MPS, Caltagirone sale ancora e gli azionisti blindano OPS su Mediobanca. Tutte le risposte di Siena su dossier Generali e su quell’“accordo”

Laura Naka Antonelli

17/04/2025

Il D-Day dell’OPS lanciata da MPS-Monte dei Paschi di Siena su Mediobanca è qui. Ultimo obiettivo Generali e patto con Caltagirone? Siena risponde.

MPS, Caltagirone sale ancora e gli azionisti blindano OPS su Mediobanca. Tutte le risposte di Siena su dossier Generali e su quell’“accordo”

Il D-Day per la grande partita di risiko bancario che vede protagonista l’OPS lanciata da MPS su Mediobanca, che tanto ha scioccato Piazza Affari, è arrivato oggi, giovedì 17 aprile 2025, stesso giorno del BCE Day, e si è chiuso con un esito favorevole per il Monte dei Paschi di Siena.

L’assemblea degli azionisti ha infatti dato il suo appoggio alla proposta del CDA guidato dal CEO Luigi Lovaglio di varare un aumento di capitale, al servizio dell’offerta che è stata promossa su Piazzetta Cuccia.

La proposta è stata votata a grande maggioranza, per la precisione dall’86,48% del capitale presente. Risicata la quota dei contrari, rappresentativi dell’11,84% del capitale, in una assemblea in cui ha partecipato il 73,59% del capitale.

MPS, Caltagirone secondo azionisti. E l’assemblea dei soci blinda proposta aumento capitale

Una giornata campale, non solo per il Monte ancora di Stato, ma per tutta la finanza italiana. E una giornata che si è mostrata subito ricca di novità, a partire dalla notizia, arrivata stamattina, relativa all’ennesimo blitz dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone, che è diventato ufficialmente secondo azionista del Monte, salendo al 9,96% del capitale del gruppo.

Dal libro dei soci che è stato letto aprendo l’assemblea degli azionisti di oggi, si è appreso infatti che gli azionisti rilevanti del Monte dei Paschi di Siena sono, per la precisione: il MEF (Ministero dell’Economia e delle Finanze), che detiene una partecipazione pari all’11,7%; Caltagirone, secondo azionista di Siena con una quota pari al 9,96, Delfin con il 9,86%, Banco BPM con il 5% e Anima con il 3,99%.

Questi ultimi due player del mondo della finanza italiano, ovvero Banco BPM e Anima, avevano già dato nei giorni scorsi il loro appoggio alla proposta di varare l’aumento di capitale a servizio dell’OPS. Il sostegno alla proposta relativa all’aumento di capitale di MPS era stato manifestato negli ultimi giorni anche da altri azionisti, come PIMCO e come Algebris Investments, quest’ultima società di investimenti guidata dal CEO Davide Serra, che si era messo in evidenza per la reazione che aveva avuto di fronte al consiglio che il proxy advisor ISS aveva dato agli azionisti del Monte. I riflettori oggi sono rimasti puntati anche su Generali, sulla scia di alcuni chiarimenti che MPS ha dato su cosa intende davvero da fare con l’OPS di Mediobanca, che è stata interpretata subito, da Piazza Affari, come una operazione volta a concretizzare un piano ben preciso, teso a blindare il colosso assicurativo di Trieste, roccaforte dei risparmi degli italiani e dei BTP.

Il Monte dei Paschi di Siena tallonato da domande su Generali

In merito al dossier Generali, dai documenti che sono stati pubblicati in vista dell’assemblea degli azionisti, è emerso che MPS ha fatto di tutto per smentire le voci su un presunto accordo raggiunto tra lo stesso Monte dei Paschi di Siena e i due grandi azionisti Caltagirone e Delfin, questi ultimi tra i maggiori soci anche di Mediobanca e di Generali, finalizzato a una possibile spartizione dei tre pilastri della finanza italiana.

Le precisazioni hanno riguardato in particolare quelle indiscrezioni insistenti che si sono presentate più volte a Piazza Affari, su un presunto piano orchestrato dal governo Meloni - presente tuttora nel Monte dei Paschi di Siena, attraverso il Tesoro-MEF, ancora azionista di maggioranza della banca -, con il supporto dell’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone e la holding Delfin della famiglia Del Vecchio: piano che punterebbe a stravolgere, proprio attraverso l’eventuale successo dell’offerta lanciata su Piazzetta Cuccia, la governance di Assicurazioni Generali. Mediobanca, va ricordato, è infatti maggiore azionista del Leone di Trieste, con una partecipazione di poco superiore al 13%.

