseguenze che possono derivarne.

L’ipotesi in cui il complesso patrimoniale del defunto rimasto privo di eredi, a causa di accettazione non ancora avvenuta, o di eventuale irreperibilità degli eredi, o per rinunzia dei medesimi, poterà alla cosiddetta “eredità giacente”. Si tratta di una soluzione provvisoria volta a soddisfare le esigenze dell’eredità e dei terzi.

C’è infine un’ultima ipotesi in cui viene dichiarata la “vacanza ereditaria” dove è stata accertata la mancanza di tutti i successibili e l’unico successore sarà lo Stato.

Ma procediamo con ordine in questa guida e vediamo cosa succede ai nostri beni se nessuno accetta l’eredità. Come si diventa eredi, la rinuncia, l’eredità giacente e infine l’eredità vacante.

Come e quando si diventa eredi?

L’ordinamento giuridico ha previsto che, necessariamente, quando un soggetto muore, altri soggetti subentrino nei rapporti attivi e passivi del defunto. I soggetti che subentrano al defunto sono appunti definiti eredi.

Innanzitutto è possibile divenire eredi o per via testamentaria, erede testamentario o, in mancanza di testamento, per legge, in quanto l’ordinamento individua espressamente quali sono gli eredi legittimi in mancanza di un testamento.

L’erede legittimo è colui che, in mancanza di testamento, viene indicato dalla legge come tale: sono eredi legittimi, ad esempio, la moglie e i figli, rispettivamente, nel caso del decesso del marito o padre. Più precisamente, secondo l’art. 565 c.c sono eredi legittimi:

Nella successione legittima l’eredità si devolve al coniuge, ai discendenti, agli ascendenti, ai collaterali, agli altri parenti e allo Stato, nell’ordine e secondo le regole stabilite nel presente titolo.

L’erede legittimario, invece, è colui che per legge ha sempre diritto a una quota dell’eredità anche in presenza di un eventuale testamento che lo voglia escludere. Eredi legittimari sono sempre e solo il coniuge ed i figli.

A questo punto, se si è stati indicati in un testamento come eredi o se, in mancanza, la legge ci designa come tali, al momento del decesso del nostro caro defunto si è semplicemente “chiamati all’eredità”.

Ma attenzione: per poter diventare effettivamente eredi è necessario che intervenga l’accettazione dell’eredità che può essere fatta:

  • espressamente, quando il chiamato con un atto formale dichiara di accettare una determinata eredità;
  • tacitamente, quando il chiamato all’eredità compie un atto che fa presupporre, senza incertezze, la sua volontà di accettare e che non avrebbe comunque potuto compiere se non avesse assunto la qualità di erede.

La rinuncia all’eredità

La rinuncia all’eredità è la dichiarazione di non voler accettare il patrimonio lasciato dal defunto (con testamento o senza).

In alcuni casi, rinunciare all’eredità può risultare decisamente più conveniente che accettarla, si pensi al caso di presenza di alti debiti lasciati dal defunto e che ricadrebbero sugli eredi con l’ accettazione. In questi casi il valore dei debiti potrebbe essere più alto di quello della stessa eredità, motivo per cui vi si rinuncia.

È importante ricordare che una volta rinunciato all’eredità non si può più tornare indietro, salvo il caso in cui gli altri eredi non abbiano ancora accettato.

Come si fa a rinunciare l’eredità?

Prima di tutto: chiunque può rinunciare all’eredità, se questa scelta è libera e non condizionata. Tale rinuncia è prevista nel nostro ordinamento e disciplinata dal codice civile all’articolo 519:

“La rinunzia all’eredità deve farsi con dichiarazione, ricevuta da un notaio o dal cancelliere del tribunale del circondario in cui si è aperta la successione, e inserita nel registro delle successioni.”

Si può rinunciare all’eredità per qualsiasi motivo, ma il più delle volte avviene quando i debiti del defunto sono maggiori dei crediti.

La rinuncia va fatta mediante una dichiarazione formale:

  • ricevuta da un Notaio;
  • ricevuta dal Cancelliere del Tribunale del circondario in cui si è aperta la successione (Cancelleria della Volontaria Giurisdizione).

La dichiarazione deve essere inserita nel Registro delle successioni conservato nello stesso Tribunale.

Possono rinunciare all’eredità tutti i soggetti che rientrano nella successione (anche in assenza di testamento). Nel caso di eredi minori, saranno i genitori/tutori a richiedere al giudice tutelare l’autorizzazione per la rinuncia all’eredità. Il giudice competente è quello del luogo di residenza del minore o del tutore.

I termini per la rinuncia all’eredità

Per accettare o rinunciare all’eredità dopo la morte di un caro, la legge concede 10 anni di tempo (Secondo l’art. 480 cod. civ.) dal giorno della morte. In caso di accertamento giudiziale dello stato di figlio, tuttavia, il termine inizia a decorrere dal passaggio in “giudicato” della relativa sentenza.

Ci sono dei casi poi in cui il termine di 10 anni può tuttavia essere abbreviato: chiunque vi ha interesse (ad esempio, un creditore personale del chiamato) può chiedere al Tribunale del luogo ove si aperta la successione che sia fissato un termine entro il quale il chiamato dichiari se accetta o rinunzia all’eredità (azione “interrogatoria”).
Trascorso questo termine senza che abbia fatto la dichiarazione, il chiamato perde il diritto di accettare/rinunciare all’eredità (art. 481 cod. civ.).

