Pensioni, il problema dei diritti inespressi è ancora molto diffuso. Ma chiedere l’aumento è ancora possibile: ecco come arrivare a 735 euro al mese subito.
A volte la mancata conoscenza di alcune importanti norme potrebbe comportare un danno economico: e così succede a molti pensionati che ignorando la possibilità di poter ottenere più soldi sulla pensione non completano quei passaggi necessari per richiedere misure di cui avrebbero diritto.
Eppure ancora oggi, nonostante diversi strumenti a disposizione del pensionato per informarsi su quali sono i modi per aumentare la pensione, il problema dei diritti inespressi è ancora molto diffuso.
Tant’è che nel 2022 l’Inps ha lanciato il consulente digitale delle pensioni, un servizio dove ai pensionati viene chiaramente detto quali sono le prestazioni integrative che possono richiedere per avere più soldi a fine mese. In particolare questo strumento risponde alla domanda su tre misure: la somma aggiuntiva, la cosiddetta quattordicesima, il supplemento di pensione e l’integrazione al trattamento minimo.
Ed è su quest’ultima che vogliamo concentrarci di seguito, facendo chiarezza su cosa bisogna fare per assicurarsi una pensione che nel migliore dei casi arriva a 735 euro al mese.
Se quindi avete una pensione bassa e siete ovviamente interessati ad aumentarla, questa è la guida giusta per voi.
Diritti inespressi, l’integrazione al trattamento minimo
L’analfabetizzazione digitale è un problema molto diffuso nelle persone più anziane: nonostante la messa online del nuovo consulente Inps, tutti coloro che non hanno dimestichezza con Pc, smartphone, tablet e Internet, e non sono circondati da persone che li potrebbero supportare, rischiano di perdere dei soldi di cui avrebbero pieno diritto.
Ecco perché ancora oggi si parla di “diritti inespressi”, di cui uno dei più importanti - se non altro per la rilevanza della somma che può essere riconosciuta - è senza dubbio l’integrazione al trattamento minimo.
Il legislatore, con l’articolo 6 della n. legge 638/1983 ha infatti introdotto uno strumento per assicurare una rendita minima a chi pur essendo in pensione non ha raggiunto un importo elevato. È stata quindi fissata una certa soglia, stabilendo che coloro che hanno una pensione di importo più basso, e non possiedono altri redditi rilevanti, hanno diritto a ricevere un’integrazione mensile in modo da poter almeno raggiungere l’importo della cosiddetta “pensione minima”.
Nel dettaglio, oggi l’importo della pensione minima è pari a 597,22 euro al mese, ma aumenta ogni anno per effetto dell’adeguamento con il costo della vita.
Chi quindi prende meno di 597,22 euro al mese può fare domanda per l’integrazione al trattamento minimo, che può essere inoltrata dal sito Inps (avvalendosi del consulente digitale) o comunque attraverso il supporto di un patronato (o anche chiamando il numero verde dell’Istituto), a patto però di soddisfarne i requisiti.
Chi ha diritto all’integrazione al minimo della pensione
È importante specificare però che non è sufficiente che la pensione percepita abbia un importo inferiore a 597,22 euro per avere diritto all’integrazione che porterà al raggiungimento della suddetta soglia.
Intanto va detto che l’integrazione è riservata a chi ha almeno un contributo settimanale maturato entro il 31 dicembre 1995. Non ne ha diritto, quindi, chi ha iniziato a lavorare dopo l’1 gennaio 1996 rientrando interamente nel sistema contributivo.
Dopodiché, si guarda anche al possesso di altri redditi. Non è detto infatti che la pensione da integrare sia l’unica fonte di reddito, ragion per cui il pensionato potrebbe non aver bisogno di assistenza.
Nel dettaglio, per avere diritto alla piena integrazione del trattamento minimo bisogna che i redditi personali del pensionato non superino il valore annuo della pensione minima, quindi 7.763,86 euro. Laddove la superi ma resta entro le due volte il trattamento minimo, 15.527,72 euro nel 2024, allora l’integrazione spetta in misura parziale, così calcolata:
(15.527,72 - Redditi personali) / 13
Ma si guarda anche al reddito coniugale: l’integrazione al trattamento minimo spetta per intero se la somma dei redditi è inferiore a 4 volte il trattamento minimo, 31.055,44 euro, in misura parziale se invece è compresa tra le 4 e le 5 volte (38.819,30 euro).
Possibilità di arrivare fino a 735 euro al mese
I più attenti avranno notato che in apertura abbiamo parlato della possibilità di arrivare fino a 735 euro al mese grazie all’integrazione. Ebbene è così, perché al compimento dei 70 anni spetta un altro strumento, l’incremento al milione.
In realtà se ne può avere diritto anche prima: il requisito anagrafico, infatti, si riduce di un anno ogni 5 anni di contributi, fino a un massimo di 5 anni. Chi ne soddisfa i requisiti, quindi, può averne diritto già a 65 anni.
Grazie all’incremento al milione, introdotto nel 2001, la pensione può essere ulteriormente aumentata di 136,44 euro al mese, arrivando così a circa 735 euro per tredici mensilità.
La somma di questi strumenti è molto importante quindi. Pensiamo ad esempio a un pensionato di 70 anni che prende solo 350 euro di pensione e che adesso grazie a questi due strumenti può aumentare la propria pensione di circa 385 euro al mese. E non è tutto, perché con la richiesta si possono chiedere anche 5 anni di arretrati (sempre che se ne soddisfino i requisiti ovviamente).
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