Ristrutturazione del debito per privati, come funziona e a cosa serve

Ilena D’Errico

15 Ottobre 2023 - 18:47

Ecco come funziona e a cosa serve la ristrutturazione del debito per privati, quali vantaggi ha e come attivarla.

Ristrutturazione del debito per privati, come funziona e a cosa serve

La Legge fallimentare prevede diverse opportunità per consentire ai debitori di far fronte a debiti divenuti troppo onerosi e impossibili di pagare, alcune delle quali rivolte anche ai privati. Fra queste, spicca la ristrutturazione del debito, un accordo che permette di adempiere al debito quando non vi è altro mezzo per farlo, anche in tempi relativamente brevi.

Per le stesse ragioni, l’accordo di ristrutturazione del debito risulta conveniente anche per i creditori, permettendo loro di ottenere il pagamento spettante anche in assenza di soluzioni diverse (ad esempio se il debitore non ha beni pignorabili). Ecco una guida sulla ristrutturazione del debito per privati.

Cos’è la ristrutturazione del debito

La ristrutturazione del debito è un accordo privato stipulato tra creditore e debitore avente ad oggetto un piano di rientro che deve essere omologato dal tribunale. La Legge fallimentare (e i successivi aggiornamenti) non impongono restrizioni sulle tempistiche per l’adempimento né sul contenuto dell’accordo che può, quindi, articolarsi nell’estinzione, nella dilazione o nella riduzione dei pagamenti.

Si tratta, infatti, di una procedura agevolata, rivolta a chi si trova in una condizione di squilibrio finanziario. Come già detto, esiste un’apposita procedura di ristrutturazione del debito rivolta ai cittadini privati in qualità di consumatori, grazie alla legge del sovraindebitamento (n. 3/2012).

A cosa serve

L’accordo di ristrutturazione del debito permette di far fronte ai debiti, concordando un piano di rientro sostenibile secondo la propria posizione finanziaria, in maniera agevolata e ridotta. Si tratta quindi di una procedura indispensabile quando il debitore privato non ha alcun mezzo per far fronte ai debiti divenuti troppo onerosi.

Allo stesso tempo, l’accordo di ristrutturazione del debito è una soluzione provvidenziale anche per chi ha, invece, un patrimonio e desidera salvaguardarlo dalle aggressioni dei creditori. Il debitore che stipula un accordo di questo tipo, infatti, blocca le procedure esecutive e i pignoramenti sui propri beni, evitando di liquidare il proprio patrimonio.

Tra le procedure previste dalla Legge fallimentare non si tratta dell’opzione più rapida, in quanto prevede anche una fase giudiziale, ma ha vantaggi indiscussi per il debitore privato, il quale può tutelare il proprio patrimonio e liberarsi nei debiti senza soccombere. D’altro canto, il creditore ha il vantaggio di ottenere il pagamento del credito, seppur in modo ridotto, ma in tempi più brevi e sicuri rispetto alle procedure di esecuzione.

Come funziona

La ristrutturazione del debito si articola in una fase stragiudiziale, ovvero l’accordo privato tra debitore e creditore, e in una fase giudiziale per l’omologazione. Prima di giungere in tribunale, quindi, il debitore deve stilare una proposta di accordo e presentarla ai creditori.

Il debitore deve essere affiancato da un avvocato, che si occuperà anche di presentare il ricorso per l’accordo al tribunale competente. Il ricorso deve già contenere una bozza del piano di rientro, con le modalità e le tempistiche di pagamento proposte e documentare la situazione finanziaria del debitore.

Per la riuscita è infatti fondamentale che il debitore, pur a fronte dello squilibrio finanziario in cui versa, possa provare di riuscire a pagare il debito nelle modalità individuate. In ogni caso, è poi l’esperto contabile nominato dal tribunale a verificare l’accordo e stipulare un piano di rientro e le modalità di saldo in base alle possibilità del debitore.

La domanda al tribunale deve contenere anche l’accordo tra le parti, fondamentale per attivare la procedura, e tutti i documenti fiscali e contabili utili, come le dichiarazioni dei redditi, l’elenco dei creditori e dei debiti fiscali e contributivi. È poi necessario che l’accordo sia sottoscritto dai creditori rappresentanti almeno il 60% dei debiti.

In seguito, il tribunale valuta la validità dell’accordo e, in assenza di opposizioni, ne decreta l’omologazione. L’accordo può comunque essere modificato, con la stessa procedura, anche in tempi successivi.

Iscriviti a Money.it