L’eredità giacente: cos’è

Ricapitolando: la legge prevede che, alla scomparsa di un familiare, gli eredi abbiano 10 anni di tempo (tre mesi se in possesso dei beni) per decidere se accettare o rifiutare l’eredità e, in presenza eventuali debiti della persona scomparsa, chi accetta l’eredità e la successione accetta automaticamente anche i debiti, mentre chi rinuncia all’eredità non è tenuto ad alcun pagamento.

Quindi c’è un periodo che intercorre tra l’apertura della successione e l’accettazione o la rinuncia. Qui l’asse ereditario rimane senza titolare e si parla di eredità in giacenza.

La giacenza è una condizione che si verifica nelle situazioni di incertezza sulla destinazione del patrimonio ereditario: essa ha luogo quando si è aperta la successione e il chiamato all’eredità non ha ancora accettato e, analogamente, quando non si ha notizia di eventuali eredi in vita del de cuius.

In questa eventualità, su istanza delle persone interessate o d’ufficio per decreto del tribunale (del luogo in cui si è aperta la successione), viene nominato un curatore che ha il compito di gestire e amministrare il patrimonio del defunto, onde soddisfare anche eventuali creditori.

Quando cessa l’eredità giacente?

Se l’eredità viene accettata, il curatore termina le sue funzioni senza che sia necessario un provvedimento del giudice. Altre ipotesi si verificano quando vengono meno i beni ereditari (perché, ad esempio, sono stati pagati i debiti del de cuius), oppure se l’eredità viene devoluta allo Stato. In tale ultima ipotesi viene dichiarata la vacanza ereditaria e l’unico successore è lo Stato.

Eredità vacante: ecco cosa succede ai nostri beni se nessuno accetta l’eredità

Come si è pocanzi detto, l’eredità è giacente quando il chiamato o i chiamati non accettano ma hanno ancora la possibilità di farlo.

Al contrario si parla di eredità vacante quando l’eredità non può più essere accettata. Tale ipotesi si verifica quando:

  • non ci sono chiamati all’eredità né testamentari, né legittimi;
  • vi siano altri successibili, ma abbiano rinunciato e sia decorso il termine per revocare la rinuncia (art. 525 c.c.);
  • sia prescritto il termine per accettare (dieci anni ai sensi dell’art. 480 c.c.) o il soggetto sia decaduto dal diritto di accettare (si pensi all’indegnità art. 463 c.c.).

L’eredità vacante si differenzia dall’eredità giacente perché con essa ormai si presuppone l’accertata effettiva mancanza di tutti i successibili.

In mancanza di accettazione o rinuncia e senza ulteriori parenti entro il sesto grado, l’eredità verrà considerata “vacante” e lo Stato potrà divenirne titolare.

In tale frangente, lo Stato diventa l’ultimo destinatario della devoluzione per supplire alla mancanza di ogni successibile.

Facciamo qualche esempio:

  • Il defunto non ha moglie, né figli e tutti gli altri parenti fino al 6° non hanno accettato l’eredità nei termini sopra descritti, oppure vi hanno espressamente rinunciato. Nell’ipotesi in cui questi non abbia predisposto un testamento a favore di ulteriori chiamati, la sua eredità sarà considerata vacante e verrà devoluta allo Stato italiano;
  • Il defunto non ha il coniuge perché morto. Non ha avuto figli e i suoi parenti fino al 6° sono deceduti anzitempo. Se anche in questa ipotesi non ha disposto per testamento a favore di ulteriori chiamati, la sua eredità sarà considerata vacante e verrà devoluta allo Stato italiano.

I motivi per raggiungere uno stato di “eredità vacante” possono essere i più svariati, ma i presupposti rimangono pur sempre gli stessi:

  • la mancanza di successibili testamentari o legittimi;
  • la rinuncia all’eredità, la prescrizione o decadenza del diritto di accettare l’eredità da parte di tutti i successibili.

Per la tutela di creditori e legatari in caso di eredità vacante, la successione continua con l’istituzione dello Stato quale erede allo stesso modo di come, ai sensi dell’articolo 827 del codice civile, i beni che non appartengono a nessuno (vacanti) spettano al patrimonio dello Stato.

La successione dello Stato segue delle regole differenti da quelle ordinarie. L’acquisto dell’eredità vacante opera senza bisogno di accettazione e senza la possibilità che lo Stato vi possa rinunciare. Ad ogni modo, lo Stato non risponde dei debiti oltre il valore dei beni acquisiti.

Successione devoluta allo Stato: quali sono le ragioni?

Ecco dunque la risposta al nostro quesito: i beni che non appartengono a nessuno (vacanti) diventano di proprietà dello Stato; questa è la fine che fanno i nostri beni se nessuno accetta l’eredità che abbiamo lasciato.

Il Legislatore ha previsto la devoluzione del patrimonio ereditario allo Stato italiano per evitare che un’eredità possa rimanere priva di titolare, con evidenti conseguenze per quanto riguarda la circolazione dei beni ereditari.

L’art. 586 c.c. stabilisce infatti che:

“...in mancanza di altri successibili, l’eredità è devoluta allo Stato. L’acquisto si opera di diritto senza bisogno di accettazione e non può farsi luogo a rinunzia. Lo Stato non risponde dei debiti ereditari e dei legati oltre il valore dei beni acquistati”.

Competente a gestire il patrimonio dello Stato sarà l’Agenzia del Demanio, con i suoi distaccamenti regionali e provinciali.

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