Alberto Chalon, founding partner di Giano Capital, fa il punto dell’innovazione in Italia e delle strategie di investimento nello spazio digital e tecnologico.
Alberto Chalon ha maturato oltre 20 anni di esperienza nel settore del venture capital e si è specializzato in investimenti sulle tecnologie digital. Tra le sue operazioni di maggior successo come professional e investor spiccano Deliveroo, SumUp, Lyst e Stepstone, ma nel mondo dell’innovazione si è anche distinto per essere stato tra i fondatori del motore di ricerca Qwant in cui hanno investito il gruppo Axel Springer, BEI e la Cassa Depositi e Prestiti francese.
Con un’esperienza da investitore e imprenditore, Alberto Chalon ha ben chiare le dinamiche che guidano il potenziale di crescita delle aziende tech e nell’autunno del 2020 ha creato il fondo Giano Capital con lo scopo di investire, principalmente attraverso transazioni secondarie, in startup che generano almeno 30 milioni di euro di ricavi nello spazio digitale e tecnologico.
La redazione di Money.it lo ha intervistato alla 0100 Conference Mediterranean dopo il suo intervento sul focus «Unlocking Value in Single Asset Secondary Late-Stage Investments».
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Con l’intelligenza artificiale che diventa sempre più protagonista in vari settori, com’è lo stato degli investimenti in tecnologia in Italia e in Europa?
Gli investimenti nella tecnologia stanno crescendo in modo costante sia in Europa che in Italia; tuttavia, dobbiamo ancora affrontare un divario significativo rispetto agli Stati Uniti. In Europa ci sono diverse inefficienze strutturali che ci impediscono attualmente di colmare questa distanza. Per quanto riguarda l’Italia, nonostante gli sforzi significativi compiuti negli ultimi anni dalla Cassa Depositi e Prestiti (CDP), ci troviamo ancora notevolmente indietro rispetto a Germania e Francia.
L’intelligenza artificiale è un settore in cui gli Stati Uniti hanno investito miliardi di dollari, segnando così il loro predominio in questo campo. Anche per questo motivo, gran parte delle opportunità legate all’intelligenza artificiale sono al momento legate al Nord America.
Qual è lo stato dell’arte delle start up tecnologiche italiane e quali sono le criticità maggiori che devono affrontare?
L’ecosistema digitale italiano ha sperimentato una notevole crescita negli ultimi anni. La sfida primaria ora è quella di posizionarsi in modo competitivo non solo a livello nazionale, ma anche europeo, al fine di raggiungere una dimensione rilevante nell’ambito digitale e, in ultima analisi, di generare exit di valore significativo. Per arrivare a questo obiettivo è necessario cercare capitale straniero, attrarre talenti non solamente italiani in modo da allargare le competenze.
Quali sono le potenzialità del mercato secondario da qui ai prossimi anni a livello europeo?
Il mercato secondario diretto nel venture capital in Europa è diventato un’opportunità unica per investire in società profittevoli in forte crescita ancora private, con l’obiettivo di ottenere un exit entro 3-4 anni, offrendo rendimenti molto interessanti con un “rischio da private equity e ritorno da venture capital”.
Questa opportunità si manifesta grazie a una serie di fattori, quali gli alti tassi di interesse che riducono la liquidità disponibile per una exit, tuttavia ci sono azionisti che hanno la necessità di vendere, sia per motivi personali nel caso dei manager, sia per motivi professionali nel caso di fondi o business angel, creando una finestra nella quale se capaci di selezionare bene le società nelle quali investire si possono ottenere rendimenti molto elevati.
Il mercato secondario in fase avanzata è la migliore opportunità per cercare rendimenti elevati simili a quelli dell’investimento nel medio e lungo termine con un rischio limitato, simile a quello del private equity, e si affermerà nei prossimi anni come un nuovo mercato di crescita tra le aziende private in fase iniziale e i mercati pubblici.
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