L’inflazione è il grande tema economico e finanziario del momento: ci sarà l’impennata temuta dai mercati? Intanto, i prezzi al consumo stanno già aumentando in alcuni settori e regioni del mondo.
Inflazione sotto i riflettori più che mai: la grande domanda nei mercati finanziari è se la ripresa post-pandemia porterà a un’impennata dei prezzi al consumo.
Nell’ultima riunione della BCE, Christine Lagarde ha attenuato i timori, parlando di un tasso di inflazione ancora basso, con picchi solo temporanei.
Cosa sta succedendo davvero se si guarda al mondo? In alcuni angoli dell’economia globale il balzo dei prezzi è già arrivato.
Inflazione in aumento: ecco dove è già realtà
Uno sguardo attento e analitico dell’economia mondiale mette in evidenza come il tanto discusso allarme inflazione è già esploso in alcune aree e settori del mondo.
Soia e rame, industrie come le spedizioni e Paesi come il Brasile stanno evidenziando prezzi in rapida crescita, per ragioni direttamente legate alle interruzioni causa pandemia, alla risposta politica o all’aumento della domanda nella speranza di una ripresa.
Nel dettaglio, ecco i settori dove si stanno mostrando i balzi dei prezzi più evidenti.
Metalli
Gli sforzi per far uscire le economie dalla crisi pandemica hanno spinto la spesa per progetti infrastrutturali e hanno stimolato le famiglie a spendere in apparecchiature elettroniche.
Questi due elementi stanno contribuendo alla crescente domanda di metalli che ha alimentato al rialzo i prezzi.
Il rame è in crescita da quasi un anno, un rally che ha subito un’accelerazione a febbraio prima di tornare indietro questo mese. Anche il minerale di ferro e il nichel hanno raggiunto massimi pluriennali e i prezzi dell’acciaio sono più che raddoppiati negli ultimi sei mesi.
Semiconduttori
I semiconduttori sono una componente chiave di molti articoli richiesti durante l’anno di lockdown e lavoro da casa, dai laptop e televisori alle webcam. I prezzi di alcune varietà, come i chip di memoria, sono quindi aumentati.
L’incremento della domanda si è verificato in una stretta dell’offerta che è stata esacerbata dalla geopolitica.
Gli attori dominanti nel settore, che vale 400 miliardi di dollari, sono Taiwan e Corea del Sud e le loro esportazioni sono sempre più coinvolte nel fuoco incrociato tra Stati Uniti e Cina, con le sanzioni ai produttori cinesi che danno un’ulteriore spinta ai prezzi globali.
Il risultato è stato un costo più elevato per gli acquirenti. Tesla ha dovuto rallentare le linee di produzione e il produttore tedesco di componenti per auto Continental AG ha affermato che la carenza probabilmente costerà all’azienda circa 200 milioni di euro.
Cibo
Il rimbalzo post-pandemia è uno dei fattori che determinano l’aumento dei prezzi dei prodotti alimentari in tutto il mondo.
Negli Stati Uniti, il prezzo del pollo sta salendo e la ripresa interna della Cina sta stimolando una maggiore domanda di semi di soia, i cui prezzi sono cresciuti di oltre il 60% nell’ultimo anno.
In più, altri fattori come il rischio della peste suina che ha già coinvolto Pechino l’anno scorso, minano l’equilibrio dei prezzi.
I costi del cibo sono particolarmente importanti per i mercati emergenti, dove rappresentano una quota sproporzionatamente maggiore della spesa e più famiglie sono a rischio di fame.
Nelle Filippine, dove i prezzi alimentari hanno spinto l’inflazione vicino al 5%, il Governo ha imposto dei massimali di prezzo.
Petrolio e immobili
Domanda più forte stimolata dalle speranze di ripresa e offerta contratta stanno facendo aumentare anche i prezzi del petrolio: il greggio verso i 70 dollari al barile, un livello che non raggiungeva da quasi due anni.
Ciò è particolarmente minaccioso per le nazioni emergenti che dipendono dall’energia importata, come la Turchia e l’India.
I bassi tassi di interesse e la diffusione del lavoro da casa stanno guidando anche il boom del mercato immobiliare in molti Paesi, in particolare negli Stati Uniti e Regno Unito.
In Cina, la massima autorità di regolamentazione bancaria si è preoccupata del rischio di una bolla nei mercati immobiliari, indicando una tendenza molto pericolosa verso gli acquisti speculativi e avvertendo che potrebbe essere necessaria una politica più restrittiva per frenare i prestiti.
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