IL BCE Day è ormai qui. Cosa ha detto la presidente Christine Lagarde. Quella frase: “se sapessi di quella mossa della Fed sui Treasury..”
Euro, o meglio super euro: è questa, con la grande fuga dal dollaro, la grande spada di Damocle che pende sulla testa della BCE di Christine Lagarde, secondo diversi economisti.
Oggi Christine Lagarde, presidente della Banca centrale europea, è tornata a parlare, commentando le forti turbolenze che hanno sconvolto i mercati finanziari di tutto il mondo, a pochi giorni dalla riunione del Consiglio direttivo dell’Eurotower di giovedì prossimo 17 aprile 2025, quando arriverà il nuovo verdetto sui tassi.
Qualche rassicurazione Lagarde l’ha data ma, di nuovo, non abbastanza per convincere i mercati della volontà di Francoforte di agire per assicurarsi che il PIL del blocco sventi il pericolo di una recessione, provocata dalle conseguenze dei dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump. Dazi che sono stati messi anche in pausa, ma che comunque esistono, in un mercato che ha lanciato diverse volte SOS in modo a dir poco disperato.
BCE, Lagarde: “la risposta appropriata agli shock è questa”
Lagarde ha commentato le recenti scosse che hanno colpito l’azionario globale e i mercati dei bond sovrani, sfornando quella che, a suo avviso, sarebbe la giusta ricetta.
“Una capacità fiscale comune è una risposta appropriata agli shock”, ha la numero uno dell’Eurotower, parlando da Varsavia. Ribadito anche il fatto che la BCE è pronta a dispiegare tutti gli strumenti finanziari che sono ancora a sua disposizione per assicurare la stabilità finanziaria.
“La BCE sta monitorando (la situazione) ed è pronta a utilizzare gli strumenti in suo possesso per assicurare la stabilità dei prezzi, e ovviamente la stabilità finanziaria, perchè senza l’una non c’è l’altra”.
Lagarde ha fatto notare che i mercati finanziari dell’area euro stanno funzionando bene nonostante il potente terremoto provocato dai dazi annunciati dal presidente americano Donald Trump, che ha sconvolto l’azionario globale e nel caso in questione europeo, mandando in tilt anche i titoli di Stato dell’area euro, come ben dimostra l’impennata che ha interessato in particolare i rendimenti dei BTP e lo spread.
Ma, a quanto pare, per ora nessuna preoccupazione di rilievo: “in Europa, e in particolare nell’area euro, abbiamo osservato che le infrastrutture dei mercati e il mercato dei bond stanno funzionando in modo ordinato ”, ha rassicurato la presidente della Banca centrale europea, pressata dal mercato, che sta chiedendo a gran voce all’Eurotower di darsi da fare in modo più aggressivo per blindare l’economia del blocco dal pericolo di una recessione, considerata ora più probabile a causa dei dazi imposti da Trump.
Nessun particolare allarme è stato lanciato da Lagarde neanche sull’euro, che continua a rafforzarsi sul dollaro, sulla scia di un bagno di sangue che sta inondando da diverse sedute il biglietto verde.
Sul cambio euro-dollaro EUR-USD, la posizione è rimasta la stessa: “Non abbiamo in mente alcun target su nessun rapporto di cambio ”, ha ribadito la numero uno della BCE, puntualizzando che Francoforte il suo lavoro lo sta facendo: “Stiamo monitorando attentamente tutti gli sviluppi del mercato”.
A una domanda sulla possibilità che la Fed di Jerome Powell sia intervenuta per sostenere il trend dei Treasury, bombardati da una carica di smobilizzi che di recente ha fatto impennare i rendimenti, Lagarde ha poi risposto: “Se fossi a conoscenza di qualsiasi intervento della Fed a supporto dei Treasuries non ve lo direi”.
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La presidente della BCE ha dunque evitato di dare una risposta diretta relativa ai movimenti dell’euro, così come ha fatto sempre in passato.
Stavolta, tuttavia, è proprio il cambio EUR-USD a spaventare gli economisti che guardano all’Eurozona.
Aumenta infatti il numero degli esperti che avvertono che la vera minaccia, per l’Europa e per Lagarde, si chiama proprio euro, a causa dei recenti rally riportati dalla valuta.

Se da un lato una moneta unica troppo forte avrebbe l’effetto di rendere le importazioni di beni da parte dell’Eurozona più convenienti, fattore positivo, dall’altro lato la stessa renderebbe più costose le esportazioni verso l’estero, rischiando di erodere ulteriormente la crescita dell’economia.
I motivi che stanno portando l’euro a rafforzarsi possono essere riassunti in un fenomeno di cui si parla da un bel po’ di sedute a Wall Street e nel mondo: la crisi del dollaro, così come anche dei Treasury che, in un clima di profonda avversione al rischio, invece di essere acquistati sono stati scaricati a ritmi record, portando analisti e investitori ad alimentare il dubbio che questi due asset non siano più “safe asset” e/o che, in ogni caso, non siano più percepiti in quanto tali.
Per la BCE uno shock disinflazionistico con fuga dal dollaro USA?
C’è chi dunque chiede a gran voce a Lagarde di tagliare i tassi dell’area euro in modo anche più significativo, a fronte di un’economia del blocco che, a causa del rafforzamento della moneta unica, rischierebbe di precipitare ora anche in una condizione di deflazione.
