A rischio la riforma delle pensioni: troppo poche le risorse a disposizione. E anche il taglio dell’Irpef potrebbe deludere le aspettative.
Sarà solo con l’approvazione del Def - Documento di economia e finanza - che sapremo quanto margine effettivamente c’è per la riforma delle pensioni. L’appuntamento è fissato per oggi, ma le indiscrezioni ci dicono che la situazione non è così positiva come sembrava fino a qualche giorno fa: tant’è - scrive La Stampa - che a rischio c’è non solo la riforma delle pensioni ma anche il taglio dell’Irpef dal quale, secondo le intenzioni del governo, ne dovrebbe scaturire un aumento delle pensioni e degli stipendi.
Vero che con il Def verrà certificata la crescita dell’economia italiana, ma si tratta probabilmente di una percentuale insufficiente per permettere al governo di stanziare le risorse per due delle riforme più attese. E questa potrebbe essere la ragione per cui il confronto con i sindacati sulla riforma delle pensioni è in fase di stallo, in quanto il governo non sembra avere a disposizione quel tesoretto necessario a smantellare la legge Fornero già nel 2024.
Per il governo Meloni si pone quindi lo stesso ostacolo che ha impedito ai suoi predecessori di varare una riforma delle pensioni strutturale in grado di garantire a tutti i lavoratori una maggiore flessibilità: le risorse, insufficienti se si considerano le altre priorità del programma governativo.
Pensioni, cosa dice il Def?
Secondo i tecnici del ministero dell’Economia, quest’anno per l’Italia ci sarà una crescita dello 0,9%. Nonostante ciò il ministro Giorgetti chiede prudenza: troppe le incognite, specialmente per quanto riguarda la conclusione dei progetti legati al Pnrr.
Con il Def in approvazione oggi ci sarà quindi un atteggiamento cauto, rimandando poi eventuali interventi con la nota di aggiornamento in approvazione dopo l’estate. Nel frattempo si può essere soddisfatti per la “marcata” espansione dell’economia italiana nel primo trimestre del 2023, con il Pil che appunto cresce dello 0,9% rispetto allo 0,6% dell’ultimo obiettivo programmatico. E nel frattempo scende anche il deficit che dovrebbe passare dal 4,5% al 4,35%, mentre il debito pubblico dovrebbe scendere dal 144,6% di fine 2022 al 143%.
Nonostante le buone notizie, però, sembra esserci poco margine per le riforme strutturali, una su tutte quella sulle pensioni. Dal ministero dell’Economia, infatti, non arrivano aperture a riguardo visto che, come detto in precedenza, il ministro Giorgetti preferisce mantenere un atteggiamento prudente. Secondo le ultime notizie, infatti, mantenendo il deficit programmatico al 4,5% per il 2023 - nonostante sia sceso al 4,35% - ci sarebbero 2,8 miliardi a disposizione per le risorse.
Soldi di certo non sufficienti per la riforma delle pensioni che i sindacati vorrebbero: basti pensare che solo per l’estensione di Quota 41 ci vogliono dai 4 ai 5 miliardi di euro.
Queste risorse, infatti, potrebbero servire nel 2023 per l’approvazione di misure d’urgenza: nonostante l’emergenza energetica non sembra destare particolare preoccupazione come lo scorso anno, non si esclude che dopo l’estate possa esserci una nuova fiammata dei prezzi che necessiterebbe di un intervento ad hoc da parte dello Stato per il sostegno al reddito di famiglie e imprese.
A rischio anche la riforma dell’Irpef?
Tra riforma delle pensioni e taglio dell’Irpef il governo darà sicuramente precedenza al secondo, con l’obiettivo di aumentare stipendi e pensioni grazie a una riduzione dell’imposizione fiscale.
Ma a queste condizioni - con risorse pari a 2,8 miliardi che dovranno servire anche per altri interventi - non sarà semplice trovare una soluzione che soddisfi tutti, specialmente le parti sociali che da settimane sono sul piede di guerra lamentando una riforma fiscale in grado di favorire solamente le fasce alte di reddito.
Cosa può succedere?
Quindi l’approvazione del Def di oggi non scioglierà i dubbi su cosa potrà succedere nei prossimi mesi. Chi sperava in una spinta al confronto sulle pensioni dopo il via libera al documento programmatico resterà probabilmente deluso: prima di sbilanciarsi a riguardo, infatti, il governo aspetterà fino alla nota di aggiornamento al Def, con la speranza che nel frattempo il nuovo Osservatorio nominato dalla ministra al Lavoro, Marina Elvira Calderone, abbia completato la prima fase di rilevamenti fornendo i dati necessari per individuare i giusti interventi.
Di questo passo però più probabile che la riforma venga rinviata al 2025, mentre per il 2024 ci si limiterà alla proroga di Quota 103, indiscrezione che non a casa circola ormai da diverse settimane.
Per quanto riguarda il taglio dell’Irpef, invece, dovrebbe esserci ma la portata della riforma potrebbe essere limitata: a rischio, quindi, un aumento considerevole per gli assegni, specialmente per le fasce di reddito più basse.
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