Il Superbonus per l’Italia non è stata solo una spesa a causa delle alte detrazioni, ma determina anche un aumento del Pil. Vediamo cosa si prevede per i prossimi anni.
Anche se il Governo, bloccando la cessione del credito e lo sconto in fattura, sembra aver, di fatto, decretato la fine del Superbonus 110% per contenerne i costi eccessivi, forse si dovrà fare un passo indietro in tal senso. Perchè il Superbonus per l’Italia non è stato solo una spesa a causa delle alte detrazioni che prevede.
Di sicuro il costo per sostenere la misura è stato molto alto e si stimano 60 miliardi di euro di uscite per lo Stato. Ma l’incremento del Pil che ha portato è di quasi 91 miliardi di euro. E i dati, quindi, mostrano un impatto positivo della misura.
Lo chiariscono, tramite uno studio, dalla Fondazione Nazionale dei commercialisti che con un comunicato stampa del 5 giugno 2023 analizzano spesa e gettito fiscale che il Superbonus ha generato per lo Stato per gli anni 2021 e 2022.
Superbonus, non solo costi eccessivi
Il Superbonus non ha portato solo a costi eccessivi e questo lo chiariscono subito i commercialisti. Il settore edile è ripartito e ha visto investimenti nel settore delle costruzioni, senza contare gli innumerevoli edifici che, beneficiando delle detrazioni associate al bonus, hanno raggiunto un efficientamento energetico.
Il costo, per questo biennio, per lo Stato è stato di 97 miliardi di euro. Sicuramente non pochi. Ma se si considerano gli effetti nel medio periodo si deve considerare che nell’arco di un quinquennio l’incremento del Pil subirà un incremento di quasi 91 miliardi e un gettito fiscale di 37 miliardi di euro circa.
Se si considera, quindi, anche il gettito fiscale che dal Superbonus deriva, il costo per lo Stato scende a 60 miliardi di euro, un costo decisamente inferiore all’aumento del Pil; e questo fa apparire il Superbonus sotto una luce del tutto nuova.
Superbonus, i risultati si vedono nel tempo
Il Superbonus, quindi, se si guarda al futuro e non a quanto si sta spendendo nel presente, genera addirittura un impatto positivo per le casse dello Stato. Nel comunicato stampa dei commercialisti, infatti si legge che :
"Se si considera adeguatamente l’effetto di retroazione fiscale, l’impatto del Superbonus 110 per cento sulle finanze pubbliche è dunque addirittura positivo, nel senso che l’incremento di Pil generato comunque a debito, cioè facendo deficit, sarebbe superiore all’impatto sul debito, migliorando, in termini percentuali, il rapporto debito/pil.”
Proposta Superbonus 2024 2025
Proprio stimando questo effetto positivo che il Superbonus avrà sul Pil nel prossimo periodo, i commercialisti propongono al legislatore di riconsiderare il meccanismo della cessione del credito per consentire negli anni 2024 e 2025 un incentivo mirato e sostenibile.
Ovviamente il Superbonus dovrebbe essere limitato ad interventi di riqualificazione energetica degli edifici che hanno performance minori e quelli realizzati su condomini molto grandi oltre a immobili destinati a residenza pubblica e a nuclei familiari meno abbienti.
Insomma, quello che si propone, quindi, è un Superbonus non più “selvaggio”, ma destinato ad interventi che veramente possano migliorare non solo l’aspetto e l’efficienza di un edificio ma anche la vita di chi lo abita.
Elbano de Nuccio, presidente della categoria professionale aggiunge poi che
«parte delle risorse potrebbero essere destinate anche alle imprese, attraverso meccanismi di detrazione fiscale o di riconoscimento di crediti di imposta connessi all’installazione di sistemi di autoproduzione di energia attraverso l’utilizzo di fonti rinnovabili, in particolare di quella solare fotovoltaica».
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