Oltre 800mila persone che oggi ricevono il Reddito di cittadinanza perderanno l’assegno ad agosto 2023, come funzioneranno i corsi di formazione per renderle appetibili sul mercato del lavoro?
Non tutti possono trovare “il lavoro dei loro sogni”, ma si può tentare di incrociare domanda e offerta di lavoro con corsi di formazioni mirati. Questa, in sintesi, è la posizione espressa dalla presidente del Consiglio Giorgia Meloni in conferenza stampa dopo le polemiche per la cancellazione del Reddito di cittadinanza per oltre 800mila persone.
Questi, che fanno parte di circa 400mila nuclei familiari, come stabilito dalla legge di Bilancio 2023, non riceveranno più i circa 500 euro mensili di sussidio a partire dal prossimo 1° agosto. In questi sette mesi saranno obbligati a seguire dei corsi di formazione.
Secondo Meloni esistono moltissime professionalità che le aziende cercano e non trovano (il cosiddetto mismatch tra domanda e offerta) e per questo con un’adeguata formazione si possono rendere queste persone appetibili sul mercato del lavoro, con contratti e stipendi dignitosi.
Tra le opzioni in campo per attuare questo piano ambizioso, la numero uno di Palazzo Chigi ha citato il Fondo sociale europeo, che porta in dotazione all’Italia circa 14 miliardi di euro. Ma davvero è possibile utilizzarlo?
Reddito di cittadinanza, chi dovrà seguire il corso di formazione nel 2023
“Vorrei - ha spiegato Meloni - che quando una persona si rivolge a un centro per l’impiego o a un’agenzia privata siano in grado di dirle dove c’è lavoro e chi mi darà la formazione necessaria”. Quindi tutti coloro che sono ritenuti dal governo occupabili devono riuscire a seguire un corso che fornisca quella professionalità necessaria alle aziende. Se non lo fanno perdono il sussidio anche prima di agosto 2023.
A rientrare nell’obbligo ci sono tutti i percettori tra i 18 e i 65 anni che non rientrano nelle casistiche di esonero o esclusione (famiglie con figli, disabili ecc...). Nulla vieta ai beneficiari di cercare un corso di formazione a cui iscriversi, tuttavia la manovra attribuisce il compito di fornire il corso al centro per l’impiego che ha preso in carico il beneficiario. Cioè quello in cui il soggetto ha firmato il Patto per il lavoro. Altrimenti può intervenire un’agenzia privata del lavoro.
Fino a quando non viene assegnato il corso di formazione l’obbligo di parteciparvi per il beneficiario è in qualche modo sospeso. Le Regioni, poi, dovranno segnalare all’Anpal tutti i beneficiari che hanno ricevuto l’indicazione, ma non rispettano l’obbligo di frequenza.
Cosa prevede il programma Gol del Pnrr
Dall’introduzione del Reddito ad oggi ci sono stati diversi problemi nell’organizzazione dei corsi di formazione. La procedura è lenta e non è facile incrociare le richieste delle aziende con le possibilità effettive dell’apparato burocratico di mettere in piedi le lezioni. Non solo: i fondi a disposizione non sono moltissimi.
La base finanziaria esigua messa a disposizione nel 2019 con l’introduzione del sussidio è stata aumentata con il Pnrr, che prevede un piano, il cosiddetto Gol (Garanzia di occupabilità dei lavoratori), per l’inserimento nel mondo del lavoro anche dei percettori del Reddito.
Il pacchetto, che entrerà effettivamente in vigore nel 2023, vale circa 5 miliardi di euro per 3 milioni di lavoratori, ma l’obiettivo era prepararli e fargli trovare lavoro entro il 2026. Non certo entro l’estate del 2023, proprio viste le difficoltà di organizzazione dei corsi.
Lavoro ai percettori del Reddito, si può usare il Fondo sociale europeo?
Meloni, però, ha parlato anche dei 14 miliardi del Fondo sociale europeo, lasciando intendere che siano già a disposizione per finanziare la riqualificazione dei disoccupati che percepiscono il sussidio. Fino ad ora, tuttavia, il nostro Paese è stato agli ultimi posti in Europa per capacità di utilizzo del fondo.
Per cambiare passo devono innanzitutto accelerare le Regioni, presentando progetti coerenti per l’occupabilità. Cosa non facile, visto che ci sono solo sette mesi di tempo prima di vedere 800mila persone trasformate in disoccupati assoluti.
Sarà possibile far trovare lavoro a 800mila persone?
Il sistema Gol prevede poi la profilazione delle persone in quattro “cluster” (cioè percorsi di inserimento) a seconda della loro professionalità.
Secondo l’Anpal il 65% delle persone “analizzate” ad oggi finiscono negli ultimi due cluster, quelli di chi è più lontano dal mondo del lavoro e fa più fatica ad avvicinarvisi. Insomma, “con competenze non adeguate ai fabbisogni richiesti”, o, ancora peggio, “casi di bisogni complessi, con ostacoli che vanno oltre la dimensione lavorativa e prevedono l’attivazione di servizi educativi, sociali, socio-sanitari e di conciliazione”.
La maggior parte dei percettori del Reddito ritenuta occupabile, poi, vive nel Sud Italia, dove le opportunità di lavoro sono minori. Ci potrebbe quindi essere uno spostamento di massa al Centro-Nord, ma non è affatto detto che questa parte di Paese abbia le opportunità giuste per centinaia di migliaia di persone.
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Anzi, i dati sul lavoro sembrano dire il contrario, mentre una parte importante delle professionalità richieste dalle imprese è di alta specializzazione, che non si possono formare in pochi mesi. Quello che si potrà fare è puntare tutto su alcune competenze di base, operaie, comunque molto richieste per la trasformazione tecnologica, come nel caso della messa a terra dei cavi della fibra ottica. Ma farlo esclusivamente con i fondi europei in soli sette mesi sarà praticamente impossibile.
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