Se il conflitto in Ucraina dovesse degenerare in una guerra mondiale, chi si mobiliterà nel nostro Paese?

Ilena D’Errico

23 Novembre 2024 - 22:11

Il conflitto in Ucraina è sempre più vicino a una guerra mondiale secondo la Russia. Ma in questo caso chi si mobiliterebbe in Italia?

Se il conflitto in Ucraina dovesse degenerare in una guerra mondiale, chi si mobiliterà nel nostro Paese?

L’Ucraina ha colpito la Russia con missili americani, gli Atacms, e anglofrancesi, gli Storm Shadow, portando nuovamente il Cremlino a condannare il supporto fornito a Kiev. “Gli Stati Uniti stanno spingendo il mondo intero verso un conflitto globale” ha dichiarato Putin, affermando il diritto della Russia di colpire i siti militari dei Paesi che autorizzano l’uso delle proprie armi per colpire le installazioni di Mosca.

Per il momento, la Russia si dichiara pronta a risolvere la questione in modo pacifico, tenendo a ricordare all’Occidente che non esiterà a passare ai metodi forti se necessario. L’utilizzo del missile supersonico Oreshnik ne dà la prova concreta. Non è semplice capire se si tratta dell’ennesimo avvertimento volto a intimorire i Paesi che aiutano l’Ucraina o se effettivamente lo scenario è cambiato, tanto da portare la minaccia direttamente su Washington e Londra.

Qualcosa sta effettivamente cambiando, a 2 anni dall’invasione dell’Ucraina la pace sembra sempre più lontana e vari Paesi del mondo sempre più coinvolti. Il tenente generale inglese Robert Megowan, ufficiale senior dei Royal Marines, nonché vicecapo di Stato maggiore della difesa britannica, si dice pronto a scendere in campo se necessario e anche ad attaccare la Russia in caso di invasione dell’Europa orientale. Di scenari in cui il conflitto in Ucraina potrebbe degenerare in una guerra mondiale ce ne sono fin troppi e in questo momento gli italiani hanno una sola preoccupazione: chi si mobiliterebbe nel nostro Paese e con quali conseguenze.

Chi si mobiliterebbe nel nostro Paese in caso di terza guerra mondiale?

Dallo scoppio del conflitto in Ucraina in tutto il mondo non si fa altro che parlare della possibile entrata in guerra del proprio Paese. A più di due anni dall’invasione russa è stato ribadito migliaia di volte che l’Italia non può usare il conflitto per attaccare o ledere la libertà di un altro Stato. Lo strumento militare serve a difendere la propria nazione, ma anche i Paesi alleati. Come parte della NATO e dell’Unione europea l’Italia sarebbe dunque tenuta a supportare gli Stati alleati in caso di attacco, anche se ciò comporterebbe esporsi direttamente nel conflitto.

Secondo il Trattato del Nord Atlantico, tuttavia, la risposta non deve necessariamente essere militare, tendenzialmente lasciata come ultima risorsa. Gli aiuti umanitari, l’invio di armi e mezzi di sostentamento, l’applicazione di sanzioni sono tutti mezzi alternativi all’entrata in guerra con cui assolvere all’obbligo di difesa reciproca, peraltro di norma preferibili. Ciò non significa tutti possano tirare un respiro di sollievo, in quanto sono comunque le Forze Armate a farsi carico di queste operazioni, esponendosi in prima linea contro i pericoli del caso.

Quanto detto vale per i singoli Paesi ma anche per la NATO a livello complessivo, di cui fanno parte truppe di tutti gli Stati alleati, compresa l’Italia. Pur mancando un esercito comune, ciò si applica anche all’Unione europea, unita da una politica di difesa e sicurezza comune. A maggior ragione, nell’eventuale entrata in guerra ufficiale del nostro Paese - deliberata dal Parlamento - ci sarebbe un’ulteriore mobilitazione delle Forze Armate e delle Forze di Polizia a ordinamento militare.

Dunque, Aeronautica militare, Marina militare, Esercito italiano, Arma dei Carabinieri e Guardia di finanza. In caso di necessità, un’eventualità non remota visti i numeri attuali e la mancanza di tempo (in un ipotetico scenario di guerra) per costruire un sistema di riserva efficace come auspicato dal ministero della Difesa, sarebbero richiamati alle armi coloro che hanno terminato il servizio nelle citate Forze da meno di 5 anni. A seguire e soltanto in via emergenziale, la chiamata obbligatoria dei civili in salute di età compresa tra 18 e 45 anni, soltanto in caso di insufficienza del personale in servizio.

Il cambiamento della dottrina nucleare russa, appoggiata dalla Corea del Nord, che sostanzialmente si riserva di rispondere agli attacchi contro la coalizione, indipendentemente dallo Stato direttamente interessato, non lascia presagire nulla di buono. Questo perché, eventualmente, Mosca potrebbe colpire - anche attraverso il nucleare a detta di Putin - qualsiasi Stato della NATO anziché direttamente Stati Uniti e Regno Unito. Ecco perché l’ipotesi di una terza guerra mondiale incombe in maniera così oscura.

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