Con l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef, siamo proprio sicuri che nel 2024 si pagheranno meno tasse? Scopriamo cosa accadrà dal 1° gennaio 2024.
Lariforma fiscale, ormai, procede spedita con l’attuazione dei primi decreti che mettono in pratica quanto previsto dalla delega fiscale. Una delle novità più importanti riguarda i lavoratori autonomi che non saranno più costretti a pagare l’acconto delle tasse diretta entro il 30 novembre, ma potranno pagarlo nell’anno di competenze e spalmato in 5 comode rate dal 16 gennaio 2024. Si tratta sicuramente di una agevolazione importante per tutti coloro che hanno una partita Iva, ma che nei fatti non porta ad avere diritti a sconti o tagli di quanto si deve versare.
La vera e propria rivoluzione annunciata è l’accorpamento delle prime due aliquote Irpef: tutti coloro che hanno un reddito tra zero e 28.000 euro pagheranno l’Irpef in base all’unica aliquota del 23%. I maggiori beneficiario del cambiamento, ovviamente, sono proprio coloro che hanno un reddito pari o superiore a 28.000, per i quali è previsto uno sconto annuo, sull’Irpef, di 260 euro. Ovvero la differenza del 2% sui 13.000 euro (tra 15.000 e 28.000 euro) su cui fino al 2023 si versa in base all’aliquota del 25%.
Il taglio delle tasse e i benefici
L’annunciato taglio delle tasse, quindi, la riduzione da quattro a 3 aliquote e scaglioni di reddito per chi versa l’Irpef, si traduce in uno sconto massimo (e ricordiamo che dello sconto massimo beneficeranno i redditi più alti fino a 50.000 euro) di 260 euro.
A questo si aggiunge il rinnovo del taglio al cuneo fiscale anche per tutto il 2024 per i lavoratori dipendenti con redditi fino a 35.000 euro ( del 7% per redditi fino a 28.000 e del 6% per redditi superiori) e lo sgravio totale dei contributi a carico del dipendente fino al 2026 per le mamme lavoratrici dipendenti a tempo indeterminato che hanno almeno 2 figli. Gli italiani, inoltre, si troveranno, nel 2024, un canone Rai più basso di 20 euro visto che l’importo totale si abbassa dagli attuali 90 euro l’anno a 70 euro.
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A che prezzo? Per finanziare la riforma fiscale, la riduzione delle aliquote Irpef e la proroga del taglio al cuneo fiscale, il Governo ha dovuto trovare le risorse finanziarie necessarie, non avendo coperture sufficienti. Le risorse, ovviamente, si trovano aumentando la tassazione. Se da una parte, quindi, l’esecutivo aiuta i cittadini, dall’altra deve per forza prendere.
Quali tasse aumentano nel 2024?
A fronte dei benefici sopra riportati, c’è da fare i conti con una valanga di micro tasse in arrivo che colpiranno determinate fasce di popolazione. Non ci sarà più l’Iva agevolata sui prodotti per l’infanzia e di questo pagheranno il prezzo le famiglie nel cui nucleo ci sono bimbi piccoli.
Aumenta la cedolare secca per gli affitti brevi dal 21% al 26%, ed è pur vero che si tratta di una tassazione che non colpisce tutti, ma solo i proprietari di più di un immobile messo a reddito con le locazioni brevi. Sarà applicata una tassazione del 26% a chi vende un immobile ristrutturato con il superbonus al 110% sulla plusvalenza se la vendita avviene entro i primi 5 anni dalla ristrutturazione.
A questo è da aggiungere l’aumento delle accise del tabacco che porteranno al conseguente aumento di tutti i prodotti del tabacco, sigarette e sigari compresi. Si tratta, quindi, di un aumento che colpirà, indistintamente dal reddito e dalla classe sociale tutti coloro che consumano prodotti del tabacco.
Gli altri aggravi per i cittadini
Se, quindi, la legge di Bilancio prevede numerosi benefici (ma non per tutti), comporterà anche numerosi aggravi che caleranno sulle spalle dei cittadini. La tassazione più cara su sigarette, latte in polvere e assorbenti saranno una “tassa” che grava su una moltitudine di popolazione: via l’Iva al 5% per tornare al 10% dal 2024.
Si parla anche di un aumento dell’imposta di soggiorno durante il periodo del Giubileo che graverà, di fatto, su chiunque si sposti per turismo o per lavoro: gli enti locali potranno incrementare l’imposta di soggiorno di ulteriori 2 euro a propria discrezione. A salire sarà anche l’imposta per gli immobili che gli italiani detengono all’estero, l’Ivie, che passa dall’attuale 0,76% all’1,06%.
In compenso, però, fino al 1° luglio 2024, salvo ulteriori interventi, sono state congelate la plastic e sugar tax, che per altri 6 mesi non entreranno in vigore.
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