Donald Trump ha smorzato le polemiche con i governatori, presentando linee guida sulla riapertura graduali e generiche. Da maggio, ogni Stato può decidere come riavviare la normalità. Il nodo, però, resta legato alla scarsità di test.
Donald Trump ha presentato il piano per riaprire le attività a maggio, smorzando i toni di aspra polemica contro i governatori.
Nessuna imposizione, infatti, è prevista nei confronti dei singoli Stati per riavviare alla normalità la vita pubblica, sociale ed economica.
Il presidente USA è apparso più conciliante verso le richieste di flessibilità dei governatori, abbandonando la minaccia di utilizzare “l’autorità assoluta” a favore della ripartenza del Paese.
In uno dei giorni più difficili della potenza americana, che ha registrato oltre 4.500 morti per coronavirus in 24 ore, la Casa Bianca ha annunciato il piano “Aprire di nuovo l’America”. Le linee guida propongono tre fasi di graduale ritorno alla normalità.
Tutto, però, sarà condizionato dai dati su contagi e decessi da COVID-19 nei singoli Stati USA. E, soprattutto, dalla capacità di screening della popolazione. Un problema, quest’ultimo, visto che ancora si lamenta la carenza di test.
Trump agli Stati: tre fasi per ripartire a maggio
Lo ha ripetuto Donald Trump, ribadendo un concetto ormai chiaro: “L’America vuole ripartire. La chiusura nazionale non è una soluzione sostenibile a lungo termine. Per preservare la salute dei nostri cittadini, dobbiamo anche preservare il funzionamento della nostra economia.”
Con questa premessa, il presidente USA ha presentato il piano che dovrà funzionare come guida per i singoli Stati verso l’avvio della normalità. Il programma della Casa Bianca lascia ampio potere di decisione ai singoli governatori, dando loro la responsabilità di allentare le misure restrittive sulla base delle proprie valutazioni sulla diffusione del coronavirus e sul rischio che possano risorgere focolai.
Sono soprattutto gli Stati del Sud e dell’Ovest, non duramente colpiti dalla pandemia, che potrebbero iniziare già da maggio a seguire le nuove linee guida sulle riaperture.
Probabilmente, New York e altri Stati del Nord-Est, così come quelli del Midwest e dell’Ovest, che hanno visto grandi focolai, rimarranno ancora chiusi per settimane, fino a quando nuovi casi di contagio e morte diminuiranno e le capacità ospedaliere saranno ripristinate .
Il piano offre, quindi, linee guida non dettagliate, suddivise in tre fasi, così spiegate da The New York Times.
Nella prima fase, c’è comunque l’invito a evitare assembramenti di oltre 10 persone. Ai datori di lavoro è richiesto di preferire il telelavoro e le scuole rimangono chiuse.
Alcuni grandi locali - tra cui ristoranti, cinema, palestre e luoghi di culto - sono autorizzati a operare in base a rigorosi protocolli di distanza fisica. I bar restano chiusi.
Nella seconda fase, le scuole possono riaprire, ma resta il consiglio di evitare raggruppamenti di oltre 50 persone.
Entro la terza fase, gli Stati con evidenti cali nei contagi, possono favorire il ritorno sul posto di lavoro nella maggior parte delle attività. Le visite agli ospedali e alle case di cura sono consentite e si possono riaprire bare pub.
Riaprire in sicurezza negli USA è possibile? Il nodo tamponi
Il piano di riapertura di Trump, comunque, non contiene una strategia di sperimentazione e di screening nazionale. Una mancanza, questa, che sta già mettendo in agitazione e allarme esperti di sanità e governatori locali.
Opinione piuttosto diffusa, infatti, è che la nazione non è pronta a riaprire in parte a causa del suo sistema di test, terribilmente inadeguato.
Fino ad ora, circa 3,3 milioni di persone sono state testate negli Stati Uniti, secondo il Covid Tracking Project, ad un ritmo nell’ultima settimana di circa 146.000 persone al giorno.
Sebbene si tratti di un miglioramento significativo rispetto ai primi test, è ancora molto inferiore ai milioni di tamponi al giorno che gli esperti indicano come necessari per iniziare in modo sicuro la riapertura dell’economia in una nazione di circa 330 milioni di abitanti.
Trump ha affermato che gli Stati Uniti hanno “i test più avanzati e robusti in tutto il mondo”, ma i dati mostrano che altri Paesi, tra cui Germania e Corea del Sud, hanno sottoposto a tampone molte più persone pro capite all’inizio dell’epidemia, il che li ha aiutati a contenere casi e morti.
La Casa Bianca, quindi, non è stata in grado di costringere le aziende ad aumentare drasticamente il numero di tamponi prodotti e Trump non ha voluto invocare la Defense Production Act a tale scopo. Gli Stati stanno ancora lottando con una grave carenza di approvvigionamento per i test, inclusi tamponi e reagenti, che Washington non ha affrontato.
In questa cornice, la riapertura potrebbe essere ancora più rischiosa, poiché non supportata da un programma serio di prevenzione e diagnosi. Il coronavirus negli USA sembra ancora lontano da un miglioramento.
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