Salario minimo, fissata la data per la votazione in Commissione Lavoro: l’epilogo è scontato e non sorride a 3 milioni di lavoratori.
La questione del salario minimo a 9 euro tiene banco in Parlamento: dopo la presentazione di una proposta di legge firmata da gran parte dell’opposizione, la commissione Lavoro dovrà esprimersi in merito all’emendamento presentato dalla maggioranza che di fatto andrebbe a bloccare l’iter legislativo della proposta.
Sul salario minimo si gioca quindi la partita tra maggioranza e opposizione, con un epilogo che - visti i numeri in Parlamento - sembra essere scontato.
Il Centrodestra è infatti unito nel ritenere il salario minimo tutelato dalla legge come non necessario nel nostro ordinamento, in quanto la contrattazione collettiva già tutela a sufficienza i lavoratori. Di altro parere i partiti dell’opposizione - dal Partito democratico al Movimento 5 stelle, dai Verdi a Sinistra italiana, fino ad Azione di Calenda (mentre Renzi non ha firmato il testo ma sembra abbia assicurato il suo voto a favore) - i quali hanno fatto notare che i due strumenti potrebbero anche coesistere e che solamente un salario minimo andrebbe a tutelare quei lavoratori - circa 3 milioni - che nonostante tutto oggi si ritrovano a guadagnare meno di 9 euro l’ora.
Salario minimo, ecco quando si vota
Si sarebbe dovuto votare ieri, presso la Commissione lavoro della Camera dei Deputati, l’emendamento della maggioranza di Centrodestra con cui di fatto si sopprime la proposta avanzata dall’opposizione in merito alla previsione di un salario minimo - da 9 euro - in Italia.
Tuttavia, alla fine c’è stato un rinvio a martedì 25 luglio, quando verosimilmente verrà posta la parola fine - almeno per il momento - sulla vicenda. Nonostante il rinvio della votazione sul salario minimo sia stato accolto come un parziale successo da parte delle opposizioni - che sperano che questo tempo possa servire alla maggioranza per rivedere la propria posizione a riguardo - l’epilogo non dovrebbe essere differente da quello più volte preannunciato dai vertici del governo: l’opposizione ha infatti i numeri per votare in favore dell’emendamento soppressivo della proposta di legge sul salario minimo e a meno di un inaspettato cambio di rotta da parte del governo non dovrebbero esserci sorprese a riguardo.
Le ragioni della maggioranza
Almeno fino al prossimo martedì andrà quindi avanti il dibattito sul salario minimo, senza alcuna esclusione di colpi. Dopodiché la riunione in programma il prossimo martedì dovrebbe porre la parola fine alla proposta delle opposizioni, ma la sensazione è che questo tema sarà comunque al centro dei prossimi dibattiti politici, specialmente in vista della campagna elettorale per le Europee 2024.
Una cosa sembra essere certa: la posizione della maggioranza non cambierà, in quanto ritiene - come spiegato dal presidente della commissione Lavoro, Walter Rizzetto (di Fratelli d’Italia) - che introdurre un salario minimo potrebbe depotenziare la contrattazione collettiva, con il rischio che per alcuni lavoratori lo stipendio possa persino ridursi. Le aziende, infatti, anziché affidarsi alla contrattazione (senza quindi adoperare alcun Ccnl), dove solitamente sono previsti degli stipendi più alti rispetto ai 9 euro suddetti, potrebbero affidarsi al salario minimo riducendo così le retribuzioni.
E proprio l’onorevole Rizzetto è stato oggetto di un attacco da parte del leader del Movimento 5 Stelle, Giuseppe Conte, il quale gli ha fatto notare che nel 2014 fu tra i firmatari della proposta di legge Pesco che delegava all’allora governo il compito d’introdurre il salario minimo orario.
Rizzetto - contattato in esclusiva da noi di Money.it - ci tiene a precisare che quella proposta di legge, sintetizzata in una proposta del 2019, era differente da quella avanzata in questi giorni dalle opposizioni. Anzi, era più in linea rispetto all’attuale pensiero del Centrodestra, in quanto si concentrava solamente su quel 4-5% di lavoratori sprovvisti della tutela offerta dalla contrattazione collettiva. “Giuseppe Conte dovrebbe leggere l’articolato, senza fermarsi al titolo della proposta”, ha poi concluso.
Le ragioni delle opposizioni
Come anticipato, ci sono oggi 3 milioni di lavoratori che nonostante la contrattazione collettiva si trovano a percepire uno stipendio - lordo - inferiore a 9 euro.
È opinione comune tra le opposizioni che l’unico modo per risolvere questo problema sia prevedere un salario minimo tutelato dalla legge, in modo che nessun datore di lavoro se ne possa discostare. Solo così si potrà garantire a tutti la giusta tutela, senza andare a indebolire la contrattazione (come invece il Centrodestra unito prevede che possa succedere).
Ragioni che tuttavia non dovrebbero portare a nulla: come anticipato l’epilogo della vicenda appare scontato e con questa maggioranza di governo non dovrebbero mai esserci i numeri per approvare una proposta di legge sul salario minimo, almeno alle condizioni imposte dalle opposizioni.
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