Allarme gas, fornelli e riscaldamenti spenti? Ipotesi riduzione dei consumi: il governo Draghi prepara il piano d’emergenza

Stefano Rizzuti

1 Aprile 2022 - 13:37

Il governo prepara il piano d’emergenza in caso di uno stop alle forniture di gas dalla Russia. La riduzione forzata dei consumi è un’ipotesi concreta in caso di innalzamento del livello d’allarme.

Allarme gas, fornelli e riscaldamenti spenti? Ipotesi riduzione dei consumi: il governo Draghi prepara il piano d’emergenza

Il governo si prepara all’emergenza. I timori legati alla fornitura del gas russo e alle conseguenze di altre sanzioni verso Mosca per la guerra in Ucraina spingono l’esecutivo guidato da Mario Draghi a prepararsi a qualsiasi evenienza.

Anche le ipotesi più estreme vengono prese in considerazione: se Putin dovesse tagliare del tutto le forniture del gas russo l’Italia dovrebbe correre ai ripari, puntando molto sulla riduzione forzata dei consumi. Prima negli edifici pubblici, ma poi forse anche in quelli privati.

Il ministro della Transizione ecologica, Roberto Cingolani, si sta preparando anche a scenari estremi. Ma per il momento rassicura spiegando che le riserve ora disponibili per l’Italia permettono di andare avanti a lungo senza problemi. Anche in caso di “brusche e improbabili interruzioni delle forniture russe”.

Italia pronta ad alzare il livello d’allarme

Il timore che lo scontro tra l’Ue e Putin si vada ad aggravare in queste ore è concreto, soprattutto dopo le mosse del Cremlino sul pagamento del gas in rubli. Se la tensione dovesse crescere il livello d’allarme si alzerebbe in Italia: si passerebbe al due, su un massimo di tre.

Allarme gas in Italia, cosa potrebbe succedere

La prima conseguenza, praticamente immediata, potrebbe essere una riduzione dei consumi del gas. Sicuramente si ridurrebbe il consumo negli edifici pubblici, ma si punterebbe anche a una limitazione dell’utilizzo dell’energia elettrica. Per esempio con lo spegnimento dei monumenti o con la riduzione dell’utilizzo nelle amministrazioni pubbliche.

Draghi, intanto, prova a correre ai ripari anche dal punto di vita delle forniture. Per questo ha inviato il ministro degli Esteri, Luigi Di Maio, in Algeria e Qatar per rafforzare la partnership economica con questi Paesi e provare a sostituire il gas russo. Lo stesso Draghi potrebbe andare ad Algeri per rafforzare il messaggio e ogni eventuale intesa.

Perché si teme lo stop al gas russo

In questo momento l’Ue teme che l’obiettivo di Putin sia quello di spaccare l’Europa con il gas russo. Tanto che secondo qualcuno il Cremlino starebbe pensando di bloccare le forniture ai Paesi più duri contro Mosca. Draghi prova a correre ai ripari mettendo in campo un’asse comune e una risposta unica con Germania e Francia, provando a concordare la linea con Scholz e Macron.

Putin sembra voler mirare soprattutto Germania e Italia, più dipendenti dal gas russo rispetto alla Francia che può contare sul nucleare. E vuole quindi provare a dividere il fronte europeo.

Più difficile che il tentativo di divisione riesca sui pagamenti del gas in rubli alla Russia: la Commissione Ue chiede di continuare a pagare in euro. E questo può anche voler dire una reazione dura di Putin, tanto che c’è chi arriva a ipotizzare il taglio delle forniture di gas.

La strategia di Draghi in Ue

Draghi l’ha detto più volte: il suo obiettivo è fissare un prezzo massimo, un price cap europeo, per il gas. Al momento deve però fronteggiare la contrarietà della Germania. Ma forse può contare sulla sponda della Francia, che al momento sembra il Paese che punta su reazioni più dure contro Mosca.

Anche perché Parigi è meno dipendente dal gas russo e potrebbe anche spingere per fermare del tutto l’importazione. Linea che potrebbe essere tenuta anche dagli Stati Uniti di Joe Biden. L’ipotesi di uno stop alle forniture potrebbe anche essere considerata da Draghi, nonostante sia consapevole dei rischi di questa operazione. Sanzioni ancora più dure, comunque, non sono escluse in questo momento, neanche da Palazzo Chigi.

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