I motivi dell’ultima guerra a Gerusalemme tra Israele e Palestina

E. C.

13/05/2021

Prosegue la guerra a Gerusalemme: preoccupazione di Usa e Unione Europea. Intanto, Israele prepara una possibile invasione di terra della Striscia di Gaza. Capiamo il perché della guerra in corso.

I motivi dell’ultima guerra a Gerusalemme tra Israele e Palestina

Il perché della guerra in corso a Gerusalemme ha radici storiche antiche e molto complesse.

L’ultimo scontro tra Israele e Palestina sta suscitando l’attenzione del mondo, in particolare Usa e Europa. Già da giorni erano iniziati forti scontri tra israeliani e palestinesi, poi sfociati con il lancio di razzi dalla Striscia di Gaza verso il territorio israeliano e Gerusalemme.

I morti sono ormai oltre 80 (di cui 17 bambini) e l’Ansa riferisce che l’esercito israeliano è entrato a Gaza. I perché dell’altissima tensione della guerra tra palestinesi e israeliani in corso sono molteplici e controversi.

Se lo scontro tra Palestina e Israele è storia antica che risale alla fine del diciannovesimo secolo, i perché dell’ultimo scontro avvenuto a Gerusalemme possono essere ricercati nella dinamica degli eventi recenti che interessano le due parti.

Scontro a Gerusalemme: il perché delle tensioni accumulate

Il primo perché delle tensioni tra israeliani e palestinesi è proprio una motivazione che affonda le radici nella storia. La città di Gerusalemme, per ragioni antiche, è rivendicata sia dai palestinesi sia dagli israeliani come capitale del proprio Stato. La città presenta una demografia varia: è abitata infatti da entrambi i popoli.

A causa della disputa storica e della presenza di entrambi i popoli sullo stesso territorio, la città di Gerusalemme fu ad un certo punto divisa in due: una parte est e una parte ovest. La parte est della città è la zona appartenente al popolo di Palestina, mentre la parte ovest è degli israeliani. Proprio su questa linea di confine e di perenne guerriglia, negli anni sono successe diverse dispute tra i due popoli, israeliani e palestinesi.

È, tuttavia, nella parte est, dove si trova la porta di Damasco, che giovedì scorso erano iniziati i violenti scontri, con decine di feriti e molti arrestati, e non lungo il confine tra la parte ovest e est della città di Gerusalemme. La polizia israeliana era poi intervenuta e lo scenario si era trasformato in guerriglia, tra gas lacrimogeni, granate assordanti, lanci di pietre e altri oggetti.

Il casus belli dell’ultimo violento scontro sembrerebbe quindi non contemplare direttamente il confine tra est ed ovest (fattore comunque sempre presente): ciò che aveva scatenato la guerriglia era stato questa volta la protesta per gli sfratti di decine di famiglie palestinesi dalle proprie case che sarebbero stati programmati sempre basandosi sul principio storico di lotta tra i due popoli.

Tuttavia, nonostante gli scontri si siano inizialmente svolti nella parte est della città di Gerusalemme, il conflitto per il confine tra est e ovest che rievoca i perché storici della guerra non sembrava volgere al termine, tutt’altro. Solo qualche giorno fa, nel cuore di Gerusalemme, erano infatti stati cacciati dei palestinesi per fare spazio a coloni israeliani suscitando delle proteste nell’est.

Non solo di confini, quindi, ma anche l’essere confinati è una tematica importante della guerra.

Israele e Palestina: il culmine del conflitto e i perché dello scontro

Manifestazioni e grandi perché della storia della lotta, a cui si aggiungono questioni sulla libertà di culto, si mescolano in un conflitto che da giorni ormai preoccupa gli occhi del mondo intero.

Il culmine del conflitto non sembra essere ancora arrivato. Dopo l’ingresso dell’esercito israeliano a Gaza avvenuto alle 23.26 di questa sera (giovedì 13 maggio), e il continuo bombardamento da parte di Hamas e le risposte al fuoco, sembrerebbe possibile un’invasione via terra della Striscia.

Sirene di allarme nel sud di Israele e fino a Tel Aviv e Gerusalemme: lanciati in totale 1.600 razzi fino ad ora. Tutte le principali compagnie europee cancellano i voli per Israele.

Il conflitto non sembra avere fine e si tratta di cause e conseguenze, offensive e risposte che perpetrano nel tempo. Ogni offensiva e ogni controffensiva può essere adito per un nuovo perché e il proseguimento dello scontro a fuoco. La situazione è tesa e complessa e lo stesso vale per i perché dell’ultimo scontro, tra religione, politica e proteste contro il governo, confini e appartenenza dei popoli, storia.

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# Guerra

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