Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alle commissioni speciali riunite di Camera e Senato, spiega quali saranno gli interventi del governo Meloni sui principali dossier.
Bollette a rate, crediti d’imposta più lunghi per le aziende, revisione del bonus su gas e luce e ancora: Superbonus ridotto, flat tax incrementale, pensioni più alte e taglio del cuneo fiscale per far salire gli stipendi. Il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, in audizione davanti alle commissioni speciali riunite di Camera e Senato, ha chiarito quali saranno i principali interventi del governo Meloni nella prossima legge di Bilancio.
Il testo della manovra verrà presentato entro massimo tre settimane, prima però, già domani, verrà approvato il decreto Aiuti quater. Ci sarà la proroga dei crediti d’imposta per le imprese, del taglio delle accise sui carburanti e dell’Iva sul gas al 5% fino a fine anno, la detassazione per i premi ai dipendenti fino a 3mila euro e la copertura degli acquisti a prezzo ridotto del gas stoccato dal Gse. Non dovrebbe invece essere rinnovato il bonus 150 euro in busta paga per i redditi fino a 20mila euro. Sono poi allo studio interventi per poter rateizzare la bolletta elettrica, come era stato deciso qualche mese fa dal governo Draghi per un periodo e una platea di beneficiari limitati.
Sul bonus sociale per le famiglie meno abbienti potrebbe poi essere eliminato il vincolo Isee. L’aiuto rimarrebbe limitato per le fasce sociali meno abbienti, ma il nuovo meccanismo, ancora in fase di elaborazione, renderebbe la fruizione più rapida. Ad oggi, infatti, molte famiglie che rientrerebbero nella platea, non hanno ricevuto il sostegno perché non hanno presentato la Dichiarazione sostitutiva unica. Oggi, intanto, la presidente del Consiglio incontrerà assieme a Giorgetti i sindacati per discutere dei dossier economici del momento, a partire dalle modalità per alzare gli stipendi dei lavoratori indipendenti e contrastare così l’inflazione.
La riforma del Superbonus targata Meloni
Il primo nodo è quello del Superbonus 110%, che “sarà rivisto in modo selettivo, perché il governo non ritiene equo destinare una così ingente massa di risorse ad una limitatissima fetta dei cittadini”. Così Giorgetti ha chiarito che “sarà assicurata un’adeguata fase transitoria”, poi scatterà il taglio.
L’obiettivo è rendere meno onerosa una misura che sta gravando in maniera importante sui conti dello Stato. Complessivamente i bonus edilizi, secondo il ministro, stanno “causando rilevanti maggiori oneri rispetto alle stime, con un incremento di 37,8 miliardi”. Tra questi il Superbonus è il primo per importi. In tutto, quindi, per gli anni 2023-2026, i maggiori oneri causerebbero un “peggioramento della previsione delle imposte dirette per importi compresi tra 8 e 10 miliardi in ciascun anno, che potrebbe pregiudicare l’adozione di altre tipologie di intervento”.
La riforma del governo Meloni potrebbe far scendere l’incentivo al 90%, ma contemporaneamente riaprire le porte alle villette o case unifamiliari, se usate come prima casa da proprietari entro una certa soglia di reddito. Per chi ha redditi medio-alti, invece, il bonus potrebbe scendere all’80% o addirittura essere eliminato del tutto. Ci potrebbe poi essere un nuovo intervento per rilanciare il mercato delle cessioni dei crediti, con Giorgetti che ha smentito di aver fatto telefonate agli istituti privati per sbloccare il caos burocratico visto che non si possono obbligare le banche per legge a procedere.
Pensioni, Quota 102 e assegni più alti
Quanto alle pensioni si procederà probabilmente con il rinnovo di Quota 102 per il 2023, in attesa di una riforma strutturale che si avvicini alla richiesta della Lega di Quota 41. Nel frattempo il governo sta procedendo alla firma del decreto per adeguare le pensioni all’inflazione: l’aumento a gennaio sarà completo, dopo il primo anticipo di settembre deciso dal governo Draghi.
L’idea dell’esecutivo è aumentare anche gli stipendi dei lavoratori. Il rafforzamento del taglio del cuneo fiscale voluto da Draghi, ha ribadito Giorgetti, “faceva parte del piano di governo di maggioranza” e di questo si parlerà con i sindacati. L’obiettivo è arrivare a un taglio di 5 punti per lavoratori e imprese, così da garantire qualche decina d’euro in più in busta paga e un risparmio per le aziende. Tuttavia Forza Italia spinge per fare di più. Il vicepresidente della Camera Giorgio Mulè ha spiegato in un’intervista a Money.it che il taglio dei 5 punti è l’obiettivo minimo.
Come funzionerà la flat tax incrementale
E ancora, quanto alla flat tax, mentre si ragiona su un’estensione del regime forfettario al 15% delle partite Iva fino a un fatturato tra gli 80 e i 90mila euro, Giorgetti ha assicurato che verrà introdotta la tassa piatta incrementale. Si tratterà di un “regime sostitutivo opzionale per i titolari di redditi da lavoro o di impresa non aderenti al regime forfetario, che potranno assoggettare ad aliquota del 15% una quota dell’incremento di reddito registrato nel 2022 rispetto al maggiore tra i medesimi redditi dichiarati e assoggettati all’Irpef nei tre anni d’imposta precedenti”.
Per fare un esempio: se nell’anno X ho dichiarato 50mila euro e nell’anno successivo dichiaro 55.000 euro, sui 5.000 euro in più sarà applicata la flat tax al 15%. La misura sarebbe sostanzialmente a costo zero, nel senso che non ridurrebbe le entrate attuali, ma garantirebbe aumenti di entrate minori rispetto a quelli che ci sarebbero con il sistema di oggi.
La revisione del Reddito di cittadinanza
Sul Reddito di cittadinanza la prima cosa che si farà è impedire che il sussidio sia a vita: i circa 500 euro medi che si ricevono scenderanno nel corso del tempo e forse potrebbero essere sospesi per sei mesi per chi nell’ultimo anno e mezzo non ha trovato lavoro: al loro posto scatterebbero corsi di formazione, retribuiti solo in parte.
Non solo: al primo rifiuto di un’occupazione, dovunque e con compenso minimo superiore al Reddito, si perderà il sussidio. Tutto questo non varrà per chi non può lavorare. Fragili, disabili e chi prende la pensione di cittadinanza: per tutti loro l’assegno potrebbe addirittura aumentare. Sono a rischio invece circa 600mila persone, ma per conoscere il loro futuro bisognerà aspettare il testo della manovra.
Pace fiscale ed extraprofitti
Per recuperare risorse, poi, oltre al deficit si procederà con una “tregua fiscale”, la cosiddetta pace fiscale con lo stralcio delle piccole cartelle esattoriali, che potrebbe interessare i debitori con redditi sotto una determinata soglia. Quanto alla tassa sugli extraprofitti, ci sarà un intervento del governo per rendere la riscossione più efficace. Per Giorgetti “ci sarà sicuramente una proposta da parte del governo, perché se su 10 miliardi attesi se ne incassano 2 o 3 e ci sono contenziosi, stiamo cercando di mettere a terra un sistema che funzioni e produca risultati”. Ma no a un aumento della tassa al 40% o a un’estensione al mondo farmaceutico ed assicurativo, come chiesto dal Movimento 5 Stelle.
© RIPRODUZIONE RISERVATA