Quanto è letale il coronavirus? Uno studio prova a spiegarlo

Anna Maria Ciardullo

04/04/2020

Una ricerca ha esaminato l’attuale curva dei decessi causati dal coronavirus per stabilire quanto sia letale la malattia. Accade in Gran Bretagna.

Quanto è letale il coronavirus? Uno studio prova a spiegarlo

Ogni giorno, il bollettino dei decessi da COVID-19, che ormai conta oltre 50 mila morti nel mondo, è grande fonte di allarme per tutti - oltre che una tragedia per le famiglie coinvolte. Ma non è semplice stabilire quanto sia davvero letale il coronavirus.

A porsi questa domanda recenti studi condotti in Gran Bretagna, che hanno tentato di delineare delle proiezioni per capire quanto possa essere grave l’epidemia che ha spinto i ministri a mettere il Paese in isolamento. In Inghilterra, come in gran parte del pianeta. Ma cosa ci dicono veramente le cifre sulle morti? E quanto grave sarà la situazione in futuro?

Quanto è letale il coronavirus? Cosa ci dicono i numeri

Le cifre dei decessi riportate ogni giorno sono il resoconto dei casi ospedalieri in cui una persona muore e contestualmente ha contratto l’infezione da coronavirus. Ma ciò che le cifre non dicono è in che misura il virus sia effettivamente stato la causa di quella morte.

Potrebbe essere la causa principale, naturalmente, ma anche un semplice fattore contributivo o addirittura essere solo presente quando si muore per qualcos’altro.

La maggior parte delle persone che muoiono con il coronavirus soffrono di almeno una o più patologie di salute pregresse, come malattie cardiache o diabete, per questo colpisce più gravemente gli anziani e i pazienti in queste condizioni tendono a sviluppare sintomatologie gravi, come l’insufficienza respiratoria.

Ci sono, tuttavia, anche molti casi, tra cui operatori sanitari e persone molto giovani che soccombono alla malattia, anche senza aver alcun problema di salute pregresso.

L’Ufficio Nazionale di Statistica in UK sta lavorando per determinare la proporzione dei decessi causati specificamente dal coronavirus sul totale.

Quanti potrebbero morire di coronavirus?

Il modello dell’Imperial College di Londra, utilizzato per informare il governo, ha suggerito che 500.000 persone potrebbero morire entro agosto nel Regno Unito se il virus venisse lasciato circolare liberamente tra i cittadini.

Secondo lo studio, anche la strategia che il governo inglese aveva messo sul piatto inizialmente con l’intenzione di favorire il raggiungimento dell’immunità di gregge, chiedendo a chi aveva sintomi di autoisolarsi e di proteggere i più vulnerabili, avrebbe potuto portare a oltre 250.000 morti.

Ora, le stime si fanno più speranzose e auspicano che l’isolamento limiti i decessi a 20.000. Ma, questo non significa che si salveranno 480.000 vite, molti moriranno, che si prendano o meno il coronavirus.

Ogni anno, nel Regno Unito muoiono circa 600.000 persone. E i più fragili e gli anziani sono i più a rischio, così come lo sono se hanno il coronavirus. Anche in Italia, nel 2019, sono morte più o meno lo stesso numero di persone.

Quasi il 10% dei soggetti di età superiore agli 80 anni morirà nel prossimo anno, sottolinea il professor Sir David Spiegelhalter, dell’Università di Cambridge, e il rischio che muoiano se infettati dal coronavirus è quasi esattamente lo stesso.

“Ciò non significa che non ci saranno ulteriori morti, ma ci sarà una sostanziale sovrapposizione. Sapere esattamente di quante persone si tratti, a questo punto, è impossibile”.

Il professor Neil Ferguson, dell’Imperial College di Londra, ha suggerito che la proporzione dei morti a causa del coronavirus sul totale potrebbe attestarsi intorno ai due terzi.

Ma, mentre i decessi senza il virus si diffonderebbero nel corso di un anno, quelli con il virus potrebbero arrivare rapidamente e sopraffare il servizio sanitario. Come sta già accadendo nel nostro Paese, dove abbiamo tra i più alti tassi di mortalità finora registrati.

Quanto è efficace l’isolamento?

Il modo più immediato per giudicare le politiche attuali è valutare se il servizio sanitario riuscirà a far fronte ai casi di coronavirus che vedrà nelle prossime settimane. Oltre a questo, la misura chiave sarà quella che viene chiamata “eccesso di decessi” , la differenza tra il numero di decessi previsti e i decessi effettivi.

Questo dato è strettamente monitorato durante le stagioni influenzali in Gran Bretagna. Negli ultimi anni in inverno, l’Inghilterra ha registrato 17.000 decessi in eccesso causati dall’influenza.

Un quadro dettagliato di quanto sia letale il coronavirus, naturalmente, potrà essere delineato solo in futuro. Eppure, i ricercatori dell’University College di Londra hanno cercato di fornire delle previsioni anticipate.

Le previsioni per il futuro

Se il coronavirus si rivelasse non più letale dell’influenza in UK, l’isolamento potrebbe limitare il numero di morti in eccesso a meno di 1.400 - più di 12.000 in meno di quanto sarebbe accaduto prima che la decisione di passare all’isolamento fosse presa dal governo.

Se si rivelasse cinque volte più letale dell’influenza, il blocco potrebbe limitare il numero a 6.900 - più di 60.000 in meno rispetto alla strategia precedente.

E l’impatto dell’isolamento?

L’isolamento stesso, tuttavia, potrebbe costare delle vite umane. Il Prof. Robert Dinwall, della Nottingham Trent University, sostiene che i danni collaterali per la società e l’economia potrebbero includere:

  • problemi di salute mentale e suicidi legati all’autoisolamento;
  • problemi cardiaci dovuti alla mancanza di attività;
  • l’impatto sulla salute dell’aumento della disoccupazione e della riduzione del tenore di vita;
  • il costo sanitario dei ritardi nelle operazioni di routine e nello screening di malattie come il cancro.

I fattori sopra elencati dovrebbero determinare in media la perdita di tre mesi di vita per tutta la popolazione. Nel frattempo, i ricercatori dell’Università di Bristol affermano che, il beneficio di un blocco a lungo termine nella riduzione delle morti premature, potrebbe essere superato dalla perdita di speranza di vita dovuta a un prolungato calo economico.

Quindi, cosa succederà dopo la pandemia?

Le politiche in vigore al momento mirano a sopprimere il picco del coronavirus, bloccandone la diffusione.

Una volta che il picco sarà passato, si dovranno prendere decisioni su cosa fare dopo. Il virus non sarà semplicemente scomparso e, per ora, le previsioni dell’arrivo di un nuovo vaccino, dicono che dovremo attendere almeno un anno. La sfida sarà gestire la malattia e imparare a conviverci.

Sarà necessario trovare un equilibrio tra il tenere a bada il virus e cercare di controllarne la diffusione, per evitare un secondo picco e consentire a tutti di tornare lentamente alla normalità.

Comprendere quanto sia davvero letale il coronavirus, per ottenere un quadro completo in termini di vite salvate e di vite perse, sarà essenziale per avere risposte più chiare sul futuro.

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