Il meccanismo del price cap europeo non sarà approvato subito perché “è necessario ulteriore lavoro”: così non ci sarà l’abbassamento immediato delle bollette, ma la svolta può arrivare entro un mese.
Per ora niente tetto europeo al prezzo del gas. Nonostante nella riunione dei ministri dell’Energia di oggi a Bruxelles si sia parlato del price cap, tra le misure da intraprendere a livello comunitario prevalgono le altre elencate dalla presidente Ursula von der Leyen. Si partirà dunque dalla riduzione dei consumi elettrici, che sarà volontaria, oltre alla separazione delle quotazioni del gas da quelle dell’energia elettrica.
La decisione sul tetto, invece, “è politica”, si fa notare dalla Commissione europea. I ministri Ue dell’Energia non hanno trovato la necessaria unanimità, ma hanno comunque chiesto che entro metà settembre l’esecutivo europeo “proponga interventi di emergenza e temporanei, incluso il price cap sul gas”.
Secondo le conclusioni del vertice “misure specifiche su questo aspetto dovrebbero anche aiutare a limitare l’impatto degli alti prezzi del gas sui mercati dell’elettricità Ue e i prezzi dell’energia per i consumatori”, ma per il tetto europeo al metano “è necessario ulteriore lavoro rispetto alla possibile introduzione”.
Gas, possibile nuova riunione Ue entro fine mese
I capi di Stato e di governo europei, comunque, si riuniranno sicuramente due volte ad ottobre e lì potrebbe arrivare il via libera al tetto. A far sperare il governo italiano è il via libera anche dell’Olanda, con il premier Mark Rutte che ha ancora qualche dubbio, ma ha spiegato di dare il proprio appoggio a tutta la linea della presidente Ursula von der Leyen. L’Olanda è la sede del Title Tranfer Facility, cioè il mercato europeo di riferimento per il gas, che guadagna in funzione della quantità degli scambi.
Nel frattempo, però, se necessario potrebbe esserci un’altra riunione straordinaria dei ministri dell’Energia europei “per decidere misure concrete prima della fine del mese”. Ad annunciarlo il ministro dell’Industria della Repubblica Ceca, Jozef Sikela, che guida la presidenza di turno dell’Ue. La speranza del governo italiano è che la riunione si faccia e li sì approvi il price cap.
Price cap, la maggioranza dei Paesi è a favore
Secondo il ministro della Transizione Roberto Cingolani, che ha partecipato al vertice di oggi, “15 paesi si sono pronunciati chiaramente a favore di un price cap generalizzato”, “tre preferirebbero avere il price cap solo sul gas russo” e«tre non hanno pregiudiziali, ma lo vorrebbero» subordinato a verifiche di sostenibilità, mentre “cinque paesi che sono contrari o neutrali”. Tra questi l’Ungheria e la Danimarca, scettici sull’utilità del meccanismo e convinti che la Russia possa reagire con uno stop totale alle forniture di gas.
Secondo Cingolani c’è quindi una maggioranza “molto forte” a favore del tetto al prezzo del gas. Per a commissaria europea per l’Energia, Kadri Simson, “se lo scopo della nostra politica è contrastare la manipolazione russa delle consegne di gas all’Ue, ha senso prendere di mira solo il gas russo”, mentre un tetto generalizzato alle importazioni di gas, incluse quelle di Gnl, “potrebbe presentare una sfida alla sicurezza dell’approvvigionamento”.
Come funzionerà il taglio all’energia elettrica
La stessa commissaria ha spiegato che il taglio dei consumi elettrici, come per i provvedimenti sul gas, sarà volontario, poi ci potrebbe essere analogamente un fattore che farà passare a una misura obbligatoria. Si proporranno obiettivi di riduzione del consumo elettrico anche nelle ore di picco. Potrebbe funzionare così: taglio del 10% dei consumi in termini di megawattora, con un calo di almeno il 5% nelle ore di punta.
