Mantenimento ex moglie casalinga, quando spetta e cosa è cambiato

Ilena D’Errico

1 Marzo 2024 - 23:35

Mantenimento all’ex moglie casalinga? Ecco quando spetta secondo la giurisprudenza e cosa è cambiato con le recenti sentenze.

Mantenimento ex moglie casalinga, quando spetta e cosa è cambiato

È noto che in seguito alla separazione o al divorzio, il coniuge economicamente più debole ha diritto a un contributo (rispettivamente assegno di mantenimento o divorzile) se in modo incolpevole non riesce a mantenersi autonomamente. La giurisprudenza ha da tempo abolito il criterio relativo al tenore di vita durante il matrimonio, ma l’orientamento prevalente ha continuato spesso a riconoscere il mantenimento alle ex mogli casalinghe con funzione compensativa, una sorta di risarcimento per le opportunità perse.

Il mantenimento, infatti, è dovuto soltanto nel caso in cui l’ex coniuge non abbia opportunità professionali o le abbia sacrificate per prendersi cura della famiglia. Si parla di casalinghe semplicemente perché è ancora prevalente che sia la donna a rinunciare al lavoro, concetto che quindi si riflette sulla giurisprudenza. I principi, comunque, non cambiano certo in base al sesso dell’ex coniuge. In ogni caso, l’aspetto importante è che stiamo osservando un cambiamento nella giurisprudenza.

Le nuove interpretazioni considerano il mantenimento dovuto all’ex moglie casalinga in base alle prove fornite da quest’ultima e non quasi automaticamente in virtù del sacrificio anche professionale sopportato. Ecco cosa cambia d’ora in poi.

Ex moglie casalinga, quando ha diritto al mantenimento

Nessun principio di legge impone che l’ex moglie casalinga abbia in automatico diritto al mantenimento in seguito alla separazione o all’assegno divorzile dopo il divorzio, nonostante ciò la giurisprudenza spesso è favorevole a riconoscerlo. Questo perché riprendere a lavorare dopo molti anni di inoccupazione professionale può essere difficoltoso e non garantire una vita dignitosa (considerando che nel frattempo non c’è stata la possibilità di formarsi, studiare o acquisire esperienza).

Il principio per cui la moglie casalinga - si ribadisce che vale lo stesso a situazioni invertite - ha diritto al mantenimento si basa proprio su questo meccanismo. La portata del cambio di rotta dei giudici, però, si comprende soltanto considerando che negli ultimi anni la donna non era caricata di particolari oneri probatori. Il semplice fatto di non aver lavorato per molti anni, occupandosi della famiglia e della gestione domestica, era spesso considerato un criterio sufficiente.

Non che la situazione sia molto diversa a livello pratico, non lavorare per svariati anni comporta indubbie difficoltà occupazionali, ma per l’orientamento più recente la casalinga che vuole il mantenimento deve dimostrare:

  • che la scelta di non lavorare per occuparsi della famiglia è stata presa in comune accordo con il marito;
  • le opportunità lavorative e di crescita professionale concrete perse.

La decisione di non lavorare - ai fini del futuro mantenimento - deve sempre essere condivisa con il coniuge e questa circostanza deve essere documentabile. Presumibilmente la coppia non avrà stipulato un accordo scritto, quindi si potrebbe pensare alle dichiarazioni testimoniali o ad alcuni comportamenti concludenti del marito.

Cosa cambia ora?

Il tema più innovativo riguarda l’onere della prova riguardo alle opportunità perse. Il coniuge che si è occupato di casa e figli rinunciando al lavoro deve infatti dimostrare le concrete opportunità che ha perduto, le quali ne avrebbero potuto migliorare la situazione economica personale presente e futura.

Non tutte le persone seguono uguali percorsi di vita, hanno differenti studi ed esperienze di lavoro. Non si può quindi solo presumere che la casalinga abbia perso delle opportunità concrete, dato che in alcuni casi la sua situazione sarebbe potuta rimanere invariata anche con una scelta diversa. Un criterio molto utile in proposito è quello temporale: quanti anni è durato il matrimonio? qual era l’età della moglie al momento delle nozze e qual è l’età attuale?

Queste informazioni possono incidere notevolmente sulla valutazione, dato che l’assegno di mantenimento o divorzile non sono dovuti a priori all’ex coniuge che ne ha necessità, ma dipendono dalla sua incolpevolezza. Potrebbe comunque rimanere un diritto agli alimenti, che è molto limitato e non sussiste dopo il divorzio.

La questione delle opportunità perse è rilevante per capire le possibilità occupazionali (e l’eventuale colpa nell’incapacità di mantenersi autonomamente) ma è necessaria anche alla considerazione della funzione compensativa, assunta dall’assegno divorzile in favore delle casalinghe, come ribadito dalla Cassazione.

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