Prende il via oggi a Ramstein in Germania il vertice Nato dove si deciderà sulla fornitura di armi all’Ucraina: pressioni sul cancelliere Scholz che teme una terza guerra mondiale.
La guerra in Ucraina è un avvenimento che sarà centrale nei libri di storia dei nostri nipoti, con il vertice Nato che penderà il via oggi a Ramstein in Germania che potrebbe essere uno dei quei fatti da sottolineare con la penna rossa.
Per uno strano scherzo del destino potrebbe essere decisiva ancora una volta la Germania per lo scoppio o meno di una guerra mondiale, solo che questa volta è il cancelliere tedesco Olaf Scholz a mostrarsi assai prudente per il timore di una escalation bellica.
Per capire perché il vertice Nato di oggi a Ramstein è così importante, per l’Italia sarà presente il ministro della Difesa Guido Crosetto, bisogna però fare un passo indietro e ripercorrere le principali tappe della guerra in Ucraina.
Il pantano della guerra in Ucraina
Lo scorso 24 febbraio la Russia, dopo aver ammassato per settimane le proprie truppe lunghe il confine, ha dato il via a quella che Vladimir Putin ha definito una “operazione speciale per denazificare l’Ucraina”.
Dopo le prime ore con i bombardamenti a tappeto e i carri armati di Mosca in marcia verso Kiev, si pensava a una sorta di guerra lampo ma così non è stato: a causa degli errori dei generali russi e della eroica resistenza degli ucraini, Putin ha dovuto ben presto abbandonare l’idea di issare subito la propria bandiera a Kiev.
Immediata è stata la condanna dell’Occidente, con la Nato che fin dal primo momento ha iniziato a fornire aiuti economici e militari all’Ucraina stando sempre ben attenta però a inviare solo armi difensive, visto il timore di una possibile escalation che avrebbe significato una terza guerra mondiale.
In primavera la Russia è riuscita a conquistare le principali città ucraine che si affacciano sul Mar d’Azov e buona parte del Donbass, non riuscendo però a sfondare verso Ovest. La Nato così ha iniziato a convincersi che le frasi dette sulle possibilità dell’Ucraina di vincere - o perlomeno non perdere - la guerra non erano una mera retorica di propaganda, iniziando così a fornire sempre più armi offensive a Kiev.
A fine estate inoltre è stato decisivo il supporto dell’intelligence americana e britannica per “guidare” la controffensiva ucraina, con le truppe del presidente Volodymyr Zelensky che sono riuscite a riconquistare diversi territori tra cui l’importante città di Kharkiv .
Siamo arrivati così allo stallo attuale: una continua carneficina di soldati mentre i russi scavano trincee e gli ucraini provano, senza più tanta fortuna, a liberare ulteriori territori dall’occupazione russa.
Il ruolo della Nato
Dopo quasi un anno di combattimenti, si può affermare che la Nato in questa ennesima guerra per procura stia come telecomandando le truppe ucraine, che combattono sul campo contro i russi armati e istruiti dall’Occidente.
A Washington però sanno bene che il confine che ci separa da una catastrofica terza guerra mondiale - potenzialmente anche nucleare - è sottilissimo, visto che il missile caduto in Polonia ha dimostrato come possa bastare un nulla per dare il via a una escalation bellica.
Come uno spasimante che al primo appuntamento al cinema pian piano si avvicina alla corteggiata ben attento a carpire ogni minima reazione di lei, la Nato con i suoi tempi ha alzato lentamente sempre più l’asticella dei rifornimenti militari all’Ucraina annusando le debolezze e le difficoltà di Mosca.
Per Volodymyr Zelensky ancora non sarebbe stato fatto abbastanza, anche se l’Estonia giusto per fare un esempio ha messo sul piatto finora una cifra pari all’1% del proprio Pil, ma l’Occidente deve muoversi con cautela ben consapevole che, se dovesse ritrovarsi spalle al muro, Vladimir Putin potrebbe a quel punto superare la tragica linea rossa della guerra nucleare.
Non è un mistero infatti che la Russia non solo ha migliaia di armi tattiche nucleari pronte all’uso, ma anche diversi missili ipersonici potenzialmente atomici già posizionati che potrebbero colpire pure gli Stati Uniti con una buona possibilità di non essere intercettati dai pur sofisticatissimi sistema di difesa americani. Per l’Italia invece non ci sarebbe il beneficio del dubbio.
Perché la Germania è così importante
La Germania negli ultimi anni si è legata molto economicamente alla Russia e alla Cina; con lo scoppio della guerra, Berlino si è schierata senza titubare al fianco dell’Ucraina, mantenendo però un atteggiamento sempre molto prudente.
A Ramstein, proprio in territorio tedesco, ora si terrà il decisivo vertice Nato dove i quaranta paesi dell’Alleanza atlantica dovranno decidere se fornire armi sempre più sofisticate e offensive a Kiev; stando a quanto dichiarato da diversi analisti, la prossima primavera infatti potrebbe essere decisiva per l’esito della guerra tanto che si prevedono “scontri furibondi”.
L’Italia così a Ramstein potrebbe decidere di fornire a Zelensky una batteria anti-missile Samp/T (ne abbiamo solo quattro in totale), la Svezia invierà il sistema di artiglieria Archer, la Danimarca degli obici a lunga gittata, il Regno Unito 600 missili e gli Stati Uniti, oltre ai Patriot, hanno dato l’ok ad altri 2,5 miliardi di aiuti militari.
E la Germania? La Nato vorrebbe che Berlino fornisse i formidabili carri armati Leopard 2, ma Olaf Scholz continua a esitare perché ha paura che questi rifornimenti possano portare a un coinvolgimento diretto dell’Alleanza atlantica nel conflitto, ovvero a una terza guerra mondiale.
Ecco perché il vertice di Ramstein è così importante: con la Casa Bianca che ora sarebbe disposta a tollerare anche un attacco ucraino alla Crimea, se alla fine la Germania dovesse assecondare le richieste degli alleati atlantici la decisione di Scholz potrebbe segnare una sorta di punto di non ritorno per quanto riguarda la guerra.
Se il segretario generale della Nato Jens Stoltenberg è convinto che bisogna “inviare armi all’Ucraina per arrivare a una pace negoziata”, resta da capire se le minacce nucleari della Russia siano solo un bluff oppure il rischio è concreto: a quanto pare, l’Occidente è pronto a scoprire le carte in mano a Vladimir Putin.
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