Secondo l’esperto Nicola Pedde il prezzo di gas e luce continuerà ad aumentare, mentre la scoperta da parte di Eni di un mega giacimento di metano a Cipro non ci aiuterà per l’inverno.
Continua ad aumentare il costo del gas. Il prezzo di riferimento del mercato europeo, quello di Amsterdam, continua a salire, con picchi che si avvicinano pericolosamente ai 300 euro al megawattora. Venerdì era arrivata la notizia che Gazprom chiuderà ancora i flussi verso l’Occidente tramite il Nord Stream 1 dal 31 agosto al 2 settembre. Ancora prima le minacce russe di aumenti sul prezzo del metano del 60% in autunno.
Questo si riflette sulle bollette: ad ottobre il prezzo di gas e luce, come confermato nei giorni scorsi da Arera, potrebbe raddoppiare. Nel frattempo le scorte di metano in Italia sono arrivate al 79%, ma per gli economisti del Mes, in caso di stop totale al gas russo, ci sarebbero effetti pesanti sull’economia dell’intera Unione europea, con un impatto sul Pil italiano fino al 2,5%.
Insomma, lo scenario è “molto cupo”, come spiega a Money.it il direttore dell’Istitute for global studies Nicola Pedde, che paragona l’attuale situazione, con tutte le dovute differenze del caso, allo shock energetico degli anni ’70, quando fummo travolti dalla cosiddetta “stagflazione”: Pil e occupazione fermi con inflazione alle stelle. In tutto ciò le ultime scoperte di giacimenti di gas “non produrranno effetti immediati” e la proposta di Enrico Letta di un tetto massimo nazionale all’energia elettrica “rischia di non essere sufficiente”.
Stop al gas russo, possibile stangata sul Pil
Secondo la piattaforma europea indipendente Gie-Asgi lo scorso venerdì gli stoccaggi italiani di gas hanno raggiunto quota 152,74 terawattora, pari al 78,96% della capacità disponibile. Le scorte dei Paesi Ue hanno raggiunto quota 855,37 terawattora, pari al 76,92% del volume dei depositi, con la Germania in testa.
Un aiuto importante per l’inverno, con l’obiettivo italiano di arrivare al 90% entro la fine dell’anno. Ma tutto ciò potrebbe non bastare. Secondo un’analisi di tre economisti del Meccanismo europeo di stabilità (Mes), Angela Capolongo, Michael Kühl e Vlad Skovorodov, se si arrivasse a un rapido stop delle forniture di gas russo la situazione sarebbe molto grave. La chiusura dei rubinetti alla fine di questo mese, infatti, porterebbe ad esaurire le riserve nei Paesi dell’euro già a fine anno, innescando razionamenti e recessione.
Senza interventi sui consumi, quindi, il Pil dell’eurozona perderebbe l’1,7%, con un impatto del 2,5% per i due Paesi più esposti, Italia e Germania. Riducendo i consumi del 15%, come da piani Ue, l’impatto nei Paesi euro sarebbe invece dell’1,1%.
Scoperto un mega-giacimento di gas a Cipro
Secondo Pedde “potenzialmente lo scenario è uno dei peggiori visti degli ultimi anni: gli indicatori sono pessimi e se la situazione si mantenesse così, con pochi o nessuno spiraglio negoziale con la Russia, le bollette possono davvero raddoppiare a ottobre”.
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In tutto ciò “qualsiasi aggiunta di rifornimenti da aree extra Mosca è una priorità e una bella notizia”. La novità dell’ultim’ora è la scoperta di un mega-giacimento di gas al largo di Cipro da parte di Eni e Total. Si tratta di uno dei più grandi al mondo, con riserve potenziali per oltre 70 miliardi di metri cubi, l’intero fabbisogno italiano ogni anno.
Ma per Pedde bisogna frenare gli entusiasmi. “Sicuramente - ci spiega- abbiamo molto potenziale da questo giacimento, ma per mettere in produzione la scoperta servirà almeno un anno. Poi a Cipro mancano infrastrutture di trasporto, sia sulla parte fissa che su quella flottante, e questo è un nodo che probabilmente non verrà sciolto prima del 2025. Tutto questo per dire: la scoperta non ci aiuta per questo inverno”.
Il tetto al prezzo dell’energia elettrica “è insufficiente”
Per l’esperto di energia “nel corso dei prossimi anni compenseremo le difficoltà, così come in passato quando abbiamo avuto grandi crisi sul fronte energetico, non ultima la crisi petrolifera del 1973. Sicuramente ad oggi la tecnologia aumenta le possibilità di trovare risposte e la capacità esplorativa è cresciuta tantissimo dagli anni ’70: ma non abbiamo strumenti da bacchetta magica”.
Quindi boccia la promessa elettorale del segretario del Pd Enrico Letta di un tetto massimo nazionale al prezzo dell’energia elettrica. “Non basta - argomenta- così come non bastano le iniziative dei singoli Paesi Ue sul gas. Ci deve essere una soluzione collettiva europea, altrimenti rischiamo di avere risultati palliativi ed emergenziali nel breve periodo che rischiamo di vanificare nei mesi e negli anni successivi”.
“Dobbiamo ragionare” - conclude- in termini comunitari, sull’intera filiera dell’energia, con una pianificazione e una strategia unica finora assenti, a partire dal price cap sul gas”.
Possibile nuovo intervento del governo
Nel frattempo il governo Draghi, seppur dimissionario, potrebbe intervenire ancora in via emergenziale. Secondo Roberto Garofoli, sottosegretario alla presidenza del Consiglio, “i recenti aumenti dei prezzi delle fonti energetiche determinano ulteriori preoccupazioni e l’esecutivo continuerà nelle prossime settimane a monitorare questa situazione e a muoversi sul solco tracciato dal Capo dello Stato al momento dello scioglimento delle Camere”.
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