Secondo i continui rumor di mercato che più volte hanno fatto da market mover di Piazza Affari, il presunto piano sarebbe volto a consentire al governo Meloni di avere più voce in capitolo nella governance del grande gioiello italiano delle assicurazioni, forziere dei risparmi degli italiani, che continua a essere gestito ancora dal CEO francese Philippe Donnet: forziere tra l’altro colpevole di aver siglato un accordo con i francesi di Natixis, facenti capo alla banca transalpina BPCE, al fine di creare un gigante attivo nel risparmio gestito: operazione fumo negli occhi per il governo Meloni e, in generale, per tutta la politica italiana.

MPS lapidaria, nessun accordo con Caltagirone

Nessun accordo tra i vertici di Rocca Salimbeni e il gruppo Caltagirone, ha invece risposto direttamente il Monte dei Paschi di Siena, come si legge nel documento pubblicato in vista dell’assemblea degli azionisti di oggi: “Risposte alle domande dei soci”.

Alla domanda 14 dell’azionista: “È certo che la sopra richiamata dichiarazione, ovvero la non crucialità di Generali nel terzo polo con Mediobanca, non sia dovuta all’esistenza di accordi di fatto tra MPS e il gruppo Caltagirone? È certo che tra il gruppo MPS e il gruppo Caltagirone, non ci sia un progetto di spartizione che magari sarà reso pubblico solo dopo l’acquisizione di Mediobanca? ”, la risposta di MPS, categorica, è stata la seguente: “Non vi è alcun accordo con il Gruppo Caltagirone”.

Occhio intanto al trend delle azioni direttamente interessate dal dossier, ovvero ai titoli MPS-Monte dei Paschi di Siena e Mediobanca, in una sessione che ha visto l’indice Ftse Mib di Piazza Affari ostaggio del BCE Day.

Giornata di fuoco per Piazza Affari, tra BCE Day e MPS Day

Oggi, giovedì 17 aprile 2025, per Piazza Affari è stata infatti una giornata decisamente di fuoco, con la direzione del Ftse Mib della Borsa di Milano che è stata condizionata dal verdetto sui tassi snocciolato dalla BCE e dalle parole che la presidente dell’istituzione Christine Lagarde ha proferito nella conferenza stampa seguita all’annuncio sui tassi.

Fari puntati ovviamente anche sulle notizie e indiscrezioni filtrate da Siena, dove oggi gli azionisti del Monte dei Paschi si sono riuniti per approvare o meno la proposta del CDA di Rocca Salimbeni, dando il loro assenso.

La proposta del CDA guidato dal CEO Luigi Lovaglio è quella di varare un aumento di capitale di MPS funzionale all’Offerta pubblica di scambio che il Monte ha lanciato lo scorso 24 gennaio su Mediobanca, la banca guidata dal CEO Alberto Nagel, che più volte ha risposto all’OPS con un no fermo, tirando in ballo anche la questione dei tassi di interesse dell’area euro: tassi che, sulla scia dei dazi reciproci imposti dal presidente americano Donald Trump, sono orientati secondo gli economisti e i mercati a essere tagliati in modo più significativo rispetto a quanto atteso in precedenza.

Già in passato, l’amministratore delegato di Piazzetta Cuccia aveva spiegato la contrarietà all’assalto di MPS con il fattore tassi.

MPS Day, la vittoria di Lovaglio, che svela il momento clou in cui ha deciso di muoversi su Mediobanca

Ma oggi, nell’aprire l’assemblea dei soci, il CEO del Monte Luigi Lovaglio è tornato a sbandierare l’importanza dell’OPS:

La nostra banca è più che pronta per guidare un nuovo processo di sviluppo, uno sviluppo industriale che attraverso l’unione delle forze con Mediobanca può creare valore da subito a vantaggio di tutti gli azionisti e stakeholder”

Lovaglio ha continuato, facendo notare che i conti di MPS relativi all’esercizio 2024 hanno messo in evidenza una “ marcata accelerazione della performance operativa grazie alle attività commerciali coi nostri clienti , che sono il nostro punto di riferimento, oltre a evidenziare una forte solida posizione patrimoniale”.

