Germania e Cina sono le economie più vulnerabili alla guerra commerciale. I motivi
La guerra commerciale tra Usa e Cina va avanti e investe anche la sfera tecnologica (Guerra commerciale: dopo terremoto Huawei la tensione è alle stelle).
Tra le prime due economie globali la tensione è alle stelle e il conflitto prosegue a suon di dazi: basti pensare al recente aumento dal 10 al 25% su 200 miliardi di dollari di beni cinesi ad opera dell’Amministrazione Trump (per approfondire) e alla successiva risposta del Dragone, che dal primo giugno 2019 colpirà 60 miliardi di dollari di prodotti americani con accise del 25%.
Guerra commerciale: cosa accade sul fronte europeo?
Le ripercussioni tra i due Paesi non riguardano solo i dazi: in queste ore, il colosso Google ha deciso di togliere il sistema operativo Android dai prodotti Huawei.
Sul fronte europeo, gli operatori sembrano essere lievemente più tranquilli. La Casa Bianca ha deciso di rinviare di almeno sei mesi la decisione sull’applicazione dei dazi sulle importazioni di automobili dal Vecchio continente (clicca qui per rileggere la notizia).
La reazione dei mercati finanziari europei su quest’ultima decisione è stata molto positiva: si è assistito a una ripresa di vigore dei principali listini dell’Eurozona. Ciò fa comprendere come il settore manifatturiero rivesta un ruolo di spicco in questo contesto.
Fonte: DWS chart of the week
Nello specifico, il grafico mette in evidenza la quota di attività produttiva rispetto al Pil di diverse economie. In particolare, la Cina e la Germania sono i due Paesi che soffrirebbero maggiormente di un inasprimento della guerra dei dazi. A differenza degli altri Stati, la Germania ha aumentato la sua dipendenza del comparto manifatturiero negli ultimi anni.
Gli esperti di DWS sostengono che la crescita della produttività sia più facile nel produrre beni piuttosto che nel fornire servizi. Ciò porta a diminuzioni nei posti di lavoro e nel valore aggiunto nella produzione, che si spiega osservando la decrescita tra la quota di attività produttiva rispetto al Pil tra il 2004 e il 2016 dei vari Stati.
Dal punto di vista commerciale, l’Amministrazione Trump ritiene vantaggioso porre dazi sulle merci straniere, in quanto i beni materiali sono più facilmente tassabili rispetto ai servizi. Per gli analisti di DWS, le strategie politiche che mirano a rilanciare la produzione manifatturiera all’interno dei confini nazionali hanno poche possibilità di funzionare nel complesso economico mondiale.
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