Il prezzo della benzina è ai minimi da un anno. Abbiamo chiesto ai professori Imbriani (Sapienza) e Lanza (Luiss) come cambierà nelle prossime settimane, anche in relazione al possibile price cap.
Il prezzo della benzina, dopo il lieve rialzo di fine agosto, scende in maniera significativa, proseguendo il trend ribassista iniziato a giugno con l’aumento della produzione mondiale.
Secondo gli ultimi dati settimanali del ministero dello Sviluppo economico, elaborati da Quotidiano Energia, il prezzo medio alla pompa in modalità self service è inferiore agli 1,7 euro al litro. Si tratta del valore minimo da un anno a questa parte, e cioè da quell’ottobre 2021, quattro mesi prima dello scoppio della guerra tra Russia e Ucraina.
La domanda che sorge spontanea è se questo trend al ribasso continuerà nelle prossime settimane e, quindi, quando conviene fare il pieno per risparmiare. Lo abbiamo chiesto al professore di Economia politica della Sapienza Cesare Imbriani e al collega della Luiss Alessandro Lanza (docente di Energy and environmental policy).
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Il prezzo di benzina e carburanti oggi
Questa settimana, per la precisione, il prezzo scende da 1,709 euro al litro di sette giorni fa a 1,696 euro, mentre il diesel self service passa da 1,821 a 1,809 euro al litro. Quanto al servito, la benzina è a 1,844 euro e il diesel a 1,954. Infine i prezzi del metano auto sono tra i 2,929 e 3,312 euro al litro, mentre il gpl si colloca tra gli 0,794 e gli 0,819 euro/litro.
Il Codacons segnala così come ci sia una netta differenza tra il prezzo della benzina e quello del diesel, che costa ancora il 19,3% in più rispetto al 2021. Un anno fa, infatti, il prezzo medio era di 1,516 euro al litro. “Per un pieno di diesel - fanno notare dall’associazione a tutela dei consumatori- si spendono oggi 14,65 euro in più rispetto allo scorso anno, con una maggiore spesa su base annua pari a 352 euro a famiglia”.
Il diesel costa di più perché è maggiormente usato da cargo, tir, mezzi di trasporto pubblico, oltre ad essere impiegato in molte fabbriche. La minore disponibilità globale di gasolio a livello mondiale e la crescita delle materie prime aveva già portato in alto il prezzo a fine 2021, poi la guerra in Ucraina ha spinto ancora più in su le quotazioni, che ora non hanno usufruito dell’effetto calmierante dell’aumento della produzione da parte dell’Opec+.
Quanto costerebbe la benzina senza il taglio delle accise
Il Codacons, infine, sottolinea che senza il taglio delle accise da 30 centesimi sui carburanti (prorogato fino al 17 ottobre, con il governo che sta ragionando su un allungamento fino a fine novembre) il prezzo dei carburanti sarebbe ancora altissimo. In assenza di quella misura, infatti, saremmo sopra ai 2 euro al litro.
“Raggiunto il picco”
Lanza spiega a Money.it che “i future sul petrolio al momento sono stabili, con i produttori sauditi molto attenti a vedere come andrà la partita sul gas tra Russia e Occidente e pronti a intervenire in diversi modi per trarre vantaggio dalla situazione”.
Per questo il professore non si aspetta scossoni nei prossimi mesi. “Credo che il trend ribassista abbia raggiunto un plateau, una sorta di picco e che si possa rimanere sostanzialmente così, con piccole oscillazioni, anche fino alla fine dell’anno, con massimo qualche altro lieve ribasso”.
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Sostanzialmente d’accordo il collega Imbriani. A meno di sostanziali sconvolgimenti dovuti a un peggioramento dei rapporti tra Russia e Occidente e a una nuova fase della guerra, secondo il docente, “la tendenza dovrebbe essere al massimo di un ulteriore piccolo calo, che potrebbe far arrivare il prezzo della benzina sugli 1,6 euro al litro”.
Le difficoltà del price cap
Tuttavia un eventuale tetto internazionale al prezzo del petrolio potrebbe cambiare le carte in tavola. Due settimane fa i leader del G7 hanno dato un primo via libera, ma ora si cerca l’accordo con i produttori dell’Opec+.
“Al momento - dice Imbriani- mi sembra che ci siano margini per sostenere il price cap sul petrolio, aumentando di nuovo la produzione come contraltare per equilibrare domanda e offerta. Senza questa operazione il tetto massimo non reggerebbe, quindi va trovato l’accordo politico con i paesi produttori, partendo dagli arabi, che a loro volta devono cercare di non rompere del tutto con la Russia. Gli arabi, comunque, potrebbero guardare con favore a una produzione più ampia, che aumenta il profitto unitario e può concedere loro un ritrovato ruolo di protagonismo nell’approvvigionamento di energia”.
Se veramente si arrivasse a un price cap ci sarebbe quindi “un ulteriore significativo abbassamento dei prezzi, non quantificabile con precisione perché dipende dal valore imposto, ma in ogni caso per la benzina si potrebbe andare sotto gli 1,6 euro al litro”.
Comunque, per Lanza, senza accordo tra le parti non c’è alcun price cap, perché “gli arabi non romperanno mai il cartello con la Russia”. Motivo per cui, paradossalmente, “il tetto massimo va fatto alla fine anche con la Russia, altrimenti bisogna prevedere un sistema di aiuti di Stato e sussidi per coprire la differenza tra prezzo di mercato e quello massimo pagato dagli operatori, sul modello spagnolo per il gas”.
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Quando conviene fare il pieno di benzina?
Se ci fossero improvvise e inaspettate complicazioni, aggiunge Lanza, “il governo potrebbe intervenire aumentando lo sconto sulle accise, che determinano oltre metà del prezzo dei carburanti”. Difficile, invece, secondo il professore (che è anche nella fondazione Eni Enrico Mattei), che le aziende italiane che vendono il petrolio possano ridurre il prezzo sul lato industriale, magari in accordo con il governo, come avvenuto in Francia tra l’esecutivo Macron e Total.
Stando a queste informazioni, quindi, ai cittadini converrebbe fare il pieno di benzina proprio in questi giorni, al massimo attendendo la prossima settimana per vedere se si può iniziare a vedere quel lieve ulteriore calo di cui parlano i professori.
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