Il governo Meloni ha bloccato la cessione del credito e lo sconto in fattura dei bonus casa: ad essere coinvolto, quindi non è solo il Superbonus. Ecco tutti i sostegni che rischiano di saltare.
Non c’è solo il Superbonus, prima al 110% e ora al 90%, perché sono diversi i bonus edilizi in qualche modo “bloccati” o che rischiano di non essere più fruibili dopo la decisione del governo Meloni di vietare lo sconto in fattura e la cessione del credito. Decisione che si accompagna a quella di impedire agli enti locali, come Regioni e province, di acquistare i crediti incagliati.
L’esecutivo lo ha fatto, secondo il ministro dell’Economia Giancarlo Giorgetti, per tutelare i conti pubblici, che sarebbero stati messi in difficoltà dall’enorme mole di crediti dei bonus edilizi e per risolvere con un’estrema ratio il collo di bottiglia delle banche, che non riuscivano più a concedere i prestiti alle imprese edili. Vediamo allora quali sono nel dettaglio tutti i bonus edilizi coinvolti e quali sono i lavori in casa a rischio stop.
Superbonus, stop a cessione del credito e sconto in fattura
Con il decreto varato dal governo, già pubblicato in Gazzetta Ufficiale e quindi in vigore, i nuovi interventi edilizi si possono fare sfruttando gli attuali bonus, utilizzando la sola strada della detrazione d’imposta. Significa in pratica che i lavori si pagano e poi si detraggono gradualmente nel corso degli anni con la dichiarazione dei redditi.
Sono esclusi tutti coloro che hanno già avviato i lavori o hanno già presentato la documentazione iniziale per avviarli. In questo modo, però, molti proprietari di casa potrebbero ora evitare di fare nuovi lavori da zero, visto il costo iniziale che si recupera solo in diversi anni e viste le polemiche e gli stop degli ultimi mesi, che hanno minato la fiducia nelle agevolazioni pubbliche per l’efficientamento energetico.
Sotto la scure del governo sono finiti anche i lavori anti-sismici. L’esecutivo ha infatti deciso di abrogare la cessione del credito anche per le spese necessarie a interventi di riduzione del rischio sismico realizzati sulle parti comuni di edifici condominiali o realizzati nei comuni ricadenti nelle zone classificate a rischio sismico 1, 2 e 3. Questi interventi vengono fatti tramite demolizione e ricostruzione di interi edifici, eseguiti da imprese di costruzione o ristrutturazione immobiliare, che provvedano alla successiva alienazione dell’immobile.
Gli altri bonus casa coinvolti dallo stop del governo
Ad essere coinvolto, oltre al Superbonus, è quindi prima di tutto il bonus ristrutturazione. Consiste in una detrazione del 50% del costo dei lavori per interventi di manutenzione straordinaria, per il risanamento conservativo, la ristrutturazione e il restauro. Rientrano nel contributo anche tutte le spese per gli interventi di manutenzione ordinaria che si realizzano sulle parti comuni condominiali.
C’è poi l’ecobonus al 50% e al 65%. Lo sconto può arrivare in alcuni casi anche fino all’85%, con i lavori sempre finalizzati al miglioramento energetico della casa. Le spese comprendono sia i costi per i lavori relativi all’intervento di risparmio energetico, sia quelli per le prestazioni necessarie per realizzare l’intervento e ottenere la certificazione energetica.
Infine: il sismabonus. Si tratta di una detrazione al 90% (con tetto di spesa fissato a 96mila euro) e vale per: lavori antisismici generici; interventi per la riduzione del rischio sismico di una o due classi, anche sulle parti comuni dei condomini; demolizione e ricostruzione di edifici, sempre per abbassare il rischio, tramite imprese edilizie. Gli interventi devono contribuire alla riduzione del rischio sismico (le abitazioni devono essere in una zona sismica 1,2 o 3).
Niente da fare, invece, per il bonus facciate, scaduto a fine 2022. Si trattava di una una detrazione Irpef del 60% che spetta per chi fa spese per il rifacimento della facciata esterna (visibile) della propria casa, compresa la sola tinteggiatura o pulitura. Erano ammessi al beneficio esclusivamente gli interventi sulle strutture opache della facciata, su balconi o su ornamenti e fregi.
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Per tutti questi bonus, come detto, non ci sarà più la possibilità di cedere il credito alle banche o di applicare direttamente gli sconti nella fattura delle imprese edili. Resta solo la possibilità della detrazione, per lo più in 10 anni, degli importi pagati per la ristrutturazione e/o la riqualificazione.
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