Omessa dichiarazione dei redditi, quali sanzioni e prescrizione? La guida

Nadia Pascale - Patrizia Del Pidio

30/10/2024

Quali sanzioni per omessa dichiarazione dei redditi? La scadenza è il 31 ottobre, ma cosa succede a chi si dimentica? Ecco le sanzioni previste e i tempi di prescrizione.

Omessa dichiarazione dei redditi, quali sanzioni e prescrizione? La guida

Cos’è l’omessa dichiarazione dei redditi? Quando si verifica e quali sanzioni si rischiano?

Entro il 31 ottobre 2024 deve essere presentata la dichiarazione dei redditi con il modello Redditi PF. Chi non rispetta tale termine può incorrere nella fattispecie dell’“omessa dichiarazione dei redditi”, da cui conseguono sanzioni e rischio di commettere reato penale al verificarsi di determinate condizioni. Vediamo ora quando vi è omessa presentazione, come rimediare e le sanzioni applicate.

Inizialmente il termine di presentazione del modello era stato unificato rispetto al 730/2024 e la dichiarazione doveva essere presentata anche con il modello Redditi Persone Fisiche entro il 30 settembre, ma a causa dello slittamento dei termini per l’adesione al concordato preventivo, il termine è stato prorogato al 31 ottobre 2024.

Ecco quando si verifica l’omessa dichiarazione dei redditi, le sanzioni in vigore dal 1° settembre 2024 e le conseguenze penali.

Cos’è l’omessa dichiarazione dei redditi

Presentare la dichiarazione dei redditi è un adempimento obbligatorio annuale per tutti i contribuenti. Solo alcuni ne sono esclusi se, ad esempio, hanno redditi da lavoro dipendente o da pensione da un solo sostituto di imposta e nessun altro reddito. Ma in linea generale ogni contribuente deve indicare volontariamente i redditi percepiti nel periodo di imposta e determinare la relativa tassazione.

Cosa accade se la dichiarazione dei redditi non viene presentata nei termini stabiliti annualmente? Il rischio è quello di incorrere nella fattispecie di “omessa dichiarazione dei redditi”. Questo in generale vale per tutte le dichiarazioni che il contribuente deve presentare ai fini dell’autoliquidazione dell’imposta dovuta.

La fattispecie di “omessa dichiarazione” può riguardare le imposte dirette (Irpef, Ires, Irap), ma anche le imposte indirette come l’IVA.

Proviamo a sciogliere i dubbi dei contribuenti sulle indicazioni che deve seguire chi dimentica di fare la dichiarazione dei redditi. In questa guida approfondiamo le conseguenze, le sanzioni a cui si va incontro e la prescrizione.

Cosa succede in caso di omessa dichiarazione dei redditi?

Si ha omessa dichiarazione dei redditi nel caso in cui l’adempimento non sia effettuato entro 90 giorni dal termine fissato per legge ( art. 2 comma 7 DPR n. 322/98).
Inoltre, si considera omessa la dichiarazione dei redditi non sottoscritta o presentata con un modello non conforme a quello approvato.

Tale omissione può assumere rilevanza penalistica: in base all’articolo 5 della legge sui reati tributari (decreto legislativo 74 del 2000) chi per legge deve presentare la dichiarazione dei redditi all’Agenzia delle Entrate e non lo fa entro i termini stabiliti commette il reato di omessa dichiarazione.
Stabilisce l’articolo 5 che

comma 1: È punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque al fine di evadere le imposte sui redditi o sul valore aggiunto, non presenta, essendovi obbligato, una delle dichiarazioni relative a dette imposte, quando l’imposta evasa è superiore, con riferimento a taluna delle singole imposte ad euro cinquantamila.
1-bis: È punito con la reclusione da due a cinque anni chiunque non presenta, essendovi obbligato, la dichiarazione di sostituto d’imposta, quando l’ammontare delle ritenute non versate è superiore ad euro cinquantamila.

Affinché scatti il reato penale occorrono quindi due presupposti, uno quantitativo e uno temporale:

  • le imposte evase devono superare la soglia di 50.000 euro;
  • la dichiarazione non viene presentata entro 90 giorni dalla scadenza del termine.

