Prezzo petrolio, tutti i riflettori puntati su Medio Oriente e Usa

Violetta Silvestri

27/06/2024

Medio Oriente verso la deriva e i timori di una domanda debole negli Usa dominano il mercato petrolifero, con il prezzo del greggio senza slancio. Cosa aspettarsi?

Prezzo petrolio, tutti i riflettori puntati su Medio Oriente e Usa

Il prezzo del petrolio non trova la spinta giusta per registrare un nuovo slancio e si avvia verso il fine settimana con un andamento altalenante.

Il mercato del greggio si sta focalizzando su Usa e Medio Oriente in questi giorni. Dalle due aree geografiche, infatti, arrivano segnali contrastanti, rispettivamente di debolezza della domanda e di una possibile escalation che potrebbe nuovamente accendere i timori sul deficit di offerta.

I futures sul Brent viaggiano sugli 85 dollari al barile e il WTI prezza poco più di 81 dollari al barile mentre si scrive. Il Brent ha oscillato in un intervallo ristretto di $1,76 finora questa settimana, la più piccola fluttuazione dall’inizio del 2021. Il sentiment è di un contesto con pochi catalizzatori al rialzo per il greggio, con i soli riflettori accesi sul Medio Oriente che potrebbero palesare spinte al rialzo.

Il petrolio, in realtà, è sulla buona strada per un guadagno mensile e ci sono aspettative che i prezzi saliranno ulteriormente nel prossimo trimestre sulla forza stagionale. I futures hanno preso spunto dai movimenti dei mercati azionari più ampi di recente, e l’esito delle prossime elezioni in Iran e Francia potrebbe aggiungere ulteriore volatilità.

Domanda Usa frena e il prezzo del petrolio si ferma

L’aumento inaspettato delle scorte statunitensi ha alimentato i timori di un rallentamento della domanda da parte del principale consumatore mondiale di petrolio.

Le scorte di greggio della costa del Golfo degli Stati Uniti sono salite di 2 milioni di barili la scorsa settimana e rimangono ai livelli più alti dal 2020 su base stagionale, mentre le riserve complessive sono le più grandi da aprile. Ci sono segnali di un consumo di carburante poco brillante, con misure di domanda di benzina e carburante per aerei in calo.

“Crediamo che il rialzo del mercato sia limitato dalla debole domanda di benzina negli Stati Uniti, nonostante l’alta stagione estiva stia iniziando”, ha affermato Emril Jamil, analista senior di LSEG Oil Research. “Questa debolezza è ulteriormente aggravata dalla fragile domanda di diesel sia in Europa che negli Stati Uniti, con i margini in calo dallo scorso agosto”, ha aggiunto.

Una fase di stallo dal lato della domanda può quindi fermare lo slancio del prezzo del petrolio. Tuttavia, Standard Chartered è ancora fiducioso: l’aumento della domanda verso il suo picco stagionale è il fattore chiave del deficit di offerta di oltre 2 milioni di barili al giorno sia in agosto che in settembre. Non prevediamo che il mercato ritorni in surplus nel quarto trimestre, nonostante il calo stagionale della domanda e l’aumento della produzione dell’OPEC+”, ha affermato in un rapporto per gli investitori.

Medio Oriente verso l’escalation?

Le preoccupazioni per l’allargamento della guerra di Gaza in Libano hanno limitato il calo dei prezzi del petrolio.

In Medio Oriente, le tensioni transfrontaliere tra Israele e Hezbollah (forze libanesi) si sono intensificate nelle ultime settimane, alimentando i timori di una guerra totale nell’area che potrebbe coinvolgere altre potenze regionali, compreso il principale produttore di petrolio, l’Iran.

Il presidente turco Tayyip Erdogan ha già affermato che il suo Paese è solidale con il Libano e ha chiesto il sostegno dei Paesi della regione.

Mercoledì le forze israeliane hanno bombardato diverse zone di Gaza e i residenti hanno segnalato violenti combattimenti durante la notte a Rafah, nel sud dell’enclave palestinese. I razzi lanciati dal Libano hanno ucciso 18 soldati israeliani e 10 civili, dice Israele, mentre secondo un conteggio della Reuters, i bombardamenti hanno ucciso circa 300 combattenti Hezbollah in Libano e circa 80 civili.

Almeno 150.000 residenti del Libano meridionale e del nord di Israele sono stati evacuati dalle loro case e sono sfollati interni a causa dei regolari attacchi transfrontalieri. La situazione può davvero precipitare, con conseguenze disastrose non solo sul petrolio, ma sull’economia fragile della regione. Con ripercussioni di instabilità a livello globale.

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