La Commissione europea ha dato parere favorevole alla concessione dello status di paese candidato per l’adesione all’Ue dell’Ucraina: cosa succede ora e quali potrebbero essere i tempi?
L’Ucraina si avvicina all’Ue. La Commissione europea ha espresso parere favorevole all’ipotesi di concedere all’Ucraina e alla Moldavia lo status di paese candidato. Resta ancora sospeso il giudizio sulla Georgia, verso la quale si esprimono dubbi sulla reale convinzione di aderire all’Unione.
La decisione finale sullo status di candidato di Kiev spetterà al Consiglio Ue che si riunirà la prossima settimana a Bruxelles. Intanto la presidente della Commissione, Ursula von der Leyen, ha annunciato lo status di candidato e il parere favorevole dell’esecutivo comunitario.
Von der Leyen ha definito l’Ucraina una democrazia parlamentare molto solida, che vanta un’amministrazione eccellente. Inoltre Kiev ha mostrato, secondo l’Ue, un livello di deficit solido prima della guerra. L’annuncio della Commissione arriva il giorno dopo del viaggio di Draghi, Macron e Scholz a Kiev. Ma questo vuol dire che l’Ucraina entrerà presto nell’Ue? Capiamo quali saranno i tempi e cosa potrebbe succedere davvero nei prossimi mesi.
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Cosa deve fare l’Ucraina per aderire all’Ue
La Commissione spiega che l’Ucraina ha già raggiunto gli obiettivi in molti settori chiave come istruzione e infrastrutture, oltre che sull’economia che viene ritenuta sufficientemente solida. Von der Leyen, però, sottolinea che Kiev deve ancora fare molto su temi come lo stato di diritto, la giustizia, la magistratura, la lotta alla corruzione e il ruolo degli oligarchi nell’economia. Per l’esecutivo europeo, comunque, l’Ucraina ha fatto molto negli ultimi 8 anni e ora sa quali sono le riforme che deve fare per puntare all’adesione.
I criteri per l’adesione all’Ue
Per l’adesione dell’Ucraina il presidente Volodymyr Zelensky aveva chiesto un iter veloce attraverso una procedura speciale, giustificata dallo scoppio della guerra iniziata con l’invasione russa. Per l’adesione, però, i criteri da seguire saranno sempre gli stessi e i tempi tutt’altro che brevi.
I cosiddetti criteri di Copenaghen prevedono che un paese, per aderire all’Ue, debba avere istituzioni stabili, garantire la democrazia, lo stato di diritto, il rispetto dei diritti umani e la protezione delle minoranze, oltre ad avere un’economia di mercato funzionante. Chi vuole aderire all’Ue, inoltre, deve accettare gli obiettivi dell’unione politica, economica e monetaria. Inoltre deve partecipare al consolidamento degli impegni europei, rispettando condizioni eque e rigorose.
I negoziati per l’ingresso in Ue
Per l’ingresso di uno Stato nell’Ue serve l’unanimità dei 27 Paesi membri. Il Parlamento europeo ha già votato, l’1 marzo, una risoluzione che va in questa direzione, chiedendo comunque di rispettare le tradizionali regole di adesione. In questo momento l’Ue ha già intavolato negoziati con Montenegro (dal 2012) e Serbia (2014).
Il processo di adesione, quindi, può durare anche dieci o più anni come dimostrano questi esempi. Ora l’Ue ha deciso di aprire le trattative anche con Albania e Macedonia del Nord, mentre sono potenziali candidati Bosnia-Erzegovina e Kosovo. Con la Turchia, invece, i negoziati sono iniziati nel 2005 ma sono stati di fatto congelati dopo la svolta autoritaria di Erdogan.
Per quanto riguarda l’Ucraina, la prossima tappa sarà il vertice Ue del 23 e 24 giugno. I capi di stato e di governo decideranno se le riforme chieste da Bruxelles dovranno essere adottate da Kiev prima o dopo la concessione formale dello status di paese candidato. Poi, in ogni caso, la procedura non sarà breve e potrebbero volerci diversi anni prima di un reale ingresso nell’Unione. Ma intanto un primo segnale politico alla Russia è stato inviato.
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