Le prospettive di un taglio dei tassi non abbassano ancora la rata del muto variabile. In parte è colpa delle banche, ma anche della prudenza del Consiglio direttivo Bce. Ecco cosa sta succedendo.
Per i mutui tasso variabile, la rata non è scesa a gennaio. Anzi, in alcuni casi sono aumentati.
L’abbassamento dell’inflazione, che lentamente torna a scendere verso il target del 2%, offre speranze di una politica monetaria più favorevole alla discesa dei tassi.
Tuttavia, sebbene le speculazioni su un possibile cambiamento da parte della Banca Centrale Europea hanno già influenzato l’indice IRS, legato al costo dei mutui a tasso fisso, che ha registrato una precoce diminuzione, sul fronte dei mutui variabili non c’è ancora questa evidenza. Vediamo ora perché.
Mutui tasso variabile: perché la rata non è scesa?
I mutui a tasso variabile non hanno ancora invertito la loro tendenza al rialzo, nonostante a dicembre ci sia stata una piccola riduzione dei tassi di interesse sui mutui a tasso fisso, come rivelato dal rapporto mensile dell’ABI, l’Associazione Bancaria Italiana.
L’ABI riferisce infatti che il tasso medio sui nuovi mutui è stato del 4,42%, contro il 4,5% richiesto a novembre. Questo perché i mutui a tasso fisso, i cui pagamenti rimangono costanti per l’intera durata del contratto, seguono l’indice IRS, che è in ribasso dal mese di novembre.
Eppure anche i tassi Euribor, utilizzati per il calcolo della rata dei mutui variabili, sono scesi (leggermente) nell’ultimo mese. Ma la rata non risente della diminuzione. La spiegazione di questo fenomeno controintuitivo risiede nella complessa articolazione delle modalità con cui le banche rilevano gli indici Euribor. Esistono infatti differenti approcci, tra cui l’analisi a fine mese, la media mensile, e il riferimento all’Euribor di metà mese, si sono verificate situazioni in cui alcuni mutuatari non hanno goduto della prevista riduzione delle rate mensili.
Quando la rata inizierà a diminuire?
Nonostante l’attuale quadro di incertezza, emerge un barlume di speranza nel complesso panorama dei mutui. Dopo ben 24 mesi caratterizzati da costanti rialzi, si intravedono i primi timidi segnali di inversione di tendenza sui mutui a tasso fisso.
L’ottimismo cresce a seguito delle prospettive di tagli da parte della Banca Centrale Europea (BCE) previste nel corso del 2024, secondo le dichiarazioni della presidente Christine Lagarde al Forum economico di Davos. La conferma che i tassi di interesse potrebbero aver raggiunto il picco escludono ulteriori aumenti e costituisce un incoraggiamento per chi sta considerando l’opzione di un mutuo a tasso variabile, poiché potrebbe non esserci alcun ulteriore incremento come in passato.
Tuttavia, la nota negativa è la prospettiva di dover attendere ancora del tempo prima di assistere a un effettivo calo dei tassi. La BCE, nonostante le aspettative iniziali di un possibile taglio già quest’estate, potrebbe prendere in considerazione questa misura solo nel corso del 2025, come indicato da Robert Holzmann, membro del Consiglio direttivo della BCE. Le sue dichiarazioni a Davos sottolineano la prudenza della BCE, indicando che, almeno al momento, “non si prospetta alcuna riduzione dei tassi nel breve termine”. Philip Lane, capo economista della BCE, in un’intervista al Corriere della Sera, ha enfatizzato il ruolo dell’ultimo aumento dei tassi nel frenare la crescita dell’inflazione e ha suggerito che qualsiasi decisione futura sarà parte di una sequenza di adeguamenti, piuttosto che un singolo evento. Il contesto di incertezza sottolinea l’importanza di una gestione equilibrata e graduale della politica monetaria per evitare effetti controproducenti sul mercato dei mutui e sulle prospettive finanziarie dei mutuatari.
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