Pensioni, il governo ha cambiato modo di esporsi: la riforma non è più nei propri programmi, troppo poche le risorse a disposizione per pensare a uno stravolgimento della legge Fornero.
La riforma delle pensioni non è più - almeno per il 2024 - nei piani dell’Esecutivo visto che per il prossimo anno ci sono altre priorità.
Il governo Meloni si trova ad affrontare un periodo molto complicato: un’inflazione galoppante che pur rallentando continua a essere molto alta, alla quale si aggiunge anche l’aumento dei tassi d’interesse che grava ancor di più sui bilanci familiari. Senza dimenticare la questione energetica, con le bollette di luce e gas che potrebbero tornare a salire in inverno, mentre per quanto riguarda i prezzi della benzina il tema è già attuale (tanto che si inizia a parlare di un nuovo bonus).
Problemi che richiederanno interventi per il sostegno delle famiglie, a partire dalla conferma del taglio del cuneo fiscale che ha contribuito a contrastare - seppure in parte - la perdita del potere d’acquisto delle retribuzioni.
Tuttavia, le risorse a disposizione per la Legge di Bilancio 2024 continuano a essere limitate e nonostante in questi giorni il governo stia lavorando per recuperarne il più possibile il traguardo dei 25-30 miliardi di euro appare ancora lontano.
In questo contesto è molto difficile pensare a una riforma delle pensioni che possa stravolgere la riforma Fornero: tant’è che negli ultimi tempi gli esponenti della maggioranza hanno smesso di parlarne, con lo scopo di abbassare le aspettative rispetto a quanto era emerso in campagna elettorale.
Poche risorse in legge di Bilancio, così il governo ha smesso di parlare di pensioni
Tempo fa noi di Money.it abbiamo intervistato il sottosegretario al Mef, Federico Freni, il quale ci parlò dell’importanza di attuare una riforma delle pensioni che consentisse a ogni lavoratore di andare in pensione con 41 anni di contributi e indipendentemente dall’età anagrafica.
In queste ore Freni è stato invece intervistato da Repubblica e nel fissare le priorità della manovra ha parlato solamente di taglio al cuneo fiscale, di novità per le famiglie e di risorse per la sanità pubblica. Insomma, le pensioni non sembrano essere più nell’agenda di governo, come tra l’altro lasciato intendere più volte dal ministro dell’Economia e delle Finanze, Giancarlo Giorgetti, che ha spiegato come con questo tasso di natalità non ci sono riforme delle pensioni sostenibili in Italia.
E va detto che la stessa Giorgia Meloni non si è mai esposta più di tanto sul tema delle pensioni, a conferma che nella sua agenda il tema previdenziale è in fondo alla lista. Ma d’altronde, come vi abbiamo fatto notare a suo tempo, di cancellare la legge Fornero Giorgia Meloni non ne ha mai parlato: anzi, nel suo discorso di insediamento alle Camere si è sbilanciata solamente in favore di una pensione di garanzia, con l’obiettivo di fissare interventi che evitino lo scoppio di una bomba sociale nei prossimi anni, quando il sistema contributivo ne farà da padrone.
E persino Matteo Salvini - che fino a un anno fa prometteva barricate in caso di ritorno integrale alla legge Fornero - non menziona più le pensioni, concentrandosi perlopiù su temi affini al suo dicastero, Ponte sullo Stretto in primis.
Continua ad esporsi sulle pensioni, invece, Claudio Durigon, sottosegretario al ministero del Lavoro: anche lui ha però cambiato gli argomenti dei suoi discorsi, rimandando ormai a un tempo indefinito il passaggio a Quota 41 per tutti e confermando per il 2024 una misura che da sola di certo non stravolge il sistema pensionistico italiano, quella Quota 103 introdotta quest’anno come misura transitoria ma che di fatto dovrebbe durare molto di più rispetto a quelli che erano i programmi iniziali.
Pensioni utilizzate per fare cassa?
E non solo, perché Durigon non ha escluso che le pensioni possano persino essere utilizzate per fare cassa. Come? Rivedendo nuovamente le percentuali di rivalutazione, ossia quel meccanismo che adegua gli importi degli assegni al tasso d’inflazione registrato negli ultimi 12 mesi.
Dal taglio della rivalutazione potrebbe essere recuperato poco più di 1 miliardo di euro: cifra che poi verrebbe utilizzata per incrementare le pensioni minime, tema su cui invece il governo continua a voler puntare visto che rientra nell’ambito dei sostegni alle fasce più deboli della popolazione.
Ricapitolando, cosa aspettarsi per le pensioni nel 2024?
Ricapitolando, per quanto riguarda le pensioni il governo lavorerà a diverse velocità: le - poche - risorse a disposizione verranno utilizzate perlopiù per incrementare gli assegni più bassi così da sostenere le famiglie in questo particolare periodo storico e laddove se ne rilevasse la necessità potrebbe esserci anche un taglio per le pensioni più ricche, quelle che superano di 4 volte il trattamento minimo (poco più di 2.200 euro). Nel frattempo verranno utilizzate le risorse risparmiate grazie a Quota 103, visto che nel 2023 i pensionamenti effettivi sono stati inferiori rispetto a quelli attesi, per confermare la stessa misura e per ampliare leggermente la platea dei beneficiari dell’Ape sociale, la quale potrebbe essere aperta anche alle lavoratrici in sostituzione di Opzione Donna.
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