Spesso l’assegno di mantenimento dopo la separazione e il divorzio è a vantaggio della controparte femminile. Ecco quando è la moglie che deve mantenere l’ex marito.
In caso di separazione e divorzio molto spesso l’assegno di mantenimento è stabilito in favore della moglie, perciò in molti si chiedono quando invece deve essere lei a mantenere il marito. In realtà le leggi non fanno distinzione in base al sesso dei coniugi, ma si basano su altri parametri per stabilire il mantenimento.
Il fatto che sia il marito a dover mantenere l’ex moglie non è dunque una prassi, semplicemente è l’eventualità che si è presentata più spesso nel tempo. Ciò è accaduto perché le donne per lungo tempo, dopo il matrimonio, non hanno potuto lavorare, per prendersi cura della famiglia e della casa, e dunque erano prive di redditi. Negli ultimi decenni la situazione è notevolmente progredita sotto questo punto di vista, motivo per cui si assiste a varie sentenze che assegnano il mantenimento all’ex marito.
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Quando la moglie deve mantenere il marito dopo la separazione
Le condizioni previste dalla legge sono identiche per entrambi i coniugi, dunque l’assegno di mantenimento spetta all’ex marito nelle medesime circostanze in cui spetta invece all’ex moglie. Il nostro ordinamento, comunque, distingue anche fra l’assegno di mantenimento che segue la separazione e l’assegno stabilito in sede di divorzio, con differenti criteri.
In seguito alla separazione, i coniugi restano ancora tali dal punto di vista della legge e non possono perciò venire meno ai fondamentali diritti e doveri previsti dall’istituto del matrimonio. Gli obblighi di natura personale, come la convivenza e la fedeltà sono ovviamente aboliti, ma restano i doveri più importanti.
In particolare, dopo la separazione vige ancora il dovere di assistenza familiare, che deve essere esplicitato con l’assegno di mantenimento. L’articolo 156 del Codice civile sancisce infatti il diritto a ricevere il mantenimento, per il coniuge che soddisfa i seguenti requisiti:
- Non gli è addebitabile la separazione.
- Non ha redditi propri adeguati.
- L’assegno, comunque, dovrà fornire al coniuge economicamente più debole quanto necessario per vivere in modo dignitoso.
Nonostante il criterio di valutazione sul tenore di vita non sia stato abolito per quanto riguarda il mantenimento dopo la separazione, la corte di Cassazione ha più volte esteso a quest’ambito ciò che è stato previsto per l’assegno divorzile. Ne consegue che l’assegno di mantenimento non deve necessariamente garantire lo stesso tenore di vita goduto nel matrimonio, bensì soltanto la sussistenza.
È comunque il giudice a valutare ogni singola situazione per determinare l’effettivo diritto a ricevere il mantenimento, in quanto ci sono numerosi fattori di cui tenere conto. I redditi, ad esempio, devono essere rintracciati non solo nei proventi del lavoro, ma anche nella proprietà di immobili e quote societarie.
Allo stesso tempo, l’incapacità economica deve essere analizzata considerando le effettive possibilità lavorative del coniuge richiedente. La sola disoccupazione, infatti, non garantisce il diritto a ricevere il mantenimento. Quest’ultimo presume infatti che il coniuge richiedente non abbia effettive possibilità lavorative adeguate, in ragione della formazione, delle esperienze professionali e del contesto ambientale.
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Dunque, così come accadrebbe a parti inverse, la moglie deve mantenere il marito dopo la separazione quando:
- Al marito non è addebitabile la separazione, quindi la colpa.
- Il marito ha redditi insufficienti per mantenersi.
- Il marito non ha possibilità di ottenere diversi redditi.
Per quanto riguarda l’assegno di divorzio, invece, i requisiti sono più stringenti, in quanto dopo la sentenza vengono meno tutti i doveri coniugali, compreso quello di assistenza materiale. Allo stesso tempo, l’estinzione del matrimonio è di per sé in contrasto con la determinazione dell’importo in base al tenore di vita precedente.
Quando la moglie deve mantenere l’ex marito dopo il divorzio
L’assegno divorzile spetta al coniuge economicamente più debole fino alla morte del coniuge obbligato o fino al suo fallimento. Il diritto all’assegno viene perso anche in caso di nuove nozze. La Cassazione ha poi precisato i criteri per stabilire l’autosufficienza economica:
- Il possesso di redditi, di qualsiasi natura.
- Il possesso di cespiti patrimoniali mobiliari o immobiliari.
- Capacità e possibilità lavorative.
- Disponibilità di una casa in cui abitare stabilmente.
Dunque, la moglie dovrà corrispondere l’assegno divorzile all’ex marito soltanto quando quest’ultimo rientri nelle specifiche condizioni di mancanza di autosufficienza economica.
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