Riforma fiscale: con la rimodulazione delle aliquote e degli scaglioni Irpef già nel 2024, come cambierebbero gli stipendi?
Uno dei passaggi previsti dalla delega fiscale pubblicata in Gazzetta Ufficiale lo scorso 14 agosto è la riforma dell’Irpef, per una revisione delle tasse sul reddito delle persone fisiche. Il cambiamento delle aliquote Irpef, già iniziato dal governo Draghi con il passaggio da cinque a quattro aliquote e scaglioni di reddito, sarà proseguito anche dal governo Meloni che intende ridurre ancora sia gli scaglioni di reddito che le aliquote di riferimento dell’Irpef.
L’obiettivo principale dell’attuale esecutivo è arrivare alla flat tax, l’aliquota unica per tutti entro fine legislatura. Si tratta di uno stravolgimento della tassazione promesso dalla maggioranza in campagna elettorale che richiede, però, dei passaggi intermedi visto che anche l’articolo 53 della Costituzione prevede la progressività delle tasse, ovvero proprio il contrario di quello che avverrebbe con l’applicazione di una flat tax. Una tassa piatta per tutti, infatti, tutto sarebbe tranne che una tassazione progressiva.
Dall’Irpef progressiva alla flat tax
Per raggiungere la flat tax ci saranno numerosi step intermedi che saranno scanditi da decreti attuati che potranno essere emanati nei prossimi 24 mesi. Entro agosto 2025, quindi, si dovrebbe raggiungere quello che la delega fiscale prevede anche se il Governo, almeno per quel che riguarda la riduzione dell’Irpef, vorrebbe accelerare.
La revisione delle aliquote Irpef e dei relativi scaglioni, infatti, potrebbero essere inseriti già nella prossima Legge di Bilancio e portare i primi effetti, quindi, già dal prossimo anno.
Come cambierà l’Irpef nel 2024?
I dettagli non sono ancora stati resi noti ma la premier ha anticipato che l’obiettivo a breve termine è quello di ricomprendere molto più lavoratori nel primo scaglione di reddito, ampliandolo. Il tutto nel rispetto della progressività dell’Irpef, per non far ricadere la modifica nell’incostituzionalità. Qual è la soluzione che il Governo ha trovato per riforma l’Irpef?
Lo step finale, nelle intenzioni del governo è quello di raggiungere l’aliquota unica con una serie di interventi che vadano a modificare anche le deduzioni e le detrazioni della base imponibile. Il primo passo, però, è proprio quello di procedere alla riduzione degli scaglioni Irpef e delle relative aliquote riordinando, al contempo, le detrazioni e le deduzioni, con l’obiettivo di ridurre la pressione fiscale.
Per la flat tax il nodo restano le risorse
Per rendere costituzionale la flat tax, che farebbe venire meno la progressività della tassazione, il sistema delle deduzioni e detrazioni sarà cruciale visto che proprio attraverso queste ultime si manterrà una diversa tassazione in base al peso dei redditi.
Ma il nodo principale, per quel che riguarda la flat tax, resta il reperimento delle risorse. Si potrà raggiungere l’obiettivo prefissato solo se l’economia del Paese crescerà e con essa aumenteranno anche le entrate per le casse dello Stato.
Irpef a tre aliquote, la delega non ne parla
Nella delega fiscale, però, non si parla degli step intermedi e non ci sono riferimenti specifici al passaggio più immediato che il Governo intende realizzare: il passaggio dalle quattro alle tre aliquote per l’Irpef con il riordino anche degli scaglioni di reddito.
Nella delega si parla, invece, di un graduale percorso che porti alla riduzione della pressione fiscale e questo potrebbe significare anche che il primo intervento porti al passaggio da quattro a tre aliquote Irpef, seguito, in un secondo momento, dal passaggio da tre a due aliquote e scaglioni.
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L’equità orizzontale è l’obiettivo a lungo termine
Anche se nella delega non ci sono molte indicazioni, il Governo ha chiarito in più di un’occasione di voler percorrere una strada che porti al perseguimento dell’equità orizzontale, ovvero al pagamento di imposte che siano uguali per tutte le categorie di reddito (pensionati, dipendenti e autonomi).
Per fare in modo che si possa raggiungere l’equità orizzontale sarà necessario unificare la no tax area per tutti, ovvero la soglia di reddito entro la quale l’Irpef non è dovuta perchè annullata dalle detrazioni spettanti. Ad oggi la soglia è differente per pensionati, dipendenti e autonomi, ma dovrà diventare uguale per tutti anche se ancora non si sa quale sarà la soglia limite.
Anche per i lavoratori dipendenti, inoltre, come avviene per i lavoratori autonomi, dovrà essere prevista una deduzione dei costi per la produzione del lavoro accompagnata anche dall’introduzione di una tassazione unica e sostitutiva per straordinari, tredicesime e premi produttività.
Come cambierebbe l’Irpef con la riduzione a 3 scaglioni?
Come abbiamo già accennato non ci sono ancora indicazioni definitive su come si interverrà sulla riduzione delle aliquote Irpef. Vi sono diverse ipotesi di riforma dell’Irpef e quella avanzata dalla Ragioneria dello Stato prevede l’accorpamento del secondo e del terzo scaglione di reddito lasciando invariati il primo e l’ultimo.
Ci si troverebbe, quindi, ad una tassazione suddivisa nei seguenti 3 scaglioni:
- fino a 15.000 euro aliquota del 23%;
- da 15.000 a 50.000 euro aliquota del 27%;
- oltre 50.000 euro aliquota del 43%.
A beneficiare maggiormente di questa rimodulazione, però, sarebbero i redditi compresi tra 28.000 e 50.000 euro, che oggi pagano un’Irpef del 35% e si troverebbero, quindi, a pagare l’8% in meno con una penalizzazione dei redditi fino a 28.000 euro che oggi, invece, pagano un’aliquota del 25% e si troverebbero, di fatto, a pagare il 2% in più.
E se si intervenisse sullo scaglione più basso?
Quella della Ragioneria dello Stato non è la sola ipotesi. La premier, infatti, aveva accennato alla volontà di intervenire sul primo scaglione ampliandolo. Supponendo tre soglie di reddito e tre aliquote si potrebbe immaginare un accorpamento del primo e del secondo scaglione lasciando inalterati il terzo e quarto.
In questo modo i redditi fino a 28.000 euro si troverebbero a pagare un’aliquota del 23% (con un risparmio del 2% per i redditi tra 15.000 e 28.000 euro di cui beneficerebbero anche gli scaglioni più alti). Per il secondo scaglione, che diventerebbe quello con redditi tra 28.000 e 50.000 si potrebbe ipotizzare un’aliquota del 33% (con un risparmio, anche in questo caso del 2%) lasciando inalterata, al 43% l’aliquota per redditi superiori a 50.000 euro.
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