L’incubo di una terza guerra mondiale sta diventando sempre più reale: i cinque motivi per cui una escalation in Ucraina appare essere drammaticamente sempre più probabile.
A piccoli passi ci stiamo avvicinando a una terza guerra mondiale. Mai come in questo caso saremmo felici di essere smentiti ma, mettendo insieme i vari tasselli di questo puzzle machiavellico, una escalation bellica in Ucraina appare essere tristemente inevitabile.
Semmai il dilemma potrebbe essere questo: il pantano ucraino evolverà in una terza guerra mondiale o in un conflitto nucleare? A voi la scelta, anche se c’è il concreto rischio che queste due tragedie possano palesarsi contemporaneamente.
La guerra in Ucraina sembrerebbe aver rotto quel fragile equilibrio tra i due blocchi di potere che, anche durante i complessi anni della Guerra Fredda, aveva retto evitando uno scontro militare diretto tra Russia e Stati Uniti.
Caduta ogni retorica di facciata, è palese come da oltre un anno stiamo assistendo a una guerra indiretta tra le due superpotenze: la Russia è impegnata con tutte le sue forze sul campo mentre gli Usa, al momento, si affidano per procura alle truppe ucraine.
In mezzo al guado c’è l’Europa, troppo debole per giocare un ruolo da protagonista nello scenario geopolitico e di conseguenza appiattita sulle posizioni di Washington, nonostante l’alto prezzo in termini economici che il Vecchio Continente sta pagando da quando la Russia ha invaso l’Ucraina.
Ma perché una terza guerra mondiale sarebbe sempre più vicina? Ci sarebbero cinque fattori che farebbero pensare come, allo stato delle cose, l’unica soluzione possibile del conflitto sia quella militare, con una scesa in campo diretta della Nato che sarebbe solo una questione di tempo.
Terza guerra mondiale: 5 motivi per cui è più vicina
In uno scenario così complesso come quello ucraino, sarebbe altamente riduttivo ridurre il tutto a un semplice elenco di fattori; dopo oltre un anno dall’inizio dell’invasione, sembrerebbero emergere però cinque motivi per cui una terza guerra mondiale sarebbe sempre più vicina.
Assenza totale di un canale diplomatico
Dopo i primi tentativi messi in atto dalla Turchia, da mesi ormai sentiamo parlare solo di armi e di minacce nucleari con la via diplomatica che viene sventolata con la stessa leggerezza e vacuità con cui un ingenuo auspica la pace nel mondo.
Ogni piccolo passi in avanti diplomatico è sempre stato subito sabotato dagli Stati Uniti o dalla Nato - due facce della stessa medaglia - con i due Paesi belligeranti che di certo non hanno fatto molto di più per arrivare a un cessate il fuoco: Volodymyr Zelensky ha vietato per legge la possibilità di trattare con la Russia, mentre Vladimir Putin annettendo i territori conquistati con i referendum farsa ha messo Kiev in una posizione in cui si può trattare solo nel caso in cui un tracollo fosse a un passo.
Senza speranze di soluzione diplomatica e con i due eserciti alle prese con una guerra di logoramento, soltanto una escalation può rompere l’equilibrio di un conflitto altamente dispendioso sia in termini di vite umane sia in termini economici.
Gli Usa vogliono far fuori Putin
Come a Washington hanno capito che l’esercito ucraino fosse in grado di tenere testa a quello russo, anche se le forze di Mosca al momento hanno conquistato circa il 16% del territorio dell’Ucraina, la Casa Bianca ha cambiato il proprio obiettivo in questa guerra.
Il conflitto in Ucraina così è diventato il grimaldello capace di scardinare il fortino di Vladimir Putin, tanto che la Polonia e i Paesi del Baltico sarebbero disposti pure a dare vita a una terza guerra mondiale pur di liberarsi per sempre dall’angosciante pericolo russo.
Portare la Russia a perdere la guerra, togliere di mezzo una volta per tutte Putin e smembrare poi la Federazione per depotenziare Mosca e, al tempo stesso, assestare in maniera indiretta anche un duro colpo alla Cina, sarebbe così il grande obiettivo di Joe Biden.
Le forze di Kiev da sole però non hanno la forza per sconfiggere militarmente l’esercito russo - che detiene il più grande arsenale nucleare - con un intervento della Nato di conseguenza che sarebbe una prospettiva inevitabile per fare sventolare la bandiera bianca alla Russia.
Le armi non usate dalla Russia
In uno scenario diametralmente opposto a quello descritto poc’anzi, viene da chiedersi cosa potrebbe succedere se la Russia dovesse sfondare le linee nemiche nel Donbass e puntare dritta verso la capitale Kiev.
La risposta è semplice e drammatica allo stesso tempo: scoppierebbe una terza guerra mondiale, visto che gli Stati Uniti ma anche il resto dell’Europa non potrebbero mai permettersi che Putin possa conquistare l’Ucraina piantando la propria bandiera a un tiro di schioppo dal fronte orientale della Nato.
Visto che la Russia finora non ha usato le armi più distruttive a sua disposizione, una avanzata russa non sarebbe da escludere; al tempo stesso se il Cremlino dovesse decidere di utilizzare le armi tattiche nucleari, anche in questo caso una risposta diretta della Nato sarebbe assai probabile.
Asia e Africa ribollono
L’Europa è al centro dei riflettori vista la guerra in Ucraina ma anche in Asia e in Africa non mancano le situazioni di grande tensione. Dal Medioriente fino alla penisola coreana passando per Taiwan, la Libia e la Repubblica Democratica del Congo, sono tante le polveriere che potrebbero esplodere da un momento all’altro.
Nel Vecchio Continente poi non va dimenticata la delicata situazione nei Balcani, dove la tensione tra Serbia e Kosovo ma anche tra Belgrado e la Bosnia avrebbe superato da tempo il livello di guardia.
Il paradosso della sicurezza
Infine c’è quel fattore che gli storici hanno denominato come il “paradosso della sicurezza”, ovvero quella corsa agli armamenti generale per sentirsi più sicuri che è stata indicata come una delle cause dello scoppio della Prima guerra mondiale.
I Paesi della Nato così hanno messo in previsione un forte aumento della spesa militare, al pari anche della Cina mentre l’Iran avrebbe ripreso il suo programma nucleare: a differenza di cento anni fa una guerra in questo momento già è in corso, con la strada che drammaticamente sembrerebbe essere stata già tracciata.
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