L’Italia sorpresa economica del 2022? Luci e ombre sulla ripresa

Violetta Silvestri

05/12/2022

Si accendono i riflettori sulla fine dell’anno: come ne uscirà l’Italia? Ci sarà una ripresa inaspettata o si imporrà il declino, preludio di una recessione nel 2023? Luci e ombre sull’economia 2022.

L’Italia sorpresa economica del 2022? Luci e ombre sulla ripresa

L’Italia stupirà gli economisti a fine 2022? La domanda è interessante e suscita curiosità tra gli analisti generalmente scettici sulla capacità di crescita del nostro Paese, zavorrato da debito alle stelle e, adesso, dalla crisi energetica.

Nonostante i dati sull’inflazione impongano molta prudenza, con il carrello della spesa a livelli elevati (+12,8% nell’ultima rilevazione Istat di novembre) e i prezzi in esplosione per lo shopping di Natale, i segnali di una ripresa anche migliore di altri Stati europei ci sono.

Il Pil sta sorprendendo, nonostante il quarto trimestre sia ancora sotto la lente di osservazione e non mancano previsioni poco rassicuranti.

Tra luci e ombre, come finirà il 2022 per l’Italia? E perché la ripresa può sorprendere.

Italia sorprendente nel 2022 per questi motivi

L’ultima nota Istat sull’economia italiana del 30 novembre sottolinea che il Prodotto interno lordo ha acquisito una variazione per il 2022 è pari a +3,9%, con questa positiva specificazione:

“La stima completa dei conti economici trimestrali conferma i valori di crescita dell’economia italiana del terzo trimestre 2022 rilasciati in via preliminare a fine ottobre...Rispetto al trimestre precedente, tutti i principali aggregati della domanda interna sono in aumento, con una crescita dell’1,8% dei consumi finali nazionali e dello 0,8% degli investimenti fissi lordi. Le importazioni e le esportazioni sono aumentate, rispettivamente, del 4,2% e dello 0,1%.”

Un buon quadro, quindi, è quello che si va delineando per la ripresa nazionale sul finire dell’anno. Quanto recupererà, nel 2022, il nostro Pil? Il Fmi ha previsto una chiusura a +3,8% e probabilmente si attesterà al 3,7%, come scritto nella Nadef aggiornata e come stimato anche da Moody’s a novembre, quando l’agenzia di rating ha parlato di una performance migliore del previsto per il Belpaese.

Federico Fubini, sul Corriere della Sera, ha evidenziato che, con questo andamento, l’Italia è destinata ad archiviare un ottimo anno, addirittura con una crescita superiore a quella del gigante Cina. L’interrogativo che si pone anche il giornalista è: la nostra nazione sta beneficiando del grande rimbalzo post-Covid o ci sono le basi per vedere la ripresa anche nel 2023?

Il prossimo anno sarà sicuramente il banco di prova della performance economica, tra prezzi energetici, crisi del gas, guerra, ritmo di attivazione del Pnrr (che ora pare stia vacillando), credibilità della manovra.

Intanto, però, alcuni numeri sono inequivocabili. I dati della Commissione europea, per esempio, affermano che dalla fine del 2019 alla fine del 2022, le variazioni dell’export in euro a valore costante hanno premiato l’Italia con un +8,8%, in avanti rispetto a Germania +0,9%, Francia +2,5%, Spagna +7,3%.

Dollaro forte e Usa in ripresa hanno sicuramente favorito il turismo americano e l’export verso gli Stati Uniti. L’analisi del Corriere, inoltre, ha messo l’accento anche sugli aiuti statali alle imprese post-Covid e per le bollette.

Osservando anche gli ultimi dati macroeconomici sul Pmi dei servizi, l’Italia ha registrato a novembre un 49,5, più delle performance di Francia a 49,3 e della Germania a 46,1.

Ombre sull’Italia: tutti gli ostacoli per la crescita

Frenare gli entusiasmi sulla performance italiana, comunque, è d’obbligo. Lo ha ricordato, tra gli altri, Fabrizio Balassone di Bankitalia dinanzi alle commissioni riunite Bilancio di Camera e Senato per la manovra: Il Pil avrà “un indebolimento nel trimestre in corso e una attività in espansione nella media del 2023, ma con un forte rallentamento dei tassi di crescita rispetto agli ultimi due anni.”

C’è poi l’incognita debito: con l’aumento dei tassi di interesse da parte della Bce, gli oneri sull’indebitamento saranno più cari per lo Stato oltre al fatto che l’Eurotower sta per avviare il ridimensionamento di bilancio. Tradotto: non acquisterà bond, con l’emissione di nuovo debito che dovrà trovare altri compratori.

Difficile, inoltre, prevedere come evolverà la crisi del gas e dell’energia in generale. I prezzi sono ancora elevati e il prossimo inverno metterà alla prova Europa e Italia sulla reale capacità di fare a meno della Russia.

Infine, c’è la grande incognita Pnrr, il vero motore di crescita del Paese. L’inflazione sta frenando alcuni bandi, mentre la cronica impasse burocratica sta ostacolando la piena attuazione. L’Italia, senza i fondi del piano che arrivano da Bruxelles, non può sperare in alcun avanzamento economico credibile.

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