Sotto la soglia dei 50.000 euro per l’evasore non ci sono conseguenze penali, ma si applicano sanzioni amministrative che a breve vediamo.

Per capire più concretamente, si ha dichiarazione omessa, nei seguenti casi:

  • Modello Redditi Persone Fisiche, Società di capitali e modello IRAP: se la presentazione avviene dopo il 29 gennaio dell’anno successivo a quello di scadenza;
  • Modello 730: se la presentazione avviene dopo il 29 dicembre dell’anno di scadenza;
  • Dichiarazione Iva: se la presentazione avviene oltre il 29 luglio dell’anno di scadenza.

Ricordiamo che non tutti i contribuenti sono obbligati a presentare la dichiarazione dei redditi: alcune fasce di contribuenti non devono fare la dichiarazione dei redditi.

Cosa si rischia per omessa dichiarazione redditi

Il profilo sanzionatorio dell’omessa dichiarazione, come riportato dalla legge, prevede pertanto due ipotesi:

  • la reclusione da un minimo di 2 anni al massimo di 5 anni per chi evade le imposte sui redditi o Iva e non presenta le dichiarazioni relative per imposte evase superiori a 50.000 euro.
  • la reclusione da minimo di 2 anni al massimo di 5 anni per chi non presenta la dichiarazione di sostituto d’imposta, sempre quando la somma evasa supera i 50.000 euro.

Si ricorda che 50.000 euro è la soglia al di là della quale per i reati tributari, come l’omessa dichiarazione, acquistano rilevanza penale e quindi possono portare alla detenzione in carcere. Sotto tale soglia le sanzioni saranno di tipo amministrativo e pecuniario, commisurate alla cifra evasa e alla reiterazione del comportamento (in termini percentuali in base alla differenza tra importo dovuto e quello dichiarato).

Come sanare l’omessa presentazione della dichiarazione dei redditi: ravvedimento operoso

Il ravvedimento operoso rappresenta un istituto fondamentale del diritto tributario italiano con il quale il contribuente può spontaneamente regolarizzare omissioni, errori o illeciti di tipo fiscale, versando il tributo non pagato, una sanzione stabilita in misura ridotta e gli interessi, calcolati sull’importo non pagato al tasso legale vigente. È dunque data una possibilità da parte dall’Agenzia delle Entrate a tutti quei contribuenti che intendono regolare la propria posizione.

Pertanto, nel caso la dichiarazione venisse presentata con un ritardo non superiore ai 90 giorni rispetto alla scadenza di presentazione, si può sanare la propria posizione attraverso il ravvedimento operoso. Si compilerà il modello 730 o modello Redditi Persone Fisiche per poi inviarlo all’Agenzia delle Entrate.

In questo caso si dovranno versare:

  • le imposte derivanti dalla dichiarazione,
  • una sanzione ridotta ( la riduzione dipende dall’inervallo tra il termine entro cui doveva essere presentata e il termine in cui viene presentata.

Se il ravvedimento avviene:

  • nei primi 14 giorni la sanzione è ridotta ad 1/15 del minimo per ciascun giorno di ritardo (ravvedimento sprint).
  • entro 30 giorni si versa 1/10 della sanzione;
  • oltre il 30° giorno e fino al 90° giorno si versa 1/9 del minimo;
  • oltre il 90° giorno ed entro il termine di presentazione della dichiarazione per l’anno successivo si versa 1/8 del minimo previsto.

Con il decreto 87 del 2024 sono state ridotte alcune sanzioni per il ravvedimento operoso, in particolare:

  • riduzione della sanzione a 1/7 del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche se incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene oltre il termine per la presentazione della dichiarazione relativa all’anno nel corso del quale è stata commessa la violazione;
  • riduzione della sanzione a 1/6 del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni, anche incidenti sulla determinazione o sul pagamento del tributo, avviene dopo la comunicazione dello schema di atto di cui all’articolo 6-bis, comma 3, della legge 27 luglio 2000, n. 212 non preceduto da verbale di constatazione;
  • 1/5 del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni avviene dopo la constatazione della violazione prima della comunicazione dello schema di atto;
  • riduzione a 1/4 del minimo se la regolarizzazione degli errori e delle omissioni avviene dopo la comunicazione dello schema di atto.

