Mes, il governo Meloni lo baratta con il Pnrr: sì alla ratifica in cambio delle modifiche al piano Ue

Stefano Rizzuti

16 Gennaio 2023 - 12:48

Il governo Meloni si appresta a ratificare il Mes, fornendo rassicurazioni in Ue. Ma, allo stesso tempo, vuole aprire un negoziato con Bruxelles per modificare il Pnrr.

Mes, il governo Meloni lo baratta con il Pnrr: sì alla ratifica in cambio delle modifiche al piano Ue

Cambiare il Pnrr entro due mesi, prima della fine di marzo. Un obiettivo ambizioso per il governo Meloni, ma che negli ultimi giorni sembra andare di pari passo con la ratifica della riforma del Mes. Due partite apparentemente diverse, ma invece strettamente legate fra loro, almeno nelle intenzioni della presidente del Consiglio Giorgia Meloni.

Il governo vorrebbe puntare su un negoziato a Bruxelles che metta insieme queste due partite. In sostanza, Meloni vorrebbe garantire la ratifica del Mes da parte dell’Italia in cambio delle modifiche al Pnrr richieste all’Ue. D’altronde la posizione del governo sul Piano nazionale di ripresa e resilienza è chiara da tempo: bisogna metterci nuovamente mano.

Secondo il vicepresidente del Consiglio, Matteo Salvini, per esempio, ci sono una serie di obiettivi non raggiungibili entro il 2026 ed è impossibile “fare in tre anni quello che non è stato fatto in sei”. E allora, complice la guerra e la crisi energetica, il governo vuole modificare il piano, ma questa trattativa con l’Ue è davvero possibile?

Quando si decide su Mes e Pnrr

Una decisione su questi due temi dovrebbe arrivare nei primi giorni di febbraio. Quando il piano RePowerEu verrà approvato dal Parlamento e dal Consiglio europeo. A quel punto ogni Stato membro dovrà comunicare in che modo utilizzare i soldi, per l’Italia circa 9 miliardi. Questo nuovo piano deve essere compatibile con il Pnrr e da qui, spiega la Repubblica, si aprirà la partita sulle possibili modifiche al Pnrr. Che, come detto, s’intreccia con quella del Mes.

Si può modificare il Pnrr?

Il Pnrr è modificabile, ma a condizioni stringenti. Per esempio una modifica può essere accettata se il piano non è più realizzabile dallo Stato membro per motivazioni oggettive: in quel caso è possibile presentare una richiesta motivata alla Commissione per valutarne le modifiche. E da lì, in caso di ok di Bruxelles, si può presentare un nuovo piano modificato, se non addirittura nuovo.

Il governo Meloni ha già preso da tempo contatti con la Commissione per valutare possibili cambi al piano. Ma finora dalla presidente, Ursula von der Leyen, non sono arrivate aperture: nell’incontro con Meloni ha ribadito che sono possibili solo modifiche limitate per non compromettere le riforme.

Come il governo Meloni vuole cambiare il Pnrr

Il governo chiede una modifica partendo da un presupposto: i costi delle materie prime per la realizzazione delle opere sono aumentati del 30%. Aumentando i costi, l’unica soluzione secondo Palazzo Chigi è ridurre il numero delle opere da realizzando, cancellando parte dei 120 miliardi di lavori pubblici. Anche, sottolineano dall’esecutivo, per non rischiare ritardi.

A cambiare, nella volontà di Meloni, ci sarebbe la governance. Mentre già si pensa a un decreto taglia-burocrazia da emanare entro fine gennaio. In generale la maggioranza ritiene che alcuni bandi siano poco attrattivi, come quelli sulla logistica, le gare per gli acquisti dei trattori agricoli a biometano o elettrici.

Uno dei principali problemi è quello relativo al capitolo dell’idrogeno. Discorso che vale per il piano per costruire 40 stazioni di rifornimento per i veicoli leggeri e pesanti (con 230 milioni di euro in scadenza il 31 marzo) ancora non applicato perché si sono fatti avanti in pochi, come racconta il Messaggero. E stesso discorso vale per le stazioni di rifornimento per i treni a idrogeno.

Il negoziato con l’Ue per lo scambio Mes-Pnrr

Il governo, quindi, vuole aprire un negoziato con l’Ue per una sorta di scambio tra Mes e Pnrr. Le trattative sul Pnrr, secondo la Repubblica, sono in salita. E proprio per questo il governo vuole tirare in ballo il Mes, che solo l’Italia (insieme alla Croazia, appena entrata nell’euro) non ha ancora ratificato.

È vero che Meloni ha già assicurato all’Ue che la ratifica della riforma del Mes ci sarà, ma sicuramente punta ancora a intrecciare le due partite. Anche perché sembra ormai evidente che le richieste della presidente del Consiglio non verranno accolte e il Mes non cambierà.

Cosa farà il governo Meloni sul Mes

Sul capitolo Mes, quindi, il governo dovrà arrendersi. Ma tentando di vendere cara la pelle sul Pnrr. Nei prossimi giorni si attende, probabilmente, un disegno di legge governativo che impegnerà l’esecutivo a ratificare il Mes. A redigerlo ci penseranno i ministeri di Economia ed Esteri e il voto in Parlamento potrebbe arrivare nel giro di almeno un mese.

Presumibilmente nel testo ci sarà fatto un riferimento all’impegno che il governo non attivi mai il Mes, almeno fin tanto che Meloni sarà al governo. Discorso che varrebbe, per quanto non sia vincolante, anche per il Mes sanitario. La ratifica, comunque, è ormai obbligata, come ha dimostrato anche l’incontro tra Meloni e il nuovo direttore generale del Mes, Pierre Gramagna.

Meloni, così come Giorgetti, ha già rassicurato l’Ue sulla ratifica del Mes e non ci saranno modifiche alla riforma, come Palazzo Chigi sperava. Proprio in queste ore Giorgetti offrirà ulteriori rassicurazioni all’Eurogruppo a Bruxelles e l’Ue, probabilmente oggi stesso, annuncerà l’imminente ratifica con il via libera dell’Italia dato per scontato. A quel punto, una volta accontentata Bruxelles, il governo proverà ad aprire la partita per le modifiche al Pnrr.

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