Le elezioni in Francia porteranno la nazione verso il baratro economico? Il rischio di un terremoto finanziario c’è e può coinvolgere la stessa Unione europea. Un’analisi.
Il terremoto francese non è solo di natura politica. Le elezioni anticipate, con la probabile di vittoria dell’estrema destra, rischiano di guidare la Francia verso il disastro economico.
I mercati finanziari già tremano alla prospettiva che il Rassemblement National acquisisca più potere nella seconda economia più grande dell’Eurozona. Lo scenario potrebbe bloccare i lavori nel Parlamento e aprire buchi ancora più grandi nel bilancio francese, già al limite, attraverso una spesa populista.
Dopo che Macron ha indetto le elezioni anticipate, le scosse finanziarie sono state immediate. L’euro è scivolato per due giorni consecutivi rispetto al dollaro, l’indice del mercato azionario CAC 40 a Parigi ha perso circa il 3% e il rendimento dei titoli di Stato a 10 anni di riferimento, un barometro del rischio economico e politico, è salito a nuovi massimi per l’anno.
La scommessa elettorale ha quindi profonde implicazioni economiche. Per la Francia, in primis, ma anche per l’Europa tutta considerando le ripercussioni sull’euro e sulle decisioni in Ue.
L’economia francese sta per essere travolta?
Il voto francese del 30 giugno i inserisce in un contesto complicato per i conti dello Stato.
La Francia è infatti reduce da un declassamento della sua solvibilità da parte dell’agenzia di rating Standard & Poor’s, che indicava proprio la frammentazione politica come fattore di rischio. Mentre Parigi non può comunque dirsi vicina al livello di pericolo dell’Italia, gravata da un debito maggiore, gli acquirenti di obbligazioni vedono il debito francese come un investimento con rischio simile a quello del Portogallo.
Macron ha colto l’allarme dei mercati come un segnale in più per convincere gli elettori a mobilitarsi contro il partito di Le Pen. Le oscillazioni del mercato del debito, ha ricordato, colpiscono rapidamente l’economia reale. I governi con costi di finanziamento in aumento e debiti ingenti hanno meno liquidità per ospedali, scuole e trasporti pubblici.
“I mercati impazziscono, i partner europei e internazionali sono preoccupati. Cosa significa questo per la vita quotidiana dei francesi? L’accesso al credito sarà più costoso, i prestiti per accedere agli alloggi saranno più costosi”, ha detto, insistendo sul fatto che il suo governo liberale ha “la serietà e la coerenza” per gestire l’economia.
Il ministro delle Finanze Bruno Le Maire è stato più esplicito e allarmistico: “sappiate che, se il programma del Rassemblemnt National passa, chiuderemo le fabbriche e perderemo posti di lavoro”.
In realtà, il voto arriva quando la Francia non gode proprio di buona salute economica. Il Paese ha sforato le regole sul deficit dell’Ue e il suo disavanzo è tra i più alti.
Gli analisti di Moody’s, una delle due società di rating che hanno recentemente risparmiato a Parigi un downgrade, hanno segnalato che potrebbe non volerci molto per cambiare idea.
“La potenziale instabilità politica è un rischio per il credito, dato il difficile quadro fiscale che il prossimo governo erediterà”, ha scritto lunedì l’analista Sarah Carlson e il suo team, sottolineando che il peso del debito francese è destinato a continuare ad espandersi, per raggiungere il 115% del PIL entro il 2027, una progressione vertiginosa rispetto al 98% nel 2019 e al 64% nel 2007.
Dopo aver superato la pandemia e la crisi energetica, la Francia è ora costretta a stringere la cinghia. Parigi taglierà 20 miliardi di euro di spesa pubblica quest’anno e almeno altri 20 miliardi nel 2025. Il deficit al 5,5% del Pil costringe infatti a un ripensamento delle uscite.
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Sebbene il partito di estrema destra non abbia pubblicato un manifesto economico in vista delle elezioni, il think tank dell’Institut Montaigne ha stimato che le politiche economiche sostenute da Le Pen nel voto del 2022 avrebbero ampliato il deficit di un’incredibile cifra di 101 miliardi di euro all’anno.
“Se si avesse un governo di estrema destra con un protagonista inesperto, assisteremmo a un aumento del debito”, ha detto Maria Demertzis, membro senior del think tank Bruegel di Bruxelles. “Le agenzie di rating si divertiranno.”
Un governo di Raggruppamento Nazionale volto a un cambiamento radicale anche nel campo economico si imbatterebbe presto in vincoli esterni “difficili da aggirare”, sotto forma di mercati finanziari e Ue, ha affermato Francesco Saraceno, vicedirettore dell’Osservatorio francese dei cicli economici. presso Sciences Po Parigi.
Adesso anche l’astro nascente dell’estrema destra Bardella comincia a rendersi conto che le costose proposte di Le Pen potrebbero minare la credibilità del partito e lascia intendere che potrebbe fare marcia indietro, ad esempio sulle pensioni. Bardella ha infatti rassicurato dicendo di considerarsi “economicamente ragionevole”. Le prossime settimane daranno le prime risposte sulla tenuta e la credibilità della ripresa economica in Francia e in tutta l’Ue.
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