Gas russo, sale il livello d’allarme in Italia: quando può scattare l’emergenza e cosa succede

Stefano Rizzuti

20/06/2022

Il governo Draghi sta valutando se passare da uno stato di preallarme a uno di allarme dopo la riduzione delle forniture di gas russo: ecco il piano dell’esecutivo per evitare che scatti l’emergenza.

Gas russo, sale il livello d’allarme in Italia: quando può scattare l’emergenza e cosa succede

Il taglio delle forniture di gas dalla Russia prosegue. E l’Italia prova a mettersi al riparo in caso di emergenza. Il rischio è che le riduzioni del gas russo possano continuare ancora a lungo e le conseguenze sugli stoccaggi in vista dell’inverno sarebbero inevitabili. Non solo perché già oggi arriva meno gas da Mosca, ma anche perché i prezzi salgono e rifornirsi quanto basta per la stagione fredda è più complicato.

Il problema principale, nelle prossime settimane, sarà quello di riempire gli stoccaggi nonostante la riduzione delle forniture russe. Al momento i depositi sono pieni al 54%, ma l’obiettivo è raggiungere il 90% entro l’inverno. Se i livelli, in Europa, sono superiori a quelli dello scorso anno nello stesso periodo, va però detto che sono inferiori rispetto a quelli degli anni precedenti. La strada da fare, quindi, è ancora tanta.

Il governo Draghi in questi giorni sta pensando proprio alle scorte per l’inverno e non esclude l’ipotesi di un innalzamento del livello di allerta. Martedì 21 giugno si riunirà il Comitato tecnico di emergenza e monitoraggio del gas naturale, istituto al ministero della Transizione ecologica. In questa riunione si valuterà proprio l’ipotesi di passare da uno stato di preallarme a uno di allarme.

Stato d’allarme, quando potrebbe scattare

Non è detto che già nella riunione di martedì venga presa una decisione o, comunque, una linea chiara. Di certo nei giorni successivi il ministro Roberto Cingolani dovrà valutare l’analisi degli esperti del Comitato e delle società che forniscono gas che dovrebbero partecipare all’incontro.

Una volta chiuse queste operazioni Cingolani dovrebbe fare il punto della situazione con il presidente del Consiglio, Mario Draghi, e con i ministri coinvolti. Prima di una decisione bisognerà sicuramente valutare quanto le forniture da Mosca siano ancora ridotte, soprattutto in considerazione del riempimento dei depositi, oggi al 54%. Il rallentamento è dovuto al fatto che le aziende solitamente acquistano il gas a prezzo più basso in estate, potendo così conservare per l’inverno quello extra. Ma ora i prezzi sono alti e questa operazione conviene meno.

Il piano del governo: gli incentivi e l’Ue

Il governo pensa quindi agli interventi da mettere in campo per garantire scorte sufficienti per l’inverno. Una delle ipotesi è l’introduzione di nuovi incentivi sulla scia di quanto si fa in Germania con le garanzie pubbliche. Oppure si potrebbe lavorare sulle aziende fornitrici con un’operazione di convincimento. Ancora, come spiega Il Sole 24 Ore, si potrebbe puntare su un ulteriore contributo da parte del gestore della rete Snam, come già avvenuto in parte ad aprile.

L’Italia prova ad allargare la risposta all’emergenza a tutta l’Ue, puntando sul tetto al prezzo del gas. La misura sarà discussa al Consiglio europeo del 23 e 24 giugno. Guardando al di fuori dei confini, Draghi punta anche agli accordi con l’Algeria e con il Qatar per importare più Gnl.

Il decreto luglio contro il caro energia

Nell’immediato il governo Draghi pensa di fronteggiare i rincari e il caro energia aiutando famiglie e imprese con il prossimo decreto luglio. Per un altro trimestre dovrebbe essere rinnovato il taglio degli oneri di sistema in bolletta e una proroga è attesa anche per il taglio delle accise sulla benzina che termina l’8 luglio.

Proprio su questo fronte l’esecutivo sta pensando a uno sconto più alto di quello attuale: oggi siamo a 30,5 centesimi, l’idea è di alzarlo a 35 centesimi con 1,2 miliardi al mese di spesa (200 milioni in più di oggi). Buona parte delle risorse per questo decreto - che potrebbe anche prevedere un taglio del cuneo fiscale per quattro mesi a fine 2022 - dovrebbe arrivare dall’extra gettito Iva, pari a una cifra attorno ai 5 miliardi di euro.

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