Il governo Meloni sta lavorando a una legge per introdurre il reato di istigazione sul web. Ecco perché, di cosa si tratta e cosa comporta.
L’incidente di Casal Palocco, a Roma, ha spinto il governo alla ricerca di misure più mirate per contrastare i comportamenti pericolosi e illegali in relazione all’utilizzo dei social. In particolare, la legge al vaglio dal governo Meloni propone l’inserimento di un nuovo reato: l’istigazione a delinquere e l’esaltazione della violenza via web.
Anche se il nostro Codice penale, infatti, affronta la questione, manca una disciplina dedicata in modo specifico ai social network e al web. Ambito in cui il governo ritiene fondamentale un intervento, nel tentativo di marginare l’emulazione dei comportamenti illeciti o pericolosi. Le capacità di comunicazione dei mezzi digitali, difatti, rendono la diffusione dei contenuti estremamente semplice e amplificata, contribuendo anche all’effetto “moda”, con la conseguenza che anche le azioni più dannose sono spesso replicate da numerosi utenti.
Oltretutto, la normativa attuale che riguarda questo tipo di condotte rende di fatto impossibile la punibilità dei soggetti minorenni. È quindi evidente, anche alla luce dei fatti di cronaca più recenti, la mancanza di un deterrente sufficientemente convincente per limitare i fenomeni criminali che riguardano persone minorenni. D’altro canto, sarà necessario per l’efficacia della legge estendere il divieto anche riguardante gli autori maggiorenni, che stando ai dati non sono meno diffusori di condotte illegali.
Istigazione alla violenza via web, nuova legge del governo Meloni
Il governo Meloni è al lavoro su una nuova legge, l’istigazione alla violenza o l’esaltazione di condotte illegali attraverso il web. Evidentemente, questo intervento è mosso dal tragico incidente di Casal Palocco, in cui ha perso la vita Manuel, di soli 5 anni, dopo lo scontro fra l’auto guidata dalla mamma e un Suv Lamborghini guidato da alcuni ragazzi, durante le riprese di un video per YouTube.
L’attinenza con la professione dei ragazzi può apparire poco rilevante, poiché sono altre le condotte che interessano il Codice della strada e quello penale: limiti di velocità, distrazioni, uso di sostanze stupefacenti o alcol e così via. In realtà, chi ha avuto modo di conoscere il loro canale YouTube può facilmente comprendere le preoccupazioni a livello legislativo.
Pare, infatti, che diversi video dei TheBorderline – questo è il nome del canale a cui appartenevano quasi tutti i ragazzi nell’auto - incitassero a comportamenti dannosi, dalla gara – challenge – a chi beve più spritz, fino all’ultima sfida: passare 50 ore in macchina. Le dinamiche sono in fase di ricostruzione dagli inquirenti, per il momento la persona alla guida è accusata di omicidio stradale e non si può ancora sapere quale rilevanza abbia avuto il video o l’uso delle telecamere.
Ciò che è invece certo è la facilità di diffusione che consentono i social network e l’enorme tendenza emulatoria che portano avanti gli utenti, particolarmente (ma non solo) quelli più giovani e soprattutto quando i messaggi in questione sono proposti da persone con un notevole seguito.
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Nel concreto, la legge attualmente al vaglio dal governo mira a modificare l’articolo 414 del Codice penale, introducendo una nuova fattispecie: istigazione a delinquere e apologia del reato (ossia l’esaltazione) mediante gli strumenti digitali. Per questo reato è stata proposta una pena da 1 a 5 anni. Il ministro della Giustizia, Carlo Nordio, intende terminare il procedimento entro la fine dell’anno, modificando anche l’articolo 44 del Codice penale.
Quest’ultimo riguarda la condizione di punibilità e con la modifica consentirebbe di applicare la pena anche indistintamente ai soggetti minorenni e maggiorenni. Questa iniziativa potrebbe prendere spazio all’interno della proposta legislativa della Lega, rivolta al fenomeno delle “baby gang”, un’altra situazione in cui i meccanismi emulatori e le condizioni di punibilità impediscono notevolmente l’azione giudiziaria.
Il viceministro della Giustizia, Francesco Paolo Sisto, ha comunque sottolineato la necessità di mettere in atto dei meccanismi preventivi, chiaramente di natura sanzionatoria ma non necessariamente penale, per prevenire il più possibile l’insorgenza dei reati citati. Si propongono poi controlli effettivi sul rispetto delle regole di utilizzo dei social, particolarmente riguardo all’età. Di fatto, le leggi statali ma anche le stesse piattaforme pongono alcuni limiti molto severi, manca ancora però un meccanismo di controllo efficace che possa imporne il rispetto.
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