Quando poi è arrivata la notizia del sì degli azionisti alla proposta di aumentare il capitale a servizio dell’OPS su Mediobanca, ci sono stati, secondo le indiscrezioni riportate da Radiocor, perfino gli applausi. Sempre stando a quanto riportato da Radiocor, nel salutare i giornalisti al termine delle votazioni, il presidente del Monte Maione non ha fatto nulla per nascondere la propria soddisfazione, indicando che “adesso andiamo avanti fiduciosi con i prossimi passi”: passi che includono, come ha fatto notare l’AD del Monte Luigi Lovaglio, il via libera all’operazione da parte della BCE. A quel punto, l’operazione potrò essere varata tra i mesi di giugno e di luglio.

Nelle risposte ai soci in assemblea Lovaglio ha anche rivelato quando il Monte ha deciso di mettere nel mirino Mediobanca: “L’ideazione è partita a novembre scorso dopo l’annuncio di UniCredit dell’operazione su Banco Bpm: non potevamo stare li’ ad aspettare”. Va ricordato che UniCredit annunciato il lancio della sua OPS su Banco BPM il 25 novembre 2024, mentre il grande annuncio dell’OPS di MPS su Mediobanca è arrivato il 24 gennaio 2025.

Quelle risposte di MPS ai soci sul caso Generali. Nessun “concertone”

Tornando a spulciare il documento con cui MPS ha pubblicato le risposte che ha dato a tutte le domande che, in vista dell’assemblea dei soci di oggi, sono state poste dai suoi azionisti, si nota la continua presenza di una parola chiave ben precisa: Generali.

Occhio per esempio alla domanda numero 74: “ MPS intende sfiduciare il prossimo CDA di Generali , allorché avrà il controllo su MB e diverrà il primo azionista del noto gruppo assicurativo?”.

La risposta è la seguente: “La Banca è attualmente del tutto focalizzata nel portare a termine l’Offerta Pubblica di Scambio sulla totalità delle azioni di Mediobanca – Banca di Credito Finanziario S.p.A ”.

Il dubbio che MPS abbia come fine ultimo Generali si ripresenta soprattutto nella domanda 13:

“L’amministratore delegato del Monte dei Paschi di Siena, Luigi Lovaglio, ha puntato il mirino su Mediobanca alle fine del 2022, dopo aver messo in sicurezza la banca con un aumento di capitale da 2,5 miliardi di euro. Prima di lanciare l’offerta di scambio ha aspettato che lo Stato scendesse dal 64% all’11,7% e che intorno alla banca si creasse un nocciolo duro di azionisti italiani: sono entrati la Delfin della famiglia Del Vecchio con il 9,8%, l’imprenditore romano Francesco Gaetano Caltagirone con l’8%, ma soprattutto il Banco Bpm con il 5% e anche Anima attraverso il 4 per cento. La mossa di Piazza Meda - anche nei desiderata del governo - avrebbe dovuto essere propedeutica a un matrimonio tra Milano e Siena per creare il terzo polo bancario. L’operazione, però, è finita in standby perché nel frattempo Unicredit ha lanciato la sua offerta proprio sul Banco BPM”.

In ballo il futuro delle tre colonne portanti della finanza italiana?

Lo stesso azionista che ha posto la domanda, e che ha definito Mediobanca, Monte dei Paschi di Siena e Generali “ le tre colonne portanti della finanza tricolore ”, ha ricordato che le tre banche, stando a quanto ha scritto Mediobanca nel rivolgersi alla BCE “ «potrebbero finire sotto il controllo» dell’imprenditore delle costruzioni Francesco Gaetano Caltagirone e della Delfin, la holding azionista di EssiLux, l’impero degli occhiali creato da Del Vecchio”, con “un controllo che avverrebbe «senza l’approvazione delle autorità di vigilanza»”, stando a quanto paventato da Piazzetta Cuccia.