Sanzioni per omessa dichiarazione

Qualora, invece, la dichiarazione non sia presentata oltre i 90 giorni rispetto alla scadenza, viene considerata dichiarazione omessa. In questo caso, anche se fuori termine, si deve compilare la dichiarazione dei redditi su Modello 730 o Modello Redditi Persone Fisiche e dovranno essere pagate:

  • le imposte dovute,
  • la sanzione pari al 120% dell’imposta dovuta, importo minimo da 250 euro.

Non trova più applicazione l’aumento di 1/3 per i redditi esteri non dichiarati.

Il decreto Sanzioni prevede una sanzione ridotta del 75% se il contribuente, oltre il 90° giorno dalla scadenza del termine per la presentazione della dichiarazione ed entro il 31 dicembre del 5° anno successivo alla scadenza del termine, prima di un qualsivoglia controllo, presenta la dichiarazione omessa. Questa nuova previsione normativa, contenuta nel comma 1 bis dell’articolo 1 del decreto legislativo 471 del 1997, trova applicazione a partire dalle dichiarazioni da presentare dal 1° settembre 2024.

Attenzione: c’è una sanzione da pagare anche se la dichiarazione viene omessa quando non sono dovute imposte: la sanzione varia da 250 euro a 1.000 euro, aumentabile fino al doppio nei confronti dei soggetti obbligati alla tenuta delle scritture contabili.

Quando vanno in prescrizione le dichiarazioni dei redditi?

Il reato di omessa dichiarazione si estingue per prescrizione in 8 anni che decorrono dalla data di “consumazione” del reato, quindi dal suo perfezionamento.

In caso di atti interruttivi della prescrizione il reato di omessa dichiarazione si estingue decorsi 10 anni.

È importante evidenziare che nei reati tributari la prescrizione è interrotta anche dal verbale di constatazione delle violazioni redatto dalla polizia giudiziaria e dall’atto di accertamento delle violazioni inviato dal fisco (art. 17 D.lgs. 74 del 2000)

Per quanto riguarda la data di consumazione del reato, essa coincide con lo scadere dei 90 giorni ulteriori concessi al contribuente per inviare la dichiarazione, se questi non l’ha presentata nel termine ordinario.

A tale proposito la Corte di Cassazione ha chiarito nella sentenza n. 8340 del 2 marzo 2020 che i 90 giorni sono un ulteriore termine concesso dalla legge al contribuente per adempiere e non equivalgono a una causa di non punibilità.

Alla luce di ciò e nel ribadire che il reato di omessa dichiarazione si consuma alla scadenza degli ulteriori 90 giorni come anzidetto, la suprema Corte ha chiarito che la prova in giudizio del mancato invio della dichiarazione nel termine indicato spetta al Pubblico Ministero e non al contribuente.

La prescrizione secondo la data del commesso reato

Riportiamo di seguito le fasi della prescrizione a seconda di quando si è commesso reato. Negli ultimi anni difatti sono state apportate modifiche dalla normativa vigente.

La prescrizione per i reati di omessa dichiarazione commessi fino al 17 settembre 2011 è di 6 anni (7 anni e mezzo con interruzione). Con la Legge 148/2011 è stata introdotta la prescrizione a 8 anni, 10 anni con interruzione.

Dopo la riforma del D.lgs 26 ottobre 2019, n. 124 (convertito con Legge 19 dicembre 2019) la durata della prescrizione rimane invariata ovvero dagli 8 anni a 10 anni con eventuali interruzioni.

La disciplina della sospensione del corso della prescrizione, con effetti sul termine di prescrizione dei reati tributari è stata inoltre modificata dalla riforma Orlando (L. 103/2017). Il corso della prescrizione è sospeso fino al deposito della sentenza di appello e comunque per un tempo non superiore ad 1 anno e 6 mesi.

Dopo la sentenza di condanna in appello il termine rimane sospeso fino alla pronuncia della sentenza definitiva e comunque per un tempo non superiore ad 1 anno e 6 mesi.

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