Aria di terza guerra mondiale: Israele non solo si prepara a invadere la striscia di Gaza, ma nelle scorse ore ha lanciato attacchi contro la Siria e battagliato con il Libano.
Una terza guerra mondiale a pezzetti. Tassello dopo tassello, sempre più starebbe prendendo forma il puzzle di un conflitto globale che vede impegnati diversi Paesi e tra questi - grande novità degli ultimi tempi - anche due potenze nucleari come Russia e Israele.
Dall’Ucraina (600 giorni di guerra con la Russia) fino a Israele (guerra totale con Hamas) passando per Libia (Tripoli ha ripreso a bombardare la Cirenaica), Siria (nuovi attacchi degli oppositori di Assad) e Yemen (da anni in guerra con l’Arabia Saudita), si tratta di guerre differenti tra di loro ma che messe insieme dipingono un quadro assai preoccupante, senza considerare la polveriera dei Balcani (fallita ogni mediazione tra Kosovo e Serbia ma attenzione anche alla Bosnia), il caos nell’Africa subsahariana (tanti golpe, i Paesi filo occidentali dell’area hanno minacciato di intervenire in Niger) e le questioni mai risolte di Taiwan (rivendicazioni Cina) e Corea del Nord (la Corea del Sud teme un attacco come avvenuto in Israele).
Sembrerebbe mancare solo la proverbiale miccia capace di innescare una terza guerra mondiale, che potrà dirsi tale soltanto quando gli Stati Uniti - oppure la Nato e in questo caso anche l’Italia sarebbe coinvolta - decideranno di intervenire in uno dei diversi fronti aperti.
Se fossimo in una sala scommesse, tema caldo da noi viste le recenti indagini su alcuni calciatori anche del giro nella Nazionale, ci permetteremmo di suggerire di puntare tutto sull’Iran come prossimo nemico degli Usa.
Ad agitare ulteriormente lo spauracchio di una terza guerra mondiale, c’è la totale assenza in Occidente di una diplomazia degna di tal nome - il rappresentante speciale dell’Ue per la regione del Golfo è Luigi Di Maio, la battuta potete farla da soli - tanto che per delle trattative ci si sta affidando a dei leader controversi come Erdogan e al-Sisi.
Israele: perché si rischia una terza guerra mondiale
Come avvenuto da quando Hamas ha sferrato il suo attacco senza precedenti allo Stato ebraico, anche nelle ultime ore non si sono fermati i lanci di razzi verso Israele pure dal Libano a opera degli Hezbollah, con l’esercito israeliano che ha risposto così come fatto in Siria dove sono stati bombardati gli aeroporti di Damasco e Aleppo.
Basterebbe questo per evocare un possibile scoppio della terza guerra mondiale, ma ad agitare ancor più le acque sono arrivate le telefonate avute dal presidente iraniano Ebrahim Raisi con degli omologhi mediorientali.
“Tutti i Paesi islamici e arabi, come anche le popolazioni che vogliono la libertà nel mondo - ha affermato Ebrahim Raisi dopo aver parlato con il presidente siriano Bashar al-Assad -, devono trovare un accordo e raggiungere una cooperazione in un percorso per fermare i crimini del regime sionista contro la nazione palestinese oppressa”.
Il timore è che l’attacco di Hamas che andrà a generare una durissima reazione di Israele nella striscia di Gaza, possa essere l’incipit per la creazione di un asse anti israeliano guidato dall’Iran.
“Non inizieremo una guerra contro l’Iran - ha dichiarato in un briefing l’ambasciatore israeliano a Mosca, Alexander Ben Zvi, citato dalla Tass -. Non inizieremo una guerra contro l’Iran, ma se qualcuno si avvicina ai nostri confini, allora sicuramente ci sarà una risposta ”.
Bisogna ricordare di come l’Iran sia un alleato di ferro di Russia e Cina mentre, come ribadito dalla Casa Bianca negli ultimi giorni, gli Stati Uniti sono pronti a difendere l’amico Israele nel caso ce ne fosse bisogno.
Non sarebbe così un caso che gli Stati Uniti, i quali al momento potrebbero non avere un arsenale adeguato ad affrontare una terza guerra mondiale a causa dei massicci aiuti inviati all’Ucraina, avrebbero chiesto a Israele di risparmiare i civili nell’imminente attacco alla striscia di Gaza, il tutto per cercare di non cementificare quel possibile asse anti israeliano capeggiato dall’Iran.
Intanto nel Vecchio Continente si discute se illuminare o meno lo stadio di Wembley con la bandiera israeliana oppure se sia stato giusto cancellare la presentazione del libro di Patrick Zaki al Salone del Libro di Torino: non resta così che sperare nelle capacità di mediazione di Luigi Di Maio… mala tempora currunt.
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