La utility tedesca Uniper crolla dopo il taglio dell’outlook e costringe Berlino a garantirne il salvataggio per evitare contagio sul mercato. Ma alle porte c’è uno stop di 10 giorni di Nordstream
Quantomeno, in Germania posso contare sulla consolazione di avere ministri competenti. Non c’è infatti voluto molto prima che la profezia del responsabile dell’Economia tedesco, Robert Habeck, trovasse una drammatica conferma:
dopo soli 6 giorni, la utility energetica Uniper, una vero e proprio gigante del settore, è letteralmente crollata in Borsa (-23% e ai minimi da 5 anni) dopo il drastico taglio dell’outlook e la pubblicazione di numeri che hanno immediatamente fatto scattare la garanzia governativa di salvataggio. La ragione? La medesima prefigurata da Habeck: a fronte di flussi di gas dalla Russia divenuti pari solo al 40% della domanda, Uniper ha dovuto ricorrere al mercato spot per garantire la continuità del servizio. Svenandosi. I numeri messi in fila da Bloomberg parlano chiaro: al ritmo attuale di circa 30 milioni al giorno, su base annua la perdita cui potrebbe incorrere la utility viaggia in area 11 miliardi di euro.
E se questo grafico
mostra plasticamente quale si tornato a essere il trend del prezzo del gas europeo trattato ad Amsterdam (Dutch) dopo i tagli di Gazprom e lo stop all’export Usa causato dall’incidente all’hub della Freeport LNG, ora gli scenari per l’Europa si fanno decisamente foschi. Se infatti il governo tedesco ha immediatamente attivato un tavolo permanente con Uniper al fine di mettere in campo misure di stabilizzazione, fra cui la possibilità di ingresso nell’equity e un’estensione di 2 miliardi di euro della linea di credito presso la banca pubblica KfW, la possibilità che Mosca - irritata dalle decisioni di G7 e vertice Nato - possa arrivare a tagli più drastici dei flussi verso l’Europa si fa concreta. E Berlino, in tal senso, pare preparata. Da una settimana, infatti, è stato attivato il secondo livello del piano emergenza energetica nazionale e quanto accaduto a Uniper ha ulteriormente messo in guardia da possibili contagi a catena sul settore.
Ma il resto d’Europa? E, soprattutto, l’Italia? Al netto di stoccaggi al 58% in vista dell’inverno, come confermato solo ieri dal ministro Cingolani e dall’ottimismo a oltranza di Mario Draghi nella possibilità di sopravvivere ai mesi più freddi senza dipendenza dalla Russia, il nostro Paese appare a dir poco esposto. Per l’esattezza, come mostra questa infografica,
il secondo sulla linea del fuoco europea a livello di esiziale cordone ombelicale che lo lega a Gazprom. E c’è di peggio all’orizzonte, quantomeno a livello di prezzi del Dutch, già oggi in area record di 148 euro per MWh. Questo grafico
mostra infatti i trend dei flussi di Gazprom verso l’Europa attraverso la pipeline Nordstream, nel caso della Germania calato del 60% dei massimi normali. Bene, dall’11 al 21 luglio, quella medesima arteria vitale sarà chiusa, ufficialmente per lavori di manutenzione. Cosa accadrà alle valutazioni del gas europeo, a meno di clamorose scoperte di giacimenti sotto la sede della Commissione a Bruxelles? Uno spoiler di cosa potrebbe accadere se Mosca decidesse, da un giorno con l’altro, di chiudere del tutto i rubinetti. Attenzione, quindi. Uniper rischia di essere soltanto una piccola margin call di avvertimento. La valanga è attesa per il 22 luglio, alla riapertura dei flussi. Se avverrà.
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