Quanto costa la rinuncia all’eredità e come risparmiare

Ilena D’Errico

28 Maggio 2024 - 00:04

Ecco quanto costa la rinuncia all’eredità, come risparmiare e quando è possibile farlo senza correre rischi.

Quanto costa la rinuncia all’eredità e come risparmiare

Sono tanti i chiamati all’eredità che vogliono rinunciare per evitare di addossarsi i debiti ereditari e quasi tutti condividono una comune preoccupazione sui costi di questo atto. Comprensibilmente, si vuole evitare di spendere troppi soldi per un atto che serve appunto a tutelarsi dai costi. Andrebbe comunque fatta un’attenta valutazione confrontando i costi effettivi della rinuncia, che presto approfondiremo, e l’entità dei debiti ereditari. Oltretutto, con un po’ di attenzione è possibile anche risparmiare sulla rinuncia.

Quanto costa la rinuncia all’eredità

La rinuncia all’eredità deve essere effettuata tramite un atto da consegnare in tribunale oppure affidandosi al notaio. In entrambi i casi, è previsto un costo fisso pari a 216 euro, composto da:

  • 200 euro per la registrazione dell’atto in tribunale;
  • 16 euro per la marca da bollo.

Il costo variabile è invece relativo all’onorario del notaio, tenendo conto dell’eventuale complessità dell’atto, della consulenza resa e della grandezza del patrimonio. In media, questa spesa è intorno a 800 euro.

Come risparmiare?

Risparmiare sulla rinuncia all’eredità non è impossibile. In alcuni casi può essere fortemente sconsigliato (ora vedremo perché), ma per la stragrande maggioranza delle persone e i patrimoni ereditari medi degli italiani non si pongono troppi problemi. Bisogna infatti sapere che non è obbligatorio rinunciare all’eredità e che, anche nel caso in cui si scegliesse di farlo, non è indispensabile per legge affidarsi all’assistenza di un notaio.

Naturalmente, l’aiuto di un professionista può essere provvidenziale per le situazioni più intricate, ad esempio per la presenza di molti chiamati all’eredità, dubbi sul patrimonio, possesso dei beni e così via. Come già detto, però, chi si trova in una situazione ordinaria e magari vuole rinunciare all’eredità per evitare i debiti lasciati da un proprio caro non dovrebbe incorrere in problemi.

In secondo luogo, è anche vero che la legge non impone di rinunciare all’eredità. Il chiamato all’eredità, per legge o per testamento, non è considerato un erede fintanto che non accetta la successione. Il problema è che l’accettazione (a differenza della rinuncia) può avvenire in modo tacito e non è revocabile, pertanto bisogna valutare attentamente questo rischio a seconda delle circostanze personali. Il pagamento di 216 euro potrebbe infatti essere ben compensato dalla tutela dai debiti, che non raramente superano anche il costo per il pagamento del professionista laddove necessario.

Vediamo però cosa c’è da sapere per valutare correttamente la propria situazione e soprattutto a cosa fare attenzione per evitare compromissioni.

Le tempistiche

Come prima cosa, è importante sapere che l’eredità può essere accettata entro il termine massimo di 10 anni dall’apertura della successione. Scaduto questo termine si considera che la rinuncia sia avvenuta, in modo del tutto gratuito e senza conseguenze. Far passare il tempo può essere per molti una soluzione accettabile, a patto di tenere conto di alcune variabili.

Alcuni soggetti, come i creditori del chiamato all’eredità o altri chiamati o eredi, potrebbero infatti promuovere un giudizio per la fissazione di un termine inferiore entro cui comunicare la propria decisione. In questo caso, se lo si ritiene opportuno, bisogna rinunciare espressamente almeno con l’atto al tribunale.

La procedura è in realtà semplice, perché è sufficiente rendere la propria dichiarazione al cancelliere del tribunale dove è stata aperta la successione e pagare le imposte dovute. Come anticipato, in linea generale non ci sono contraddizioni nel svolgere questa procedura in autonomia, ma se si hanno dei dubbi o ci sono delle situazioni particolari è indispensabile rivolgersi a un professionista.

Attenzione all’accettazione tacita

Rinunciare all’eredità soltanto se obbligati, tempisticamente parlando, può essere un ottimo modo per risparmiare, ma non è sempre possibile. Bisogna nel frattempo accertarsi di non accettare l’eredità in maniera tacita, perdendo peraltro la possibilità di accettare con beneficio d’inventario.

È pertanto opportuno sapere che chi è in possesso di beni ereditari (ad esempio perché viveva insieme al defunto) è tenuto a redigere l’inventario entro 3 mesi dall’apertura della successione e a comunicare la rinuncia entro i 40 giorni successivi allo stesso. Oltretutto, l’accettazione avviene in maniera tacita quando il chiamato all’eredità si comporta come un erede, compiendo azioni che sono giustificabili, per legge e intento, proprio da questo status giuridico e che vanno oltre la sola preservazione del patrimonio ereditario o gli adempimenti burocratici.

L’accettazione, a prescindere dalla modalità, non è revocabile. Quindi sarà opportuno formalizzare la rinuncia se si prevede di avere a che fare con il patrimonio ereditario in qualche modo fraintendibile, considerando che la rinuncia non potrà poi essere revocata tacitamente.

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