Ecco quanto dura mediamente una causa civile in Italia, da cosa sono influenzate le tempistiche e di quanto potrebbero ridursi con la riforma Cartabia.
I tempi delle cause civili in Italia, insieme ai relativi costi legali, sono spesso un forte deterrente per i cittadini, che non vogliono ritrovarsi intrappolati nella burocrazia giudiziaria per anni, anche quando hanno bisogno di far valere un diritto. Ogni procedimento è a sé, ma a riguardo non mancano confusione e informazioni errate. Cerchiamo perciò di chiarire quanto dura una causa civile in Italia e quanto potrebbe velocizzarsi con la riforma Cartabia.
Quanto dura una causa civile in Italia
Il diritto civile prende in considerazione una quantità esorbitante di illeciti, diritti e violazioni che è quasi impossibile generalizzare sul tema. Ogni causa civile è infatti diversa non solo per le caratteristiche particolari del caso trattato, ma anche per la materia a cui attiene. Entrambi questi elementi incidono notevolmente sulla complessità e la durata delle cause.
Per fare una media, si può affermare che la durata di una causa civile in Italia è pari a:
- 3 anni per il giudizio di primo grado;
- 2 anni per l’appello;
- 1 anno per la Cassazione.
Secondo i dati medi, quindi, nella migliore delle ipotesi la causa si può concludere in 3 anni, mentre può arrivare fino a 6 quando si rendono necessari tutti i gradi di giudizio. Bisogna però considerare che trattandosi di una media le cause possono discostarsi notevolmente da questi valori, durando di meno nelle situazioni più semplici e di più per i procedimenti più complessi (ad esempio per le richieste di risarcimento).
leggi anche
Quanto costa divorziare?
La durata delle cause dipende in buona parte, infatti, dall’istruttoria. Va da sé che quando sono necessarie consulenze tecniche, ascolto di testimoni e numerose prove da visionare i tempi si possono allungare anche di un paio di anni. In genere, gli elementi che incidono maggiormente sulla durata di una causa civile sono:
- La competenza (del giudice di pace o di altro tribunale);
- la complessità del caso affrontato;
- le parti coinvolte, ovviamente più sono e più tempo sarà necessario per affrontare la causa;
- le prove da acquisire, che incidono per numero e complessità;
- l’organizzazione e il carico di lavoro a carico del tribunale e del giudice assegnato alla causa.
È chiaro che questi aspetti non sono in alcun modo risolvibili o controllabili, ma restano utili per farsi un’idea della durata prima di addentrarsi in una battaglia legale. Di norma, per esempio, le cause presso il giudice di pace terminano in tempistiche più brevi, ma si tratta sempre di medie puramente indicative che non dovrebbero influenzare troppo le scelte personali.
Non a caso, ci sono stati diversi interventi legislativi volti a sveltire i procedimenti civili, proprio per evitare che i cittadini vi rinunciassero e perdessero così la tutela della giustizia.
Cause civili più veloci?
L’intervento più recente e massiccio in tema di procedimenti civili è senza dubbio la riforma Cartabia, che fa dello sveltimento delle cause proprio uno dei cardini portanti. Attraverso la nuova normativa si potrebbe assistere a un certo sveltimento delle tempistiche per le cause civili.
Tutto ciò dovrebbe essere permesso da una serie di interventi procedurali mirati, come l’eliminazione delle udienze superflue e la richiesta degli atti completi al momento del deposito. È ancora presto, tuttavia, per apprezzarne i risvolti pratici, anche se nel complesso si stima una diminuzione dei tempi di circa uno o due anni.
Bisogna poi considerare che la diminuzione dei tempi per la causa civile dovrebbe influenzare positivamente anche i costi per la causa. Il contributo unificato previsto per i vari giudizi rimane lo stesso, ma l’onorario dell’avvocato normalmente tiene conto anche delle tempistiche di lavoro necessarie per la causa e la sua preparazione, oltre che del valore del procedimento. Si tratta di un aspetto da non sottovalutare, dato che la condanna al pagamento delle spese processuali non è sempre automaticamente contenuta nella sentenza e non tutti possono usufruire del gratuito patrocinio.
leggi anche
Chi paga le spese processuali?
© RIPRODUZIONE RISERVATA