Il socio ha sottolineato anche che, nel fare la segnalazione alla BCE, Mediobanca ha espresso “vive preoccupazioni sul fatto che potrebbero acquisire il controllo di tre delle principali istituzioni finanziarie del Paese ”.

Ricordato tra l’altro anche il fatto che “ i due soci hanno avuto in passato un patto di consultazione , poi, sciolto nelle assicurazioni Generali” e che sempre loro due, Caltagirone e Delfin, lo scorso 13 novembre “sono entrati nel capitale di MPS creando quello zoccolo duro auspicato dal Tesoro durante la sua progressiva uscita dal capitale della banca senese”.

Countdown al D-Day di Generali

Ancora, nel presentare la sua domanda fiume, l’azionista ha fatto notare che, “al di là di speculazioni e congetture, è difficile dimostrare il concerto ed è un argomento complicato anche in punta di diritto”, segnalando anche che, in ogni caso, “ lo scontro da una parte tra Delfin, Caltagirone e dall’altra Mediobanca e Generali arriverà al culmine il 24 aprile , quando l’assemblea degli azionisti rinnoverà il consiglio di amministrazione di Generali, composto da 13 membri”.

Delfin possiede il 9,9% del Leone e aspetta il via libera dalle ultime authority internazionali per salire oltre il 10% e poter arrivare – eventualmente – fino al 20%. Caltagirone, invece, ha il 6,9% del gruppo di Trieste. Tre anni fa Caltagirone e Milleri, presidente di Delfin, sfidarono apertamente Mediobanca e il cda uscente non condividendone la strategia. Quest’anno, invece, Caltagirone ha presentato una lista di consigliere di alto profilo – tra gli altri ci sono Flavio Cattaneo, al vertice dell’ENEL e Fabrizio Palermo, numero uno di Acea e già AD di Cdp –, ma senza indicare candidati alla presidenza o al ruolo di di amministratore delegato. Si tratta, quindi, di una lista di minoranza che può ambire al massimo – in caso di vittoria – a ottenere 6 consiglieri su 13. A cambiare le carte in tavola è stata, quindi, l’offerta ostile di MPS su Mediobanca: Delfin è socio al 9,9% di Siena, Caltagirone è all’8%. Alla BCE, Mediobanca ha scritto che Delfin e Caltagirone potrebbero aggirare le norme che richiedono loro di notificare alle autorità di regolamentazione se stanno «agendo di concerto», con le loro partecipazioni aggregate a fini normativi. Delfin e Caltagirone sono grandi azionisti di Mediobanca con, rispettivamente, il 19,8% e il 7,6%”.

La questione è dunque complessa da dirimere”, ha commentato ancora, “ma in base alle norme della BCE gli investitori che agiscono di concerto devono notificare alla banca centrale se cercano di aumentare la loro proprietà di un istituto di credito oltre determinate soglie. E se il concerto fosse accertato, la BCE potrebbe chiedere di lanciare un’OPA nel caso venisse superata la soglia del 25% o congelare i diritti di voto. Delfin e Caltagirone, da parte loro, hanno sempre negato di lavorare in modo coordinato e nelle ultime assemblee di Mediobanca non hanno mai votato uguale. La segnalazione del concerto è stata portata anche davanti all’Ivass e alla Consob. Mediobanca, però, confida nell’intervento della BCE che non ha ancora decretato il via libera all’OPS di MPS sulla banca milanese”.

Dopo tutti questi rilievi, la domanda è stata la seguente: “Chi sono i consulenti di questa operazione ? E quanto ci costano?”

Di nuovo secca la risposta di MPS: “ La Banca è assistita da primari consulenti legali, come detto in premessa non si forniscono informazioni coperte da vincoli di riservatezza”.

In risposta a un’altra domanda che ha citato quanto riportato da alcuni articoli di stampa su un possibile accordo tra il governo Meloni, Caltagirone e Delfin, che si è conclusa con il seguente commento: “Tutto ciò credo dimostri che su Generali ci sia un concertone più che un concerto diretto da Bisignani ”, MPS ha risposto con queste parole:

BMPS non commenta articoli di stampa. L’Offerta è stata strutturata, valutata e approvata dalla Banca in piena autonomia di giudizio e BMPS non è parte di alcun accordo con i soggetti menzionati in merito
all’Offerta
”.

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