Lo hanno scritto gli analisti di Deutsche Bank, parlando chiaro e tondo di un processo di de-dollarizzazione e di fuga dal dollaro: “Il mercato ha perso fiducia negli asset USA”, ha fatto notare la divisione di ricerca della banca tedesca, che ha segnalato la presenza di un fenomeno “che si sta manifestando in tempo reale a un ritmo più veloce di quello che avremmo mai potuto anticipare ”.
Deutsche Bank ha avvertito tra l’altro che, “se il calo del dollaro accelererà il passo, si tratterà di un fenomeno che non piacerà affatto alle banche centrali globali”, chiamando in causa proprio la BCE di Christine Lagarde: “ L’ultima che la BCE vuole è uno shock disinflazionistico imposto dall’esterno, provocato da una perdita di fiducia nei confronti del dollaro, così come un’accelerazione dell’euro (a cui si sta assistendo), che si affianchi ai dazi. Ci troviamo nel bel mezzo di un cambio di regime drammatico sui mercati”.
Ancora, gli analisti del team del gigante tedesco guidati da George Saravelos hanno suonato la sveglia a tutto il mondo, rimarcando che “ stiamo assistendo a una collasso simultaneo dei prezzi di tutti gli asset USA che includono l’azionario, il dollaro rispetto a valute alternative del mercato del forex, e i bond (Treasury)”.
A vincere è l’euro, il che non è affatto una buona notizia per l’economia dell’Eurozona e dunque per la BCE.
Ma, a pochi giorni dal BCE Day, Lagarde non si è sbilanciata, sebbene l’euro sia schizzato al record degli ultimi tre anni nei confronti della valuta americana.
Per la prossima riunione della BCE, i mercati hanno, intanto, “deciso”, scommettendo sul settimo taglio dei tassi da parte della Banca centrale europea, dopo il sesto dell’ultimo meeting del Consiglio direttivo.
Altro che taglio di emergenza con crollo dei mercati, ribatte allo stesso tempo qualcuno. Il dubbio è cocente: Lagarde continuerà a essere ossessionata dall’inflazione, o magari si sveglierà, di fronte al rischio che, con l’euro più forte, l’Eurozona torni a fare i conti piuttosto con le spinte deflattive? E nonostante il messaggio dovish arrivato dagli ultimi numeri relativi all’inflazione dell’Eurozona?
Intanto il rapporto euro-dollaro continua a correre e oggi scatta di oltre l’1% a quota $1,1329. Da segnalare che, nella giornata di ieri, il Dollar Index è scivolato dell’1,8%, riportando la flessione più forte dal 2022, e crollando ai livelli più bassi dal settembre 2024. Occhio anche ai rapporti di cambio USD-JPY e GPB-USD.
Il commento dell’esperto: lo shock tariffario sarà disinflazionistico
Occhio a tal proposito al commento di Henry Cook, Senior Europe Economist di MUFG Bank, che ha sottolineato che “i timori iniziali della BCE sugli effetti inflazionistici di eventuali ritorsioni e dell’indebolimento dell’euro non si sono ancora concretizzati”, facendo notare che “l’UE sta adottando un approccio prudente sulle contromisure e l’euro si è rafforzato in modo significativo su base ponderata per il commercio ”.
Cook ha rimarcato la view di uno “shock tariffario” che sarà “disinflazionistico, a causa dell’indebolimento della domanda e della deviazione degli scambi”, precisando che “nel nostro scenario base, prevediamo che l’inflazione complessiva scenderà al di sotto del target entro la fine del 2025 ”.
Di conseguenza, per la BCE, “riteniamo che l’attenzione immediata sarà rivolta allo shock sulla domanda derivante dal commercio e dalla fiducia, il fattore attualmente più definito”. Il che significa che, a suo avviso, la BCE andrà avanti con il ciclo di allentamento monetario, confermando “un orientamento espansivo (ovvero tassi inferiori al 2%) già nel corso di quest’anno”.
Insomma, volente o nolente la presidente della BCE Christine Lagarde, alla fine si dovrà muovere come chiesto dai mercati e dagli stessi politici (in modo particolare dagli esponenti del governo Meloni che, già prima dello shock dei dazi di Trump, avevano chiesto più volte alla presidente della Banca centrale europea di darsi una mossa.
Verso il BCE Day, a che livello sono i tassi. Verso settimo taglio by Lagarde?
La BCE di Lagarde ha annunciato il sesto taglio dei tassi dal giugno dello scorso anno a seguito della riunione del Consiglio direttivo del 6 marzo scorso.
La sesta sforbiciata ha seguito quella dello scorso 30 gennaio 2025, facendo scendere i tassi di interesse sui depositi presso la banca centrale, sulle operazioni di rifinanziamento principali e sulle operazioni di rifinanziamento marginale al 2,50%, al 2,65% e al 2,90%.
In quella occasione, Lagarde ha ammesso che deve essere “frustrante” non riuscire a capire quale sarà la direzione dei tassi di interesse dell’area euro, di fronte all’incognita dei dazi che la seconda amministrazione di Donald Trump si appresta a sferrare contro l’Europa.
Quelle dichiarazioni sono arrivate tuttavia un mese prima circa che sul mondo intero e sui mercati scoppiasse il panico, dopo l’annuncio dei dazi di Trump. E, senza alcuna ombra di dubbio, quel 2 aprile 2025 è stato lo spartiacque che ha dato il via a una nuova era di ulteriore incertezza, come ha ben decretato la volatilità record che ha caratterizzato le ultime sedute di tutte le piazze finanziarie del mondo.
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