Pensioni: cosa significa che ritorna la legge Fornero

Simone Micocci

27 Maggio 2022 - 12:57

Cosa potrebbe succedere se entro il 2023 non si troverà un accordo per la riforma delle pensioni? Il ritorno integrale della legge Fornero è una possibilità, ma poco cambierebbe rispetto a oggi.

Pensioni: cosa significa che ritorna la legge Fornero

Puntuale come ogni anno, di questo periodo si torna a parlare di ritorno della legge Fornero. Questo perché già dopo l’estate, tra settembre e ottobre, si intensificano gli incontri per quella che sarà la nuova legge di Bilancio, con la quale bisognerà dare una risposta a chi si aspetta novità sul fronte pensioni.

Per questo motivo questo è il periodo migliore per fare pressioni sul Governo: lo sa Matteo Salvini, che di questa maggioranza fa parte tra l’altro, che in un’intervista rilasciata all’Ansa ha dichiarato di essere “pronto a fare barricate” qualora nella prossima legge di Bilancio non ci saranno importanti novità per le pensioni.

Così si è espresso il leader della Lega a riguardo:

Se in manovra non si fa nulla torna la Fornero. È impensabile. I prossimi mesi saranno duri per le imprese e il terziario per cui sarebbe un problema innalzare l’età pensionabile, noi siamo pronti a fare le barricate.

Questo ha poi rivendicato i vantaggi scaturiti dall’introduzione di Quota 100, che “pur essendo costata 11 miliardi di euro” ha “creato dei nuovi posti di lavoro”. False entrambe le affermazioni: intanto perché Quota 100 ci costerà 20 miliardi di euro fino al 2026, visto che bisogna considerare non solo il costo nei tre anni di sperimentazione (dal 2019 al 2021), ma anche il peso che coloro che hanno beneficiato di questa opzione avranno sul sistema, almeno fino a quando non raggiungeranno i requisiti ordinari per il pensionamento, quelli appunto dettati dalla legge Fornero. E non è neppure vero che sono stati creati più posti di lavoro, visto che i dati dell’Inps segnalano, tra l’aprile 2019 e dicembre 2020, un crollo dell’occupazione giovanile, come pure un appiattimento della curva delle assunzioni. Vero che c’è stato il Covid, ma va detto che Quota 100 non ha comunque dato il suo contributo.

Parlare di ritorno della legge Fornero conviene comunque a Salvini, il quale sa che il tema pensioni è un’importante carta da giocare, specialmente adesso che i sondaggi non sembrano più sorridergli.

Ma cosa significa effettivamente che potrebbe ritornare la legge Fornero? Quali sarebbero le conseguenze per chi intende andare in pensione nel 2023? Facciamo chiarezza.

Pensioni: cosa significa che ritorna la legge Fornero

Quello che Matteo Salvini non dice è che la riforma Fornero è in vigore ancora oggi e lo è stata anche durante Quota 100. La maggior parte delle persone, infatti, va ancora in pensione soddisfando i requisiti imposti dalla legge Fornero, approvata nell’ormai lontano dicembre del 2011.

È “colpa” di quella riforma se oggi la pensione di vecchiaia si raggiunge a 67 anni di età mentre per quella anticipata bisogna raggiungere almeno 42 anni e 10 mesi di contributi (uno in meno per le donne). Ed è a questa che bisogna imputare il fatto che i requisiti per la pensione vengono adeguati alle aspettative di vita, con il rischio concreto di un aumento ogni biennio.

È vero che Quota 100 ha consentito il pensionamento in anticipo, con 62 anni di età e 38 di contributi, ma lo è altrettanto il fatto che nei tre anni di sperimentazione a questa opzione hanno avuto accesso poco più di 355 mila persone. Troppo poche per dire che Quota 100 ha cancellato la legge Fornero.

Lo stesso vale per altre misure di flessibilità oggi in vigore. Di Quota 102 è inutile parlarne vista la ristretta platea di persone che ne sono coinvolte, mentre Opzione Donna e l’Ape Sociale oggi risultano essere le alternative alla Fornero più valide.

Il problema è che per entrambe c’è una scadenza fissata al 31 dicembre 2022: se non verranno rinnovate allora sì che non ci saranno più alternative alla Fornero, e di conseguenza non si potrà contare su una flessibilità per l’accesso alla pensione.

Pensioni: cosa farà il Governo per evitare il ritorno integrale della Fornero

Per i motivi suddetti, è dunque più opportuno parlare di ritorno integrale della legge Fornero. Va detto che il Governo ha promesso ai sindacati che una riforma nel 2023 ci sarà e, secondo indiscrezioni, è pronta una proposta con la quale, riprendendo il piano dettato dal presidente dell’Inps Pasquale Tridico, verrebbe introdotto il meccanismo della pensione a due tempi: in tal caso, nel momento in cui si anticipa l’accesso alla pensione si andrebbe a percepire solamente la parte di assegno calcolata con il sistema contributivo, mentre per quella con il retributivo bisognerebbe attendere fino al raggiungimento dei requisiti dettati dalla Fornero.

Tuttavia, nel Def 2022 non vengono stanziate risorse per le pensioni e ciò ha insospettito i sindacati, e non solo. In ogni caso va detto che Opzione Donna e l’Ape Sociale non sembrano comunque a rischio, specialmente quest’ultima che potrebbe persino diventare strutturale.

Come Salvini vuole evitare il ritorno della legge Fornero

Matteo Salvini nel parlare di ritorno della Fornero ha tirato fuori un suo cavallo di battaglia: Quota 41 per tutti, così da ridurre il requisito contributivo oggi previsto per l’accesso alla pensione anticipata, il quale verrebbe fissato a 41 anni di contributi per tutti i lavoratori, sia uomini che donne.

Una proposta che effettivamente andrebbe a superare quanto stabilito dalla Fornero, almeno per quanto riguarda la pensione anticipata, ma che non sembra essere attuabile. Secondo le stime, infatti, Quota 41 per tutti costerebbe 12 miliardi di euro in più ogni anno, e con l’Europa che ci ha bacchettato nuovamente per le pensioni, criticando la molto meno onerosa Quota 102, attuare una tale proposta non sembra per nulla fattibile.

Inutile illudersi quindi: la legge Fornero resiste e lo farà ancora per molti anni.

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