Le carte segrete di Joe Biden potrebbero essere irresponsabilmente finite nelle mani del figlio Hunter, responsabile dello scandalo con Ucraina e Cina nel 2019.
Sembrava un caso comico, la classica tragedia che si ripete in farsa. Ma ogni giorno che passa la storia dei documenti top secret della Casa Bianca di Obama che Joe Biden aveva sparso tra il suo “pensatoio” al Penn Biden Center in Pennsylvania e l’abitazione privata in Delaware si arricchisce di dettagli importanti, e inquietanti.
La “tragedia” era quella delle carte custodite da Donald Trump nella sua lussuosa residenza di Mar A Lago, in Florida. Dopo il tira e molla di alcuni mesi tra i legali dell’ex presidente e gli ufficiali della Agenzia degli Archivi di Stato per la consegna degli scatoloni mancanti, l’irruzione degli agenti aveva drammatizzato la polemica: mai in precedenza gli investigatori dell’Fbi avevano violato la casa di un ex presidente, e il pubblico aveva cominciato a elucubrare sui perché di un simile sfregio.
I soliti “bene informati vicini all’inchiesta” avevano ipotizzato già i crimini terribili che Trump voleva nascondere: da delitti da Espionage Act, la legge contro lo spionaggio del 1917 per avere occultato segreti nucleari e averli - chissà? - ceduti magari al nemico russo, alla prova che dietro all’assalto al Parlamento del 6 gennaio 2021 c’erano la mente e la direzione operativa del presidente che non voleva ammettere di aver perso le elezioni. [...]
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