Vuoi sapere in anticipo quanto prenderesti di Naspi in caso di cessazione del rapporto di lavoro? Ecco una guida al calcolo dell’indennità di disoccupazione.
“Quanto si prende di Naspi” è una delle domande più frequenti tra chi è disoccupato, come pure qual è la differenza rispetto all’ultimo stipendio percepito.
Venuto meno la retribuzione da lavoro dipendente, infatti, l’indennità Naspi rappresenta l’unica entrata riconosciuta. Ed è per questo che inevitabilmente bisogna procedere con una riprogrammazione delle spese mensili tagliando, se necessario, alcune spese superflue.
A tal proposito, di seguito trovate la procedura completa - spiegata in modo semplice - per farsi un’idea di quanto spetta di Naspi già prima della liquidazione della prestazione da parte dell’Inps. Una guida aggiornata al 2024, visto che gli importi dell’indennità di disoccupazione sono stati rivisti a inizio anno per effetto dell’adeguamento al costo della vita.
Quanto spetta di Naspi
La regola per il calcolo della Naspi è sempre la stessa, tuttavia le soglie prese come riferimento cambiano ogni anno perché soggette a rivalutazione, ossia quel meccanismo con cui gli importi di pensioni, ammortizzatori sociali e prestazioni per il sostegno del reddito, vengono adeguati all’andamento medio dell’inflazione registrato negli ultimi 12 mesi.
Nel dettaglio, per il calcolo dell’indennità di disoccupazione si prende come riferimento la retribuzione media mensile imponibile ai fini previdenziali (comprese eventuali tredicesime e quattordicesime) degli ultimi 4 anni, ma solo di quei periodi che non hanno già dato luogo a Naspi.
Per il calcolo, quindi, non si guarda solamente alla retribuzione percepita nell’ultimo rapporto di lavoro, ma anche a quanto riconosciuto in esperienze precedenti purché siano comprese nell’arco dei 4 anni e non abbiano già dato luogo a Naspi.
Per questo motivo, non è detto che la Naspi sia sempre inferiore all’ultimo stipendio: potrebbe essere, infatti, che la retribuzione media mensile risulti - grazie a esperienze lavorative pregresse - talmente più alta della retribuzione percepita nell’ultimo rapporto di lavoro da rendere persino l’indennità di disoccupazione più conveniente.
Si tratta comunque di una situazione al limite, in quanto generalmente è la Naspi, viste le regole di calcolo applicate, ad avere un importo inferiore rispetto all’ultimo stipendio.
Calcolo Naspi spiegato in modo semplice
La prima cosa da fare per il calcolo della Naspi è individuare la retribuzione media mensile che l’Inps prende come riferimento. Questa è data dalla somma di quanto percepito nel corso degli ultimi 4 anni che va poi suddivisa per il numero di settimane contributive valide ai fini previdenziali. Il tutto va poi moltiplicato per il coefficiente 4,33.
Ricapitolando, la formula è la seguente:
(Somma stipendi percepiti/Numero settimane contributive) * 4,33
Del risultato però non se ne prende tutto, ma solamente una parte. Nel dettaglio, quest’anno gli importi di riferimento per la Naspi sono i seguenti (circolare Inps n. 25 del 29 gennaio 2024):
- entro i primi 1.425,21 euro di retribuzione media ne spetta il 75%;
- per la parte residua se ne prende il 25%;
-* in ogni caso l’importo non può superare i 1.550,42 euro.
Esempio
Prendiamo come esempio Tizio che negli ultimi due anni ha lavorato per l’azienda Alfa con retribuzione di 2.000 euro lordi, mentre subito prima era stato impiegato per 24 mesi nell’azienda Beta con retribuzione di 1.500 euro lordi.
Per nessuno di questi periodi ha già goduto della Naspi.
La retribuzione media giornaliera è pari a:
- (84.000/208)*4,33 = 1.748,65 euro
Di Naspi, quindi, ne spetta il:
- 75% per il reddito fino a 1.425,21 euro. Ne risulta un importo di 1.068,90 euro;
- 25% per i restanti 323,44 euro, con l’aggiunta quindi di altri 80,86 euro.
In totale, spetta un importo mensile pari a 1.149,76 euro.
Taglio mensile
È importante specificare però che l’importo della Naspi inizialmente riconosciuto si riduce col tempo. Per evitare che l’indennità di disoccupazione risultasse troppo attrattiva per chi la prende, infatti, il legislatore ha introdotto un meccanismo di décalage che taglia la Naspi del 3% ogni mese a decorrere dal primo giorno del 6° mese di fruizione.
Per capire meglio riprendiamo l’esempio di cui sopra, con Tizio che ha diritto per i primi 5 mesi a una Naspi di 1.149,76 euro. Al sesto mese però scatta la riduzione del 3% che si applicherà fino a scadenza naturale del beneficio (24 mesi in questo caso). Ne risulteranno, quindi, i seguenti importi:
- 6° mese: 1.115.27 euro
- 7° mese: 1.080.81 euro
- 8° mese: 1.047,39 euro
- 9° mese: 1.014,96 euro
- 10° mese: 983,47 euro
- 11° mese: 952,87 euro
- 12° mese: 923,11 euro
- 13° mese: 894,14 euro
- 14° mese: 865,93 euro
- 15° mese: 838,45 euro
- 16° mese: 811,67 euro
- 17° mese: 785,57 euro
- 18° mese: 760,11 euro
- 19° mese: 735,27 euro
- 20° mese: 711,03 euro
- 21° mese: 687,37 euro
- 22° mese: 664,26 euro
- 23° mese: 641,69 euro
- 24° mese: 619,63 euro
Attenzione, esclusivamente nel caso del beneficiario che ha compiuto i 55 anni (alla data di presentazione della domanda), la riduzione del 3% scatta successivamente, ossia all’8° mese di fruizione.
Importo lordo o netto?
Gli importi sopra indicati sono al lordo delle tasse. La Naspi, infatti, fa reddito a tutti gli effetti (anche ai fini Isee) e come tale viene tassata. Sull’indennità di disoccupazione, quindi, si paga l’Irpef e sarà l’Inps - in qualità di sostituto d’imposta - a effettuare le trattenute fiscali previste.
Per lo stesso motivo sulla Naspi si applicano anche le detrazioni da lavoro dipendente ed eventualmente quelle per familiari a carico, mentre - laddove se ne soddisfino i requisiti - si ha diritto agli istituti introdotti dal Decreto legge n. 3 del 2020 al fine di ridurre la pressione fiscale sui dipendenti, come ad esempio il trattamento integrativo di 100 euro al mese per i redditi fino a 15.000 euro.
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