Trasferirsi in Albania per aggirare la legge Fornero e andare in pensione in anticipo; perché adesso è possibile.
Mentre il governo continua a valutare se e come riformare le pensioni al fine di riconoscere una maggiore flessibilità in uscita, in deroga a quanto stabilito dalla legge Fornero, c’è un aspetto che da molti è stato sottovalutato.
Il mese scorso l’Italia ha firmato un accordo bilaterale per le pensioni con l’Albania, favorendo tutti coloro che hanno versato contributi tanto nell’uno che nell’altro Paese. A loro viene riconosciuta la possibilità di ricongiungere gratuitamente i contributi versati così da valutare se andare in pensione in Italia o in Albania.
Per capire l’importanza di un tale accordo bisogna fare un passo indietro tenendo conto di cosa è successo in questi anni. La mancanza di una convenzione bilaterale tra Italia e Albania, infatti, impediva il riconoscimento dei contributi versati nei rispettivi Paesi d’origine, spesso rendendo molto complicato il raggiungimento del requisito contributivo minimo per andare in pensione nell’uno o nell’altro Paese.
In termini tecnici, era vietata la totalizzazione dei contributi, ossia l’operazione che consente a tutti i lavoratori di riunire i contributi versati in diverse casse, gestioni o fondi previdenziali, anche all’estero, acquisendo così il diritto a un’unica pensione secondo le regole previste dal Paese in cui sono residenti.
Un problema che secondo le stime interessava circa 500 mila lavoratori con contributi misti, italiani e albanesi, e che dopo anni viene finalmente risolto offrendo una nuova prospettiva per il pensionamento.
Perché come vedremo di seguito, non solo i lavoratori albanesi che si sono trasferiti in Italia potranno tornare nel loro Paese, dove le regole per il pensionamento sono più favorevoli rispetto a quelle fissate dalla Fornero, ma offrirà anche una via d’uscita a quei lavoratori italiani che non riescono a raggiungere i requisiti minimi necessari per il collocamento in quiescenza.
Perché l’accordo tra Italia e Albania per le pensioni è importante per tutti
Pensiamo ad esempio a un lavoratore albanese che dopo aver maturato 10 anni di contributi nel suo Paese parte per l’Italia dove completa la carriera, all’età di 67 anni, con altri 15 anni di contributi.
Complessivamente, quindi, avrebbe un’anzianità contributiva sufficiente per andare in pensione tanto in Italia quanto in Albania, tuttavia fino a oggi il collocamento in quiescenza gli era precluso in entrambi i Paesi visto che presi singolarmente i contributi versati non bastano per l’accesso alla pensione (a meno che in Italia non attenda fino ai 71 anni di età richiesti dalla pensione contributiva di vecchiaia che richiede solo 5 anni di contributi).
Con la possibilità della totalizzazione, invece, cambia tutto: questo potrà scegliere se andare in pensione in Italia, rispettando ovviamente le regole previste dalla legge Fornero, oppure se tornare al suo Paese (la percentuale dei lavoratori che ritornano in patria è molto alta per l’Albania) e andarci con le regole fissate dal governo albanese.
Lo stesso ovviamente vale per un lavoratore italiano che a un certo punto della sua carriera va in Albania per lavorare. Alla fine potrà tirare le somme e scegliere dove andare in pensione: in Italia, dove tuttavia le regole imposte dalla legge Fornero sono più severe, oppure se farlo restando in Albania.
L’accordo tra Italia e Albania offre una via d’uscita per la legge Fornero
Come anticipato, oggi le regole per andare in pensione in Albania sono più favorevoli rispetto a quelle previste dal nostro Paese. Di fatto, dal momento che con l’accordo verrà consentito il riconoscimento dei contributi versati in Italia anche in Albania, questo potrebbe rappresentare una via d’uscita dalla legge Fornero.
È la legge n. 104 del 2014 a disciplinare le regole per l’accesso alla pensione in Albania, stabilendo ad esempio che qui si può smettere di lavorare con 15 anni di contributi (anziché i 20 anni richiesti in Italia) e un’età anagrafica che a decorrere dall’1 gennaio 2016 è pari a:
- 60 anni e 4 mesi per le donne, con un incremento di 2 mesi ogni anno (nel 2024 siamo arrivati quindi a 61 anni e 8 mesi) con l’obiettivo di arrivare a 67 anni nel 2056;
- 65 anni per gli uomini, requisito che a decorrere dal 2033 verrà incrementato di 12 mesi ogni anno, fino a raggiungere 67 anni nel 2056.
Per quanto riguarda il pensionamento indipendentemente dall’età anagrafica, quindi l’equivalente della nostra pensione anticipata (42 anni e 10 mesi di contributi per gli uomini, un anno e meno per le donne), in Albania il requisito contributivo attualmente è di 38 anni e 4 mesi, con l’incremento di 4 mesi ogni anno fino a raggiungere i 40 anni nel 2029.
Andare in pensione in Albania, quindi, è più facile rispetto all’Italia, tanto per l’età quanto per i contributi richiesti. Paradossalmente, quella di emigrare in Albania potrebbe essere una decisione conveniente per chi vuole andare prima in pensione, aggirando così le dure regole imposte dalla legge Fornero.
Vivere in pensione in Albania
Prima di concludere ricordiamo che può essere conveniente anche trasferirsi in Albania dopo la pensione. Merito degli accordi bilaterali già sottoscritti negli anni scorsi: per coloro che si trasferiscono in Albania e percepiscono un trattamento di pensione erogato da uno Stato estero come l’Italia si applica la totale esenzione delle imposte.
Quindi, non si pagano tasse sulla pensione, ma solo se liquidata in Italia e con una rendita minima di 10 mila euro l’anno. Il tutto è condizionato dal possesso del permesso di soggiorno per pensionati che il governo albanese rilascia a determinate condizioni: bisogna aver aperto un conto corrente presso una banca albanese e sullo stesso va accreditata la pensione, oltre a dover dimostrare di avere alloggio e domicilio stabile sul territorio albanese e di non aver precedenti penali.
Infine è necessario stipulare una polizza assicurativa sanitaria, ultimo passo per poter beneficiare delle agevolazioni fiscali riservate ai pensionati esteri trasferiti in Albania.
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