L’Ucraina chiude completamente i rubinetti del gas russo. Colpita tutta l’Europa

Ilena D’Errico

18 Dicembre 2024 - 21:56

L’Ucraina chiude completamente i rubinetti, termina quest’anno il transito del gas russo, con conseguenze per tutta l’Europa.

L’Ucraina chiude completamente i rubinetti del gas russo. Colpita tutta l’Europa

L’accordo tra Kiev e Mosca per il transito del gas russo scade il 31 dicembre 2024 e non sembrano esserci speranze di un rinnovo. L’Ucraina chiude completamente i rubinetti del gas russo, colpendo tutta l’Europa. Già dall’inizio dell’anno i Paesi sono alla ricerca di soluzioni per limitare i danni. Austria, Slovacchia e Ungheria stanno pensando soprattutto a trattare con l’Ucraina per il transito di gas non proveniente dalla Russia, provando così a prepararsi. Si tratta degli Stati più legati al gas proveniente da Mosca e quindi anche i più preoccupati per la fine definitiva dell’accordo di transito.

Ciò non significa che gli altri possano dormire sonni tranquilli, perché la fine del trasporto in Ucraina del gas russo segna un punto di non ritorno con un impatto non indifferente per il resto del mondo. Sicuramente tutta l’Europa sarà colpita dalle ripercussioni sui prezzi, per quanto abbia lavorato incessantemente per arginare il bisogno di gas russo. Oggi l’Unione europea, come anche l’Italia, può vantare una certa solidità nell’approvvigionamento di gas da partner più stabili, tra cui la Norvegia e gli Stati Uniti. Allo stesso tempo, la chiusura del passaggio per Kiev alza la pressione sul mercato, aumentando le incertezze sulla fornitura energetica futura di molti Paesi europei.

L’Ucraina chiude completamente i rubinetti del gas russo

I rapporti tra Russia e Ucraina, da sempre tesi a prescindere dal conflitto che imperversa da quasi 3 anni, si diramano anche per il complicato mondo delle forniture energetiche. L’accordo quinquennale firmato nel 2019 per il transito del gas russo è così rimasto in piedi anche durante la guerra e di fatto le esportazioni di Mosca non sono mai davvero cessate, sebbene diminuite notevolmente. Come aveva anticipato, tuttavia, Kiev non è disposta a rinnovare l’accordo, che si avvicina inesorabile alla fine.

L’Ucraina non ha nemmeno trattato con il Cremlino delle possibili condizioni per una proroga, pronta a chiudere definitivamente i rubinetti, non senza un grande sacrificio. La stessa Kiev dovrà infatti fare i conti con maggiori difficoltà di approvvigionamento e con il mancato introito economico, tutt’altro che marginale, mentre le infrastrutture sono al limite della tenuta. L’Europa non avrà sorti nettamente migliori, visto che nonostante tutte le riduzioni ben metà del gas importato dalla Russia passa per l’Ucraina.

Tutta l’Europa colpita

Se anche gli Stati si sono preparati all’indipendenza, in particolare a livello comunitario, nessuno può definirsi davvero pronto agli imprevedibili effetti sui prezzi. Ora che Denys Shmyhal, il primo ministro ucraino, ha confermato la scadenza definitiva degli accordi si sta attraversando un momento di forte tensione. Shmyhal ha però anche dichiarato un’apertura al dialogo rispetto al transito di gas proveniente da Stati diversi dalla Russia, al fine di venire incontro alle richieste dei Paesi dell’Europa occidentale.

Nel frattempo, Austria, Slovacchia e Ungheria si guardano intorno pensando alle future difficoltà di fornitura, dopo essersi assicurati delle condizioni di sicurezza per il 2025. L’Austria in particolare ha dovuto far i conti in anticipo con le interruzioni, a seguito della causa tra Omv (società energetica austriaca) e Gazprom. In tal proposito il cancelliere austriaco Karl Nehammer ha dichiarato di essere pronto allo stop: “Nessuna casa resterà al freddo, gli impianti di stoccaggio del gas sono sufficientemente pieni”.

Già a novembre questa notizia ha agitato i prezzi del gas e nonostante la graduale riduzione delle forniture russe sia iniziata più di 2 anni fa è assai probabile che ci siano dei rialzi in arrivo. Probabilmente, gli effetti più gravosi saranno solo temporanei, ma è presto per stabilirlo con certezza. C’è prima da chiarire quali diversi accordi prenderanno i Paesi più colpiti per assicurarsi l’approvvigionamento di gas nel lungo periodo.

Gli Stati Comunitari restano comunque fiduciosi dell’indipendenza raggiunta faticosamente, soprattutto l’Italia, che tuttavia non ha mancato di sollecitare la Commissione europea, preoccupata per le ripercussioni sui costi.

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