Secondo la Banca d’Italia arrivare alla flat tax per tutti in Italia è impossibile, considerando il nostro sistema di welfare: il piano della riforma fiscale del governo Meloni è irrealizzabile?
La flat tax in Italia è quasi irrealizzabile. A sentenziarlo è la Banca d’Italia, smontando il piano che il governo Meloni ha stabilito attraverso la delega fiscale. L’obiettivo dell’esecutivo è quello di ridurre da subito le aliquote Irpef da quattro a tre per i lavoratori dipendenti, per poi arrivare, gradualmente, a una tassa piatta unica per tutti.
In audizione in commissione Finanze della Camera a intervenire è Giacomo Ricotti, capo del Servizio assistenza e consulenza fiscale della Banca d’Italia. In particolare, Ricotti sottolinea che la flat tax non è realizzabile in un sistema con un welfare come quello italiano.
L’esponente di Bankitalia si sofferma anche sul nodo coperture, ritenendo che la riforma fiscale abbia da questo punto di vista ancora gravi carenze. Positivo, invece, il giudizio sulla semplificazione del sistema tributario. Vediamo cosa ha detto Ricotti in audizione alla Camera.
La flat tax irrealizzabile in Italia per Bankitalia
Il modello prospettato con la delega fiscale del governo Meloni aspira a raggiungere un sistema ad aliquota unica, ovvero la flat tax. Che va di pari passo con la riduzione del carico fiscale. Ma, come sottolinea Ricotti, questo sistema “potrebbe risultare poco realistico per un Paese con un ampio sistema di welfare, soprattutto alla luce dei vincoli di finanza pubblica”.
Come a dire che la flat tax sarebbe sostenibile solamente tagliando il welfare, ovvero servizi essenziali come l’istruzione e la sanità pubblica. In più sulla flat tax andrebbero valutati con attenzione “gli effetti redistributivi”, sottolinea ancora Bankitalia. Anche perché “l’estensione dei regimi sostitutivi potrebbe ridurre l’equità del sistema”.
D’altronde viene ricordato come la flat tax non è mai stata applicata nelle maggiori economie avanzate, ma solamente da “economie in transizione o in via di sviluppo, con una contenuta pressione fiscale e sistemi di welfare di dimensione limitata”.
Lotta all’evasione per spostare il peso del fisco
Secondo la Banca d’Italia uno degli obiettivi primari della delega fiscale deve essere una “diversa ripartizione del prelievo complessivo”. Per seguire un concetto di equità si dovrebbe ridurre il prelievo sui contribuenti in regola, andando invece a recuperare risorse attraverso il contrasto dell’evasione fiscale. Ovvero prendere i soldi da chi evade per ridurre le tasse a chi paga tutto regolarmente. Inoltre “andrebbe spostato l’onere tributario dai fattori produttivi (lavoro e capitale) alle rendite e ai consumi.
Riforma fiscale, mancano le coperture
Ricotti sottolinea come, a oggi, manchi un elemento essenziale per poter dare un giudizio sulla delega fiscale: non ci sono le coperture per molti degli interventi che il governo vorrebbe mettere in campo. Molte delle misure della riforma “comporteranno perdite di gettito” e bisogna quindi capire dove reperire le risorse necessarie. Inoltre non è ancora chiaro quali incentivi fiscali, ovvero le detrazioni e deduzioni che di fatto si trasformano in bonus per i contribuenti, “saranno oggetto della razionalizzazione, né quindi l’entità delle risorse che potranno essere recuperate”.
Gli aspetti positivi della delega fiscale per Bankitalia
Qualche aspetto positivo, però, c’è. A partire dagli obiettivi fissati dalla delega fiscale sulla certezza del diritto e sulla semplificazione del sistema tributario. Secondo Ricotti molte misure sono “estremamente puntuali” perché vanno a colmare “incoerenze sistematiche, modernizzare istituti ormai obsoleti e renderne altri conformi a consolidati orientamenti giurisprudenziali o a principi condivisi in ambito internazionale”.
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