Gas, per la Russia è crisi: mai così poche forniture all’Ue, il piano di Putin rischia di fallire?

Stefano Rizzuti

31/01/2023

Le forniture di Gazprom verso l’Ue, attraverso l’Ucraina, sono crollate ai minimi storici: la Russia rischia di perdere la guerra del gas?

Gas, per la Russia è crisi: mai così poche forniture all’Ue, il piano di Putin rischia di fallire?

Gennaio è stato un mese nero per le esportazioni di gas russo verso l’Europa. I flussi che arrivano all’Ue attraverso l’Ucraina hanno toccato il loro minimo storico, come comunicato da Gazprom. La stessa azienda russa ha comunicato che le esportazioni si sono fermate a 951,4 milioni di metri cubi nel primo mese dell’anno.

I dati di Gazprom vengono citati dal quotidiano economico russo Vedomosti, che confronta anche le cifre con quelle dei mesi precedenti. Per la Russia la guerra del gas sembra essere in una fase molto difficile, non solo per il crollo del prezzo sui mercati, ma anche per la difficoltà di Vladimir Putin di rifornire l’Ue.

Gli equilibri, negli ultimi mesi, sono cambiati: l’Ue si rifornisce sempre più in altro modo, riuscendo a rinunciare al gas russo. E per il Cremlino il rischio è che le entrate crollino rispetto al 2022: problema non di poco conto se consideriamo quanto Mosca faccia affidamento proprio sul gas per sostenere la sua economia, soprattutto in questo periodo di guerra e di crisi economica.

Il prezzo del gas

Il prezzo del gas ha aperto al rialzo in Europa. L’hub di riferimento, il Ttf di Amsterdam, ha fatto segnare scambi a 60,3 euro al megawattora, con una crescita superiore al 9%. Va ricordato, comunque, che solamente nella scorsa settimana il calo era stato del 17% e che da più di un anno non si vedevano valori così bassi per il prezzo del gas. Inoltre lo scenario per i prossimi giorni sembra positivo, considerando che sono attese temperature più miti in Ue e, di conseguenza, meno consumi.

Gas russo, la crisi di Gazprom

Per quanto riguarda le forniture di Gazprom all’Ue, i dati sono eloquenti. Come scrive Vedomosti, la compagnia russa nella seconda metà del 2022 esportava ogni giorno tra i 41 e i 42 milioni di metri cubi di gas attraverso l’Ucraina. Dal 5 gennaio, invece, le cose sono completamente cambiate: i volumi giornalieri si sono quasi dimezzati, scendendo a 24,4 milioni di metri cubi al giorno spediti fino al 19 gennaio.

Anche dal 19 gennaio, peraltro, la situazione non sembra migliorata per la compagnia russa: la soglia di esportazione verso l’Ue è stata fissata a 25,1 milioni, quindi ben al di sotto degli standard di fine 2022. A questo si accompagna il crollo del prezzo del gas, che complica ulteriormente la situazione di Mosca: non solo le vendite sono scese, ma anche i prezzi non bastano più per compensare i mancati introiti dettati da un calo delle forniture all’Ue dal momento dell’invasione dell’Ucraina.

Al momento, quindi, la Russia sta risentendo del calo di export e di quello del prezzo e lo scenario non sembra poter migliorare nell’immediato per Mosca. La speranza del Cremlino è che un’ondata particolarmente intensa di freddo possa ribaltare la situazione, con un aumento dei consumi e magari anche dei prezzi. Allo stesso tempo, Putin deve sperare che cambi qualcosa a livello globale, per esempio con un aumento di domanda del gas dalla Cina che vada a togliere rifornimenti di Gnl all’Ue.

L’Ue sorride: stoccaggi di gas pieni

Per il momento l’Ue sembra riuscire a fronteggiare la crisi energetica anche meglio del previsto. Il clima mite dell’inverno ha dato una grande mano a ridurre i consumi e consentire di tenere gli stoccaggi pieni. Inoltre la scarsa concorrenza della Cina ha permesso di acquistare Gnl da diversi fornitori senza problemi, evitando di restare a secco.

Non a caso, come comunica il commissario europeo all’Economia, Paolo Gentiloni, le riserve Ue sono superiori al 70%, nonostante un calo delle importazioni della Russia superiore all’80%. Gli stoccaggi sono pieni per circa il 73%, un valore nettamente superiore a quello della media decennale in questo stesso periodo, che si attesta al 54%.

Arrivare alla primavera con i depositi non del tutto vuoti permetterebbe di affrontare con molta più serenità l’inverno successivo, quello 2023/2024, ritenuto da tutti gli esperti come il più difficile per l’Ue. Intanto Gentiloni sottolinea come l’Ue sia riuscita a diversificare le forniture, anche attraverso nuove infrastrutture: “La Germania, ad esempio, ha fatto un lavoro incredibile nel costruire due nuovi terminali per la rigassificazione in alcuni mesi”.

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