Come funzionerebbe il price cap
Il price cap funzionerebbe così: si imporrebbe una soglia (la Commissione Ue ipotizza 100 euro al megawattora per il gas e 200 per l’energia elettrica) oltre la quale gli operatori europei non possono acquistare il gas. Il limite varrebbe solo per il gas importato dalla Russia e per un periodo limitato. Verrebbero così esclusi i Paesi diversi dalla Russia che ci forniscono gas, come Qatar, Stati Uniti, Egitto, Algeria e Azerbaijan, indispensabili in questo momento di crisi, in vista dell’inverno difficile che ci aspetta.
Si potrebbe applicare il modello attualmente in vigore in Spagna e Portogallo (al momento pare l’ipotesi più plausibile). In pratica gli operatori comprano al prezzo massimo, ma l’Ue mette in campo fondi e garanzie per coprire la differenza. Nei due Paesi iberici, vista la loro scarsa interconnessione energetica, è stato fissato un prezzo massimo per il gas a 40-50 euro al megawattora, con i governi che pagheranno più di 8 miliardi di euro alle aziende energetiche. Applicare lo stesso modello a tutta l’Ue significa avere bisogno di decine di miliardi e quindi forse di un Energy Recovery Fund.
Quanto potrebbe calare il costo in bolletta?
Con lo slittamento del price cap all’inizio di ottobre arriverà il temuto raddoppio del costo in bolletta previsto da Arera, che sarà sterilizzato in Italia solo per le famiglie di reddito medio-basso con l’estensione del bonus sociale, contenuta nel prossimo decreto taglia-bollette.
Con il tetto europeo potrebbe poi arrivare un leggero risparmio, evitando la crescita del numero dei morosi. Lo dimostra il caso di Madrid. Stando ai dati del 1 settembre il prezzo finale dell’elettricità per chi abita in Spagna è stato di 456 euro per megawattora. Se non ci fosse stato il price cap nazionale sarebbe stato di 513 euro. Il risparmio è stato dell’11%. Secondo i dati del governo, però, durante l’estate si sono toccate punte di risparmio del 35% e in generale, sempre per l’esecutivo, il risparmio medio alla fine durante il periodo del price cap dovrebbe essere del 15%.
Tradotto: in caso di tetto europeo i cittadini risparmierebbero qualche decina di euro al mese, le imprese centinaia o addirittura migliaia di euro (per le più grandi).
Cosa cambia per stoccaggi e razionamenti
Nulla cambia, al momento, sul lato stoccaggi di gas. Siamo all’83% e l’obiettivo è arrivare al 90% ad ottobre, per poi fare en plein a dicembre. Una mancata approvazione immediata del price cap può far pensare che la Russia non chiuderà immediatamente i rubinetti del gas, continuando a fornircene e dandoci tempo per completare le scorte per l’inverno.
Tuttavia l’imprevedibilità del presidente Vladimir Putin è totale: al momento il gasdotto Nord Stream 1 è chiuso per motivi legati alla “manutenzione” e a “difficoltà tecniche acuite dalle sanzioni”, che Mosca continua a chiedere di rimuovere, senza però arretrare rispetto alla guerra in Ucraina. A parole, comunque, la minaccia è chiara: se arriva il tetto al prezzo del gas i flussi verranno immediatamente interrotti. Questo, secondo le previsioni del governo Draghi, può portare a stringere i cordoni del piano di risparmi di gas e luce di Cingolani.
Se l’emergenza fosse evidente l’esecutivo non esclude lo spegnimento dei monumenti la sera, sacrifici per le aziende meno energivore e anche chiusure anticipate dei negozi la sera. Niente Dad o ritorno allo smart working generalizzato. Ma è ancora presto per prevedere uno scenario del genere.
Secondo Davide Tabarelli, presidente di Nomisma Energia, “se la Russia chiudesse oggi il rubinetto del gas, con le scorte all’83%, all’inizio di gennaio saremmo costretti a razionare i consumi. Ma sarebbe meglio cominciare anche prima, per non dover tagliare pesantemente nei mesi più freddi”.
Le limitazioni al mercato di Amsterdam
Nel frattempo la Commissione Ue, per limitare le speculazioni e superare le divisioni sul price cap, propone un altro meccanismo: sottoporre il mercato olandese Tft alla supervisione finanziaria dell’Autorità europea degli strumenti finanziari e dei mercati, che dovrebbe tutelare gli investitori e garantire la stabilità e l’ordine delle piazze finanziarie.
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