Le borse tornano a guardare la scelta della Fed legata al futuro andamento dei tassi, all’ipotesi di un atterraggio morbido e ai rischi connessi alla dimensione senza precedenti del debito USA.
Le difficoltà sui mercati finanziari non sembrano essersi ancora esaurite, anche se questa settimana si è sentito molto parlare di «Soft Landing» e delle possibili future mosse che Powell, con la Federal Reserve, metterà in campo per combattere la tanto temuta inflazione. L’ipotesi di recessione sembra essere stata scartata anche da buona parte dell’opinione pubblica, che si mostrava apertamente sostenitrice di questa ipotesi, lasciando però spazio ad altre tipologie di preoccupazioni.
Si parla, infatti, di un’ipotetica «crisi del debito» statunitense: la spesa federale è più alta che mai, e solo tra il 2019 e il 2021 è aumentata del 50% per far fronte alle nuove esigenze politiche. Il debito USA ha superato i tanto discussi 33 trilioni di dollari. Di fronte a un costo del denaro, individuato dallo stesso presidente della Fed come «più alto e più a lungo», il rischio di una crisi si è ravvivato, anche fra i grandi investitori. Lo stesso Ray Dalio ha recentemente dichiarato di non essere troppo favorevole all’esposizione nei confronti dei titoli di stato, preferendo il «cash», ovvero la liquidità.
Recessione